Da oltre un anno il mondo delle Bande italiane è fermo, pressochè immobile in tutte le sue numerose attività, da quelle didattiche a quelle musicali e nessuna misura politica sembra correre in soccorso a questo stop forzato.
Pur comprendendo la difficile situazione sanitaria legata all’emergenza Covid19 mi trovo, altresì, testimone di un’altra grande emergenza, quella sociale, quella di una lenta, progressiva e catastrofica dispersione di un patrimonio secolare qual è la tradizione della Banda musicale italiana.
Sono Presidente Nazionale di ANBIMA dal 2012 e la nostra Associazione raccoglie circa 1.500 formazioni musicali e di majorettes costrette, da quasi un anno, a questo status.
Nessun Governo ha mai posto attenzione a questo settore, segno di una totale mancanza di competenza in materia, sia di formazione sia musicale, e di volontà, fatto assai più grave.
Come hanno già sottolineato note personalità del nostro mondo, a partire dal M° Muti che ha sempre creduto e sostenuto il ruolo della Banda quale portavoce di identità nazionale, sono anch’io a denunciare con forza la progressiva e silenziosa morte di una parte storica della cultura italiana, quella bandistica.
Ribadisco fortemente che l’attività formativa e quella musicale svolte dai nostri associati tutti non sono superflue, come hanno affermato certi politici, ahimè, ignoranti, ma sono entrambe dei diritti dei cittadini italiani sanciti dalla nostra Costituzione, diritti che ci permettono di evitare quell’imbarbarimento, quell’impoverimento, quella decadenza civile, prima ancora che culturale, che, spesso è sfociata, sfocia e sfocerà in incultura, intolleranza, mancanza di sensibilità.
La Banda è espressione di identità culturale, tanto quanto il calcio, tanto quanto l’enogastronomia, tanto quanto il Festival di Sanremo, perchè è collante sociale e spirituale.
Non è un passatempo inutile, non siamo coloro “che tanto ci fanno divertire”, ma siamo un alimento prezioso del corpo e dello spirito; senza cultura ci si abbruttisce. La cultura aiuta ad evadere dal carcere dell’ignoranza.
Desta preoccupazione anche il termine “distanziamento sociale” tanto in voga in questa pandemia, concetto che va oltre l’emergenza sanitaria. Come possiamo notare, tutti i giorni ci vengono sottratte tutte quelle attività di socializzazione, tutti quei presidi di socialità culturale, di arricchimento, di fondamento della nostra comunità. Manteniamo, purtroppo, aperti solo i luoghi del consumismo.
La storia ci insegna che le epidemie portano ad una chiusura della società, veicolata anche dai poteri forti che, per prima necessità, bloccano cultura ed educazione, lasciando terreno fertile ai più violenti crimini contro l’umanità; le menti deboli richiedono uomini forti che li guidino e il rischio è, nuovamente, alto.
Da un anno a questa parte non abbiamo mai avuto personalità politiche dell’ambito culturale capaci di sanare questi grossi problemi; nessuno ha mai dato voce a questo settore che ha una fetta preponderante del PIL nazionale, nessuno ha mai indicato una data certa per la ripartenza, nessuno mai si è preoccupato di ascoltarci, di sedersi ad un tavolo comune per trovare possibili linee guida di rilancio.
Così muore una comunità, una società, una patria, un Paese.
Quella Patria sì bella e perduta, sottolineato dal Nabucco verdiano, che ha nelle Bande il suo più vivo presidio di socialità, di aggregazione.
Si sono annientati i rapporti sociali e umani, quell’unione magica di giovani ed anziani, quella preziosa officina di agenzie didattiche, educative e formative che, da secoli, contribuiscono alla crescita musicale dei giovani, favorendo la nascita di quelle grandi professionalità che occupano le fila dei fiati delle più prestigiose orchestre lirico sinfoniche delle Fondazioni nazionali, europee ed internazionali.
Per non parlare, poi, delle manifestazioni regionali, nazionali, europee e mondiali nelle quali ANBIMA è coinvolta, dai Concorsi per bande giovanili, a quelli per formazioni bandistiche e per majorettes, a quelle per direttori d’orchestra per fiati, a quelli per compositori, alle masterclass, alle settimane di formazione, alle pubblicazioni di settore.
È un indotto vitale fatto di vere conoscenze e competenze che si sta, pian piano, sgretolando, sotto gli occhi di tutti gli addetti ai lavori, senza che nessun politico, nessun partito se ne sia fatto, finora, carico, proponendo possibili e concrete soluzioni per riaprire, ricreare e riappropriarsi delle ricchezze culturali e sociali, base della nostra comunità e dell’identità nazionale italiana.
La cultura non è solo un utile passatempo ma è una vera e propria industria, una vera e propria macchina di volontari e lavoratori professionisti che sono il volano del Paese, come ci hanno insegnato i padri del Rinascimento e del Risorgimento italiano con il loro mecenatismo. Un volano che può rendere, ancora una volta, grande e unica la nostra nazione.
Ma per questo deve esserci la volontà delle istituzioni di farsi portavoce della Costituzione e dei nostri diritti, volontà che, ad oggi, è pressochè assente e nulla.
Il Presidente, M° Giampaolo Lazzeri