Il treno e il pioppo
di Giuseppe Bertòn – già a partire dal titolo – è un originale libro di poesie, tradotto in inglese da Luisa Randon che, in quanto ad originalità, non sembra essere da meno; infatti nel suo profilo artistico leggiamo: «Il suo giardino è la ‘stanza tutta per sé’ di Virginia Woolf, un luogo dove sentirsi libera, creativa, circondata da emozioni, profumi e colori che hanno caratterizzato le varie fasi della sua vita». E l’autore, oltre a scrivere poesie, lavora come medico cardiologo e ricercatore, ma non solo: corre maratone, in montagna, in bicicletta e scia. È ammiratore del complesso musicale rock inglese ‘Van der Graaf Generator’, e vedremo come tale passione gli abbia ispirato poesia. Gli elementi tipici continuano con le due citazioni in apertura sul mondo dei treni e delle ferrovie, scelte ad hoc: «Le stazioni sono una mia vecchia passione. Potrei passarci giornate intere, seduto in un angolo, a guardare quel che succede. Quale altro posto, meglio di una stazione, riflette lo spirito di un paese, lo stato d’animo della gente, i suoi problemi», sguardo sul mondo di Tiziano Terzani. «E poi, il treno, nel viaggiare, sempre ci fa sognare», visione romantica di Antonio Machado.
E c’è una spiegazione precisa, autobiografica, anche per la titolazione, della quale preferisco parlare quando s’arriverà, nell’analisi dei testi, appunto alla lirica Il treno e il pioppo, un accostamento di due elementi in apparenza strano, ma significativo e persino logico nei vissuti del poeta relativi all’età infantile. Strutturalmente la raccolta è stata suddivisa dall’autore in sei brevi sezioni: L’ultima sera dell’anno (I); Marocco (II); Mille anni (III); Una volta ho scritto una poesia (IV); Alla luna (V); Senza fine (VI). In generale ci troviamo di fronte ad un autore che esprime una visione universalistica, cosmopolita, legata a valori umanitari e solidali del mondo, dell’uomo, della società. Culturalmente conserva i contributi del classicismo e nel contempo si proietta verso le novità artistiche provenienti in particolare dal mondo anglosassone: come evidenziato nella nota biografica il ‘sound’ del libro è forse in qualche modo poetico-rock […].
Giuseppe Bertòn è nato l’11 marzo 1957 a Zurigo e vive a Conegliano (TV) con Stefania; lavora come dottore in cardiologia e come ricercatore. Principalmente si perde in pensieri persi. Altre volte corre maratone di piedi (incluse alcune delle più belle del mondo), trials montani o fa bici, o scia. Lui pensa, che scrivere poesia è vicino al modo della pittura, stesso modo di mettere giù nella carta/tela i movimenti dell’anima e le emozioni ed i colori. Non serve un dizionario per comprendere i versi. Basta il cuore per comprendere la lingua del poeta. Questo libro contiene una lunga poesia dedicata alla Luna. È venuta così, solo per averla guardata fitta in una sera bella, con l’anima vagamente tormentata. L’autore spera che Giacomo Leopardi, quando la leggerà, sia benevolo nel giudizio. Il “sound” di questo libro è forse in qualche modo poetico-rock. La parte IV, che comprende tre poesie, è ispirata ed interamente dedicata alla musica dei Van Der Graaf Generator. E forse potrebbe essere descritta come progressive-rock poetico.
Giuseppe Bertòn, Il treno e il pioppo, pref. Enzo Concardi, trad. in inglese di Luisa Randon, Guido Miano Editore, Milano 2021, pp. 100, isbn 978-88-31497-61-9, mianoposta@gmail.com.