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XX Festival Internazionale sul Filo del Circo

Le eccellenze femminili del circo contemporaneo

Domenica sera al Circo, finalmente. È indubbio che oramai sono circo-dipendente, sopratutto nelle sere d’estate adoro immergermi in questo mondo fatto di fatica e poesia, relazioni visive, concetti e significati che passano senza l’uso della parola. E sopratutto amo ridere, giocare, farmi raccontare con le immagini storie assurde e fantastiche, che mai avrei conosciuto o anche solo immaginato. Insomma dopo quasi un anno e mezzo sono tornato alle Serre di Grugliasco ed ho capito quanto tutto ciò mi sia mancato. E penso che, guardando le persone che affollano la biglietteria, che chiacchierano sorseggiando una birra nello spiazzo con sedie e panchine davanti al Circo, ai molti bambini che accompagnano i genitori un po’ impacciati, siamo in molti a provare questa sensazione. Questo festival, il ventesimo per l’esattezza, si caratterizza per almeno due aspetti, rispetto ai precedenti: tre spettacoli a sera in successione, che permettono al pubblico di spostarsi all’interno di una fantastica area verde alla ricerca dello spazio teatrale giusto, grande valorizzazione a spettacoli fatti da piccole compagnie e massima attenzione alle regole del distanziamento sia al chiuso che all’aperto. E non è poco, considerato che questa spada di Damocle, chiamata pandemia, oscilla ancora sopra la nostra testa. Ancora, il costo dei biglietti di molti spettacoli è più che popolare! Siamo arrivati per lo spettacolo delle 21 “LA TROTTOLA”, perdendoci il precedente (quello delle 20 ospitato nel Teatro nelle Foglie), che ha avuto luogo all’aperto nel PARCO LE SERRE, spazio inventato dietro l’edificio che ospita il Museo della Marionetta, capienza massima di 100 persone e che gode di piacevole frescura ed ottima visuale. In scena Clara Larcher e Jose Cerecéda, con la corda come attrezzo comune, ci hanno fatto divertire e commuovere contemporaneamente, dimostrando come, anche nella ricerca di nuove possibilità di interazione ciò che davvero conta è il rapporto con l’altro/a. Il prendersi cura del compagno/a diventa un modalità di gioco, una serie di scoperte e di possibilità fino a quel momento sconosciute. E poi c’erano gli sguardi fra di loro, che ci includevano ma che rimanevano a loro esclusivo appannaggio. Come due bambini quando si immergono in un gioco, tengono conto della realtà che li circonda ma viaggiano in luoghi e spazi solo a loro conosciuti. Molti gli applausi finali. Abbiamo deciso di vedere anche l’altro spettacolo, delle 22. Ed allora lentamente, noi pubblico, ci siamo spostati verso l’ultimo appuntamento della serata, al Teatro Le Serre. Il Circo grande che ha dovuto ridurre notevolmente la capienza portandola ad un massimo di 200 persone. Penso di averci visto, in molte occasioni passate, un numero almeno quintuplicato di pubblico. Ci aspettava Coline Mercie, una non vistosa clown francese, che si aggirava fra il bar ed il pubblico che entrava, indossando sobriamente un accappatoio bianco, ed attaccando discorso fra piccole urla e risolini coinvolgenti. La sua caratteristica principale, oltre ad essere davvero brava come ginnasta e velocipedista (usava la bicicletta con grande maestria) è stata quella di farci entrare nel suo mondo, anche intimo, e molti ma sopratutto molte si sono riconosciute in lei. Insomma una clown vera, che non imitava stereotipi o certi tipi di Augusto, che si metteva a nudo non temendo di mostrare le sue fragilità ed insicurezze perché sono le nostre, che cerchiamo di nascondere a fatica, e difficilmente riusciamo a riderne. Cosa che faceva lei e costringeva noi a seguirla in questo percorso apparentemente leggero, ma che nascondeva una notevole verità. Abbiamo quasi sempre riso ed applaudito. E poi il ritorno alle macchine, che ha sempre qualcosa di epico, come quando da bambini tornavamo da questi spettacoli che ci facevano restare ad occhi spalancati e con la voglia di dire ancora qualcosa.

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LA TROTTOLA

ITALIA / PORTOGALLO

Nuova produzione, artisti under 35Con gli artisti Clara Larcher e Jose Cerecéda

Produzione Compania Depàso

Genere CIRCO CONTEMPORANEO

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LA TROTTOLA COMPAGNIA DEPASO CLARA LARCHER

Corda aerea, danza, sospensione capillare sono le discipline che Clara Larcher e Jose Cerecéda della Compañia Depàso porteranno in scena nella loro creazione La Trottola. Due personaggi avvolti in una scena senza tempo, si incontrano in un viaggio vertiginoso dentro un vortice, un rituale per scoprire che cosa c’è dentro ognuno di loro in mezzo al caos. Giocano a sfidare la gravità affrontando il volo come passatempo preferito, girano in aria come trottole sfrenate, si lasciano trasportare dall’inerzia del movimento e da sorprese inaspettate, affrontano le difficoltà di un cammino verticale verso i loro grandi sogni, esplorano e assaporano il grande mistero di staccare i piedi dal pavimento. Mescolarsi e distinguersi nel vortice lascia scoperto il lato umano, la scoperta di se stessi avviene attraverso l’altro. La fragilità rimane sospesa alla vista e agli occhi di tutti.

Clara si avvicina al tessuto aereo e allo yoga in Italia, il suo paese natale. A Buenos Aires approfondisce i suoi studi diplomandosi come insegnante di yoga nel 2015 e allenandosi con vari acrobati della città. Allo stesso tempo conosce la danza contemporanea e nuove forme di pensare il movimento. Nel 2016 forma parte della compagnia di danza contemporanea Cdc IFA, diretta da Luciano Cejas. Nel 2017 partecipa al progetto di creazione aerea “Soma”. Attualmente sta studiando al corso di laurea in Danza con indirizzo “Expresión Corporal” alla Universidad Nacional de las Artes (UNA), continua a formarsi in tecniche aeree quali tessuto corda e cinghie. Attualmente lavora come acrobata aerea nella Compañía Depáso, di cui è fondatrice insieme a Jose Cereceda, fra il 2017 e 2018 sempre in viaggio fra Europa e America Latina con lo spettacolo di corda e sospensione capillare e danza “la Trottola” e attualmente in pianta stabile in Europa fra Torino e Oporto.All’idea di tornare davanti a un pubblico provo un confusissimo insieme di emozioni: un’allegria indescrivibile dettata dal sentire che il nostro lavoro è ancora possibile, accompagnata da una sottile ansia, come se tutti questi mesi avessero arrugginito l’abitudine a stare in scena. La pandemia ci ha snaturati, messi sottovuoto, ci ha svalorizzati dal punto di vista economico e umano, ha messo a prova la fiducia in quello che facciamo, ci ha privati di quello che è il senso del nostro essere e agire come artisti di circo: la scena. Credo che la magia degli spettacoli dal vivo non possa essere sostituita da nessuna modalità di spettacolo in streaming, nonostante sia stata un’alternativa giusta e necessaria. C’è un’evidente sete di cultura da parte di tutti, voglia di fare, di vedere, di nutrirsi. In questo contesto, poter riattivare la nostra vita è qualcosa non solo di emozionale ma molto più profondo e riguarda l’idea che, come addetti ai lavori del settore culturale, abbiamo diritto di essere considerati dei lavoratori necessari, perché la cultura è necessaria per lo sviluppo di una società sana”.In ambito artistico esistono discriminazioni di genere. In occasione di alcuni festival di strada, per esempio, ci è capitato che si rivolgessero direttamente al mio compagno per quanto riguarda dettagli più tecnici legati a montaggio, luci e audio e invece direttamente a me per quanto riguarda conti e segreteria. In generale la società non educa noi donne a riconoscere i nostri valori e le nostre potenzialità per intraprendere un cammino duro e spesso privo di sicurezze come quello del circo. Sfatare certi miti è un lungo percorso pieno di scogli, mi ci sento completamente immersa ma ho fiducia nel processo di cambiamento”. Penso che la pandemia abbia portato a ripensare, mettere in discussione e sgretolare alcune strutture sociali che non funzionavano più. È impossibile slegarsi da questa epoca di cambiamento nel mondo delle performing art: è stato così tanto inscatolato fra le mura domestiche e gli schermi che inevitabilmente ci dovrà essere una rinascita esplosiva e potente, lo stesso potenziale di trasformazione e sconvolgimento profondo che sta portando avanti il mondo delle donne”.

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SEULE EN ROUE

FRANCIA Prima nazionale, artista under 35 Di e con COLINE MERCIER

Produzione CirCoCo – Effervescente Collectif D’Artistes

Genere CIRCO-TEATRO E CLOWNERIE

Essere una donna oggi, dal punto di vista di una clown stravagante che vi porterà nel suo camerino e nel suo mondo: è quanto porterà in scena Coline Mercier nello spettacolo Seule en roue. Il cruccio di Coline è quello di dover scegliere: perché questo più di quello, per chi, come, in che senso? Attraverso risate e movimento, questo essere eccentrico vi porta a riunirvi intorno alla sua femminilità. Da donna, finalmente pronta per lo spettacolo. Emozioni impulsive, quasi animali che partono dal profondo delle viscere per arrivare ad esplodere in mille pezzi: è la vita quotidiana di una giovane donna che condivide le sue esperienze, nata in un paese patriarcale, educata in mezzo agli stereotipi femminili e a disuguaglianze culturalmente accettate. Questo clown è un raggio di sole che rischiara lo spirito del pubblico con le sue marachelle. Chiunque può identificarsi in questo groviglio di gioia, frenesia e indecisione.

Bici acrobatica, contorsione, clownerie, trapezio dance: sono le discipline nelle quali è specializzata Coline Mercier, artista versatile, formatasi tra Francia e Canada. Coline, fra il 2017 e il 2020, ha creato e portato in tournèe lo spettacolo Seule en roue nel quale, attraverso le risate il movimento, riflette e fa riflettere su cosa significhi essere una donna oggi, fra stereotipi di genere e disuguaglianze culturalmente accettate. Con il suo spettacolo ha vinto numerosi premi fra cui il premio «Jeune Talent de la Ravoire 2019», la Menzione Mauro Giorcelli al miglior spettacolo comico-fisico in occasione dell’Alba International Physical Theatre Festival e il premio del pubblico al Festival du Nez Rouge 2019. Fra il 2018 e il 2020 è entrata a far parte della compagnia Les Hommes des Mains per lo spettacolo TAF (Tout à Faire). Per me è un grande piacere tornare sul palco, un sollievo ritrovare il pubblico, un’emozione il fatto di rivivere i dolci momenti di condivisione tra gli spettatori, lo staff del festival e gli artisti. Ho però anche paura di sbagliare dopo tanti mesi trascorsi senza poter esercitare la mia professione: c’è la paura del palcoscenico, come ai primi tempi”.Ovviamente la discriminazione uomo-donna esiste e c’è tanto ancora da fare per annullarla, nella fase di formazione dei nuovi artisti così come nella distribuzione degli spettacoli. Mi è capitato di ricevere dei no per il mio spettacolo per festival nei quali erano stati selezionati per lo più spettacoli di artisti uomini. Il fatto stesso di rispondere a questa domanda testimonia il fatto che le discriminazioni esistono”. L’arte è sempre stata in continua evoluzione. La messa in discussione dell’ecosistema dal quale nasce, e più in generale della società, è la definizione stessa dell’arte. Di fronte allo sconvolgimento che stiamo vivendo, è certo che ci sono e ci saranno ripercussioni sul funzionamento del settore culturale. È in questo periodo di crisi sociale, economica e sanitaria che il mondo ha ancora più bisogno dello spettacolo dal vivo. Le persone hanno bisogno di questa fuga dalla realtà per poter continuare a nutrire il loro spirito critico. Gli artisti di tutti i tipi, uomini, donne o LGBTQ, sono essenziali. La maggior parte dei grandi sconvolgimenti sono stati guidati da popolazioni oppresse e penso che sì, in effetti, le donne in gran parte oppresse nelle nostre società attuali, siano portatrici di idee, desideri ed energie adatta a guidare il così tanto necessario cambiamento di questo settore. Molti di noi si stanno unendo per migliorare le condizioni di lavoro e l’ingranaggio del mercato delle performance dal vivo. Siamo all’inizio di questo cambiamento e ciò che verrà sarà molto più ricco e appagante per tutti, ne sono certa”.

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