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Dioniso, la Polis, la Scena. Conversazioni sul teatro antico

UN VIAGGIO SORPRENDENTE DA ANTIGONE A SARAH KANE, IN COMPAGNIA DEI MASSIMI CLASSICISTI ITALIANI

VeliaTeatro, in collaborazione con Fondazione Alario per Elea Velia e SFI-Società Filosofica Nazionale, continua a tenere accesi i riflettori sul mondo del teatro classico con il ciclo di webinar DIONISO, LA POLIS, LA SCENA. CONVERSAZIONI SUL TEATRO ANTICO. Nato 25 anni fa accanto all’area del Parco Archeologico di Elea Velia – l’antica città della Magna Grecia in cui visse Parmenide – lil festival cilentano – in attesa della prossima edizione – offre agli appassionati un viaggio sapienziale al fianco di Antigone, Fedra e Medea, ma anche di Pasolini e Sarah Kane, sempre sul filo di una sorprendente e scandalosa attualità. In compagnia degli esperti italiani più conosciuti e apprezzati.

 

Sabato 2 ottobre – ore 16.30 / 18.00

Antonietta Porro (UNICATT)

IL GIUSTO E LA LEGGE NELL’ANTIGONE DI SOFOCLE E NEL CRITONE DI PLATONE

L’intervento metterà in luce, attraverso l’esame di passi dell’Antigone di Sofocle e del Critone di Platone, opere composte meno di una cinquant’anni l’una dall’altra, la diversa prospettiva secondo cui esse ​affrontano il tema della relazione fra la giustizia e la legge. Come si vedrà, le ragioni della differenza risiedono non solo nell’individualità degli autori dei testi implicati e nel loro particolare coinvolgimento con il contesto storico al quale appartengono, ma anche negli obiettivi diversi dell’opera teatrale e del dialogo filosofico, la prima mirante a porre sulla scena un conflitto irrisolto, il secondo a evidenziare una precisa visione dell’etica individuale e collettiva. La possibilità di un confronto fra i due testi sarà utile a valorizzare lo specifico di ciascuno di essi.

 

Sabato 9 ottobre – ore 16.30 / 18.00
Gianni Guastella (UNISI)

GLI ATTORI PARLANO AL PUBBLICO: PROLOGHI (E NON SOLO) NELLA COMMEDIA ROMANA 

Diversamente da quanto accade nella tragedia, nella commedia antica gli attori si rivolgevano talvolta al pubblico usando la seconda persona, come se stessero parlando a un interlocutore pronto a entrare in dialogo con loro. Il fenomeno si osserva soprattutto nelle sezioni che fanno da cornice al momento rappresentativo: i prologhi, lunghi e articolati, e i brevi epiloghi. Ma mentre Terenzio usa sempre lo stesso schema espositivo, nelle sezioni di apertura delle sue commedie, Plauto mostra una varietà di soluzioni che non sembra avere equivalenti nei testi comici antichi che possiamo ancora leggere. E per di più esporta abbastanza di frequente questo espediente linguistico anche nel corpo delle sue commedie, varcando il confine che separa il pubblico dagli attori, per creare momenti di spaesamento e di notevole comicità. Si tratta di una peculiarità plautina che già i commentatori antichi censuravano come un difetto da evitare, e che anche i teorici del teatro cinque- e seicenteschi hanno continuato a considerare negativamente. Eppure, questo artificio ha conosciuto un notevole sviluppo nel teatro moderno, transitando presto nel cinema e in altre forme di spettacolo.

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Mercoledì 13 ottobre – ore 16.30 / 18.00  

Maurizio Bettini (UNISI)  

RIDERE DEGLI DÈI. DIONISO HERMES E GLI ENIGMI’ DEL POLITEISMO  

Nel mondo antico si poteva “ridere” delle proprie divinità? La domanda potrebbe sorprenderci, abituati come siamo (dopo millenni di monoteismo) alla totale separatezza fra la dimensione divina, o semplicemente religiosa, e quella della comicità. Non era così però per gli antichi Greci, che in teatro potevano ridere di Dioniso o di Hermes, o dei Romani, per i quali lo stesso Iuppiter poteva essere un personaggio comico. Dove sta l'”enigma” di questi politeismi? E dunque la ragione di questa conferenza? Nel fatto che, nonostante la possibilità di deriderli, gli dèi antichi restano comunque divinità temute venerati nei loro templi.

 

Sabato 23 ottobre – ore 16.30 / 18.00  

Enrico Ariemma (UNISA)  

CONSIDERAZIONI PROBABILMENTE ERETICHE SUL DIRITTO ALL’EROS (IR) RESPONSABILE: L’AFFAIRE FEDRA DA SENECA A SARAH KANE 

Se il desiderio richiede di superare ogni limite, l’eros è un diritto? possiamo parlare di un eros responsabile e di un eros irresponsabile? come possiamo conciliare, ad esempio, l’etologia erotica epicurea e la valorizzazione della hedoné e la disgregazione psico-esistenziale, relazionale ed economica provocata dall’eros e da Eros? Il caso Fedra, è emblematico perché racconta un universo in cui malattia, annebbiamento, spossessamento, oblio di sé, mutazione epidermica e psicologica producono un cocktail scientificamente shakerato ma perversamente orientato. In questo senso la rielaborazione senecana, che non lascia la donna nascosta nel titolo e silente nel testo come in Euripide, compie una accelerazione decisiva nella direzione della cosciente e deliberata aspirazione al recupero di una felicità perduta attraverso il precipizio dell’incesto.  L’idea di fondo è di mettere allo specchio questa Fedra con quella di Sarah kane (Phaedra’s love) passando per Ghiannis Ritzos, verificando in quest’ultimo la trasformazione moderna del motivo-chiave della cacccia, e nella drammaturga britannica lo stravolgimento paradossale, e oscenamente, ostentatamente violento della vicenda.

 

Venerdì 19 novembre – ore 16.30 / 18.00  

Andrea Rodighiero (UNIVR)  

MEDEA MAGA E MADRE TRA MITO E TEATRO

L’intervento intende ripercorrere le tappe della costruzione di un mito che è noto soprattutto grazie alla Medea di Euripide (tragedia del 431 a.C.), ma che nella produzione poetica pre-classica omette un dettaglio fondamentale: l’assassinio dei figli da parte della madre. Sospesa tra una maternità ‘allentata’ e il desiderio di vendetta nei confronti del marito che l’ha tradita, Medea si configura nell’immaginario della cultura occidentale a volte come la donna da condannare, altre come la donna da comprendere (fino ad alcune interessanti rivisitazioni contemporanee, ad esempio cinematografiche). Ma Medea è anche una maga, appartiene a una dinastia divina, ed è soprattutto straniera, ‘barbara’. Si intende sondare alcuni di questi archetipi culturali, nello sforzo di ricondurli alla società che li ha creati (la Atene del V secolo a.C.), e soprattutto alla poetica di Euripide. Autore ‘scomodo’, egli mette lo spettatore e il lettore di fronte al mistero delle azioni umane e alla complessità e imprevedibilità dei sentimenti, fino ai più estremi, e al prevaricare dell’odio sull’amore. Nella Medea di Euripide, come in altri suoi drammi, risuonano domande capitali: è giusto vendicarsi? È giusto tradire? È giusto che la donna subisca senza reagire?

 

INFO

www.veliateatro.com

www.fondazionealario.org

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