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Dracula

In scena fino al 19 settembre al Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino (FI) nell'ambito dell'Intercity Festival 2021

Foto di Enrico Gallina

Ridiamo il benvenuto al Festival Intercity, un appuntamento irrinunciabile che arriva annualmente con la fine dell’estate per animare la notte teatrale fiorentina e del suo hinterland. La scelta degli spettacoli non delude mai, tante sono le sorprese e i prodotti interessanti, a volte molto belli ed anche poetici, altre volte sono spettacoli che con forza e prepotenza si presentano sul palcoscenico senza pudore, portando le produzioni e la drammaturgia più interessante e meno convenzionale da noi in Italia. Il Festival Intercity infatti è il prodotto di viaggi e incontri, in cui lavori drammaturgici di paesi stranieri si presentano nel nostro. Quest’anno, come l’anno passato, a causa delle problematiche contingenziali, viene dato spazio a produzioni italiane, e Dracula è proprio uno di questi.

Vengono toccate corde delicate e sensibili quando si parla di questo spettacolo, uno degli orfani di Barbara Nativi che 25 anni fa vide la luce e divenne pretesto ed esercizio per sviluppare un lavoro sull’improvvisazione attoriale che la regista, drammaturga e traduttrice, stava compiendo in quel periodo.

Lo spettacolo viene riproposto con la regia di Dimitri Milopulos e se pensiamo di assistere al racconto canonico di Bram Stocker siamo fuori strada. Musica, dialoghi, ideazioni scenografiche fanno di questo Dracula un qualcosa di originale e non convenzionale dove vengono posti al centro non tanto gli eventi quanto una riflessione sull’uomo e sulla sua natura: è possibile che un Dracula si annidi dentro ad ognuno di noi? O meglio, potremmo essere tutti un qualcosa di simile a Dracula?

Dracula è la parte dell’essere umano che non si mostra spesso e volentieri e non sempre perché si sia agito su una scelta tra bene e male, quanto perché accettare che esista una parte in noi oscura e nascosta ci intimorisce e ci sbarella. Per sua natura l’uomo è sia bene che male, questo è ovvio, ma lo spettacolo cerca di fare una riflessione più interessante, si interroga su quale parte sia davvero la giusta e quale la sbagliata, su cosa noi generalmente riteniamo essere il bene e in base a quali criteri. Questi criteri non sempre sono in realtà quelli giusti e quindi cosa avverrebbe se accettassimo di riconoscere, far vivere e far predominare la parte più oscura, quella che la società ci dice di essere la sbagliata? E se invece fosse proprio questa che ci appagasse e ci rendesse felici perché liberi?

Lo spettacolo è un viaggio all’interno di parametri nuovi e non convenzionali, di grande attrattiva le strategie registiche e scenografiche. La parte recitata è intervallata da monologhi cantati. Gli attori con energia ed ironia si muovono in una cornice surreale e circense, senza mai permettere alla bella tensione, quella che consente al pubblico di farsi rapire e portare in luoghi e tempi lontani, di calare o scemare.

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