Debutta a Verona martedì 9 Novembre, con inizio alle ore 20:45, “FAKE SHAKESPEARE”, lo spettacolo che Casa Shakespeare aveva messo in piedi lo scorso anno in estate, esattamente il 3 agosto 2020, al Teatro Romano di Verona, interrotto dalla pioggia torrenziale.
Ci riprova nell’edizione autunnale de L’Altro Teatro, nel cartellone PSV (Professione Spettacolo Verona), collaterale alla rassegna nazionale ma non meno preziosa, data la presenza di altre compagini professionali, che dalla città hanno fatto tappa nei più importanti centri nazionali. Fra queste proprio Casa Shakespeare, che con il “FAKE” è transitata a Roma lo scorso 20 ottobre, ospite di Teatro Basilica/Sala Uno con un ottimo riscontro di pubblico e critica.
“FAKE SHAKESPEARE” si compone di due testi, due atti unici divisi da breve intervallo: “Fake Otello”, e “Fake Amleto”. Scritti da Andrea de Manincor, vedono in scena Sabrina Modenini, Solimano Pontarollo, Andrea Manganotto, Andrea de Manincor e il giovanissimo Sebastiano Pontarollo. La regia è firmata da Solimano Pontarollo, le musiche originali eseguite dal vivo sono di Andrea Manganotto, il disegno luci di Francesco Bertolini, l’ambiente sonoro di Martina Zanetti, le scene di Martina Forante e i costumi di Beatrice Olocco.
Fake in una duplice accezione: da una parte una “rifatta”, “falsa”, e quindi originalissima, versione delle due grandi opere scespiriane, Otello e Amleto; dall’altra il senso proprio cui abbiamo acceduto con il termine fake – fake news o altro – nel nostro quotidiano, cioè quello di “un altro punto di vista” o semplicemente “ciò che non è mai stato narrato”, il risvolto che sorprende, la verità nascosta.
Da un lato dunque un “Otello” grottesco, in cui si narra di come, in un aldilà immaginario, le anime di Otello, Jago ed Emilia, i tre cattivi della tragedia, si interroghino su loro stessi e sulla verità della vicenda che li ha resi protagonisti, domandandosi anche se la vittima sacrificata alle loro azioni, cioè Desdemona, sia veramente così incolpevole.
Dall’altro un “Amleto” post Covid 19, in cui forse l’ennesima versione è quella che non ci è mai stata raccontata, cioè del prisma attribuibile alla più grande tragedia sul dubbio e sulla inazione che è proprio “Amleto”: ma siamo sicuri che Amleto abbia consegnato alla giustizia della morte i veri colpevoli, cioè Claudio e Gertrude, o non fu tutta una grande invenzione?
Nello specifico, il “Fake Amleto” racconta come proprio lo spettacolo dal vivo, vissuto dal protagonista, diventi l’incontro tra la clausura casalinga e la socialità dello “spazio platea” – che in fin de conti, con un esplicito rimando nel testo, è la clausura cui siamo stati costretti nei mesi propri della pandemia.
A sovrintendere il lavoro di introspezione di queste tre anime sconvolte, forse solo maschere dei personaggi scespiriani, un “Ex”, letteralmente un personaggio fuori da, uno che forse ha già vissuto i passaggi, i trascinamenti da un “mondo che è” a un “mondo che non è completamente”, dall’ombra alla luce o viceversa. Nella completa assunzione del pensiero che forse la verità non è mai quella “cosa” assoluta e geometrica che ci siamo voluti raccontare.