Il barbiere di Siviglia celebra il ritorno alla piena capienza del Teatro Comunale di Bologna
Andato in scena dal 17 al 23 ottobre
È una vera e propria festa quella che vede tornare il Teatro Comunale di Bologna a splendere grazie alla piena capienza di platea e ordini di palchi. Dopo più di un anno e mezzo il teatro della città “scoppia” nuovamente del suo pubblico, felice di esserci, di rincontrarsi, di godere appieno delle opere liriche in scena.
Presentata la ricca stagione 2022, è invece il celeberrimo Barbiere di Siviglia ad aprire le danze dell’Autunno all’opera, breve serie di appuntamenti che allieteranno il pubblico bolognese fino a dicembre.
Quale migliore opera per festeggiare un traguardo a lungo agognato? Rossini incanta sempre, qui nella versione diretta da Federico Grazzini, direttore d’orchestra Pier Giorgio Morandi.
Il Teatro Comunale di Bologna luccica in tutto il suo splendore, giocando in casa con una produzione per così dire “autoctona”.
Protagonisti sul palco interpreti rossiniani italiani come Roberto De Candia nel ruolo del titolo, Marco Filippo Romano nei panni di Bartolo, Andrea Concetti nel ruolo di Basilio, insieme ai talenti colombiani Paola Leguizamón nelle vesti di Rosina e César Cortés in quelle del Conte d’Almaviva. Completano il cast vocale Nicolò Ceriani (Fiorello), Laura Cherici (Berta), Paolo Faroni (Ambrogio) e Gianluca Monti (Un ufficiale).
“Il giorno in cui saremo spinti dalla curiosità, proficua o meno per i nostri piaceri, di fare intima conoscenza con lo stile di Rossini, è nel Barbiere che dovremo cercarlo”, così scrive Stendhal in Vita di Rossini (1823). Come dargli torto? Chi scrive si è appassionata al mondo dell’opera proprio grazie agli intrighi di Figaro e ai sotterfugi dei due amanti che cercano di mettere nel sacco il burbero Bartolo.
Ma cosa contraddistingue la messa in scena di Grazzini? L’ambientazione è genericamente l’Ottocento, non quello pomposo e ridondante che ci si immagina quando si pensa al Barbiere però. La scena è data dall’insieme di componibili che di volta in volta vanno a formare le location dell’opera. L’originalità di questa produzione è l’esaltazione dell’elemento meta teatrale insito nell’opera buffa, qui rappresentato, anzi messo proprio in bella mostra. Così le parole del libretto di Cesare Sterbini trovano perfetta aderenza nella rappresentazione scenica, ma anche nella caratterizzazione dei personaggi.
Particolarmente convincenti lo scaltro Figaro (qui anche maldestro giardiniere) e il goffo Bartolo, decapitato simbolicamente da Rosina nella sua rappresentazione scultorea. Colpisce poi la trovata della gigantesca palla da demolizione che, “come un colpo di cannone” arriva a concludere la confusionaria e destabilizzante fine del primo atto.
Rossini è sempre un’ottima idea, e questo allestimento è il modo migliore di tornare ad applausi scroscianti e giubili di festa che solo un teatro pieno può regalare.
Erika Di Bennardo