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Opera Omnia di Maurizio Zanon

Recensione di Raffaele Piazza

Il volume di poesia Opera Omnia di Maurizio Zanon (pubblicato nel 2021 da Guido Miano Editore nella collana Il Pendolo d’Oro) che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una premessa dell’Editore e un’esauriente, acuta e ricca di acribia prefazione di Enzo Concardi.

Come scrive il prefatore il lettore non troverà in questa pubblicazione tutte le opere scritte dall’autore nella sua lunga navigazione poetica, poiché il materiale sarebbe veramente infinito: si è preferito optare per un’Opera Omnia tematica, nella quale concentrare il meglio dei suoi motivi ispiratori che vanno dalle liriche amorose alle problematiche dell’essere; dalle incursioni nella memoria fino al canto passionale per la sua Venezia.

Il corposo volume è scandito nelle seguenti sezioni: Cap.1 Perduta-mente amore, Cap.2 Problematiche dell’essere tra finito e infinito, Cap.3 Natura, bellezza e simbolismo, Cap.4 Dimensioni della spiritualità, Cap.5 L’incanto della memoria, Cap.6 Venezia: pietre ed acqua, sogni ed anima. Lavoro dunque articolato e composito architettonicamente e strutturalmente sia a livello formale e stilistico che contenutistico.

Cifra essenziale della poetica di Maurizio Zanon è quella di una vena neolirica ed elegiaca tout-court, una vena illimpidita dallo sfondo del ritmo armonico che porta ad una musicalità del verso sempre chiarissimo e nitido nella sua luminosità che tende a raffigurare gli affreschi dell’anima, dei sentimenti attraverso una parola avvertita detta sempre con urgenza, sia se il poeta rifletta, per esempio sull’amore, sia che si rivolga all’amata in modo affettuoso e diretto: «…Or dunque, mio zuccherino, tu sei il mare!» (poesia senza titolo, dalla raccolta Un girasole ho nel cuore, 2004) scrive Maurizio premettendo che si paragona ad un marinaio.

Una dolcezza che si coniuga a tenerezza pervade i componimenti amorosi dell’autore nell’esaltazione delle gioie ineffabili che solo l’amore ricambiato dell’amata può dargli e che si traducono in poesie che provocano emozioni nei fortunati lettori che hanno la sensazione di avere provato anche loro quello che esalta Zanon identificandosi inconsciamente nel poeta: «…incantevole l’elegia d’amore che si dona / al canto dell’aurora!» (Elegia d’amore, dalla raccolta Sonoro, 2009).

Un erotismo delicato e incantato pervade le composizioni di Zanon che tendono ad evidenziare, a tratti quasi stilnovisticamente, la figura femminile che veleggia nell’empireo dell’eterno femminino: «Eri chiara / di luce splendente / come una stella e ora che non ti ho più / sei ancora più bella» (Alla prima giovinezza, dalla raccolta L’uomo narciso, 1987).

Tra l’eros e il pathos dell’irrimediabilità dell’amore perso la partita si gioca con toni suadenti e luminosi e il ricordo della felicità perduta è struggente ma è catartico e produttivo nel suo riattualizzarlo e il poeta non si geme mai addosso.

In bilico tra gioia e dolore l’anima del poeta si effonde sulla pagina nel toccare anche tematiche filosofiche, spirituali e memoriali e tutto l’ordine del discorso tende alla ricerca del senso della vita più autentico in una fusione complessiva dei vari livelli esistenziali, le varie dimensioni dell’esserci sotto specie umana.

Nel secondo capitolo cambia il registro espressivo nell’attenuarsi forte del lirismo e la poetica contemporaneamente diviene intellettualistica.

Nella lirica Speranze (dalla raccolta L’uomo narciso, op.cit.) il poeta scrive: «Forse pure domani / nel mezzo del gorgo / ritroveremo quel fragile e lento / nostro andare di sempre».

Nel suddetto componimento il gorgo della vita fa venire in mente la ressa cristiana montaliana e anche il male di vivere se il nostro andare è fragile.

La poesia tende a divenire una riflessione solipsistica dell’io-poetante quando scrive: «Ho l’età dei morti, / ma l’ingenuità di un bimbo / Seduto vicino alla finestra/ spreco così il mio tempo / a osservare la casa gialla fuori» (Riflessione pomeridiana, dalla raccolta Un treno carico d’inquietudine, 1998).

Magia e stupore in un volume di poesie che richiederebbe un saggio per un’analisi di tutte le sue parti e non lo spazio di una recensione.

Raffaele Piazza

 

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