traduzione Andrée Ruth Shammah e Giorgio Melazzi
con Massimo Dapporto, Antonello Fassari,
Susanna Marcomeni
e con Andrea Soffiantini, Christian Pradella, Luca Cesa-Bianchi e la partecipazione di Antonio Cornacchione
pianoforte Giuseppe Di Benedetto
flauto Lorenzo Gavanna
clarinetto Edgardo Barlassina
scene Margherita Palli
assistente scenografa Francesca Guarnone
luci Camilla Piccioni
costumi Nicoletta Ceccolini
musiche Alessandro Nidi con la collaborazione di Fabio Cherstich
aiuto regista Benedetta Frigerio
assistente alla regia Diletta Ferruzzi
assistente allo spettacolo Lorenzo Ponte
sagome tratte dalle opere di Paolo Ventura
fondali Rinaldo Rinaldi
pittore scenografo Santino Croci
direttore dell’allestimento Paolo Casati
macchinisti Alberto Accalai, Riccardo Scanarotti
elettricista Oscar Frosio
fonico Matteo Simonetta
sarta Nada Campanini
Il 9 dicembre 2021 alle ore 21.00, Andrée Ruth Shammah presenta in prima nazionale il suo nuovo spettacolo Il delitto di via dell’Orsina (titolo originale L’affaire de la rue de Lourcine -1857) di Eugène Labiche, un testo raramente rappresentato in Italia di cui cura anche la traduzione (con Giorgio Melazzi) e l’adattamento.
Dopo avere messo in scena più volte nella sua carriera autori d’Oltralpe (Marivaux, Feydeau, Molière, Anouilh, Giraudoux, Cloudel), Andrée Shammah torna a confrontarsi con la drammaturgia francese, scegliendo il padre nobile del vaudeville, maestro nella costruzione di equivoci e intrecci, vorticosi e irresistibili, che trascinano i personaggi in situazioni assurde e deliranti.
In questa occasione dirige per la prima volta due grandi interpreti del teatro e del cinema italiano: Massimo Dapporto e Antonello Fassari : “Pensando a questi due personaggi – afferma Shammah – profondamente diversi l’uno dall’altro: uno ricco, nobile, elegante e l’altro rozzo, volgare, proletario che devono confrontarsi con quello che credono di aver fatto, ho pensato subito a Massimo Dapporto e Antonello Fassari, un’accoppiata con cui non ho mai avuto l’occasione di lavorare – e che non ha mai lavorato assieme – ma assolutamente perfetta per dare vita a questa storia.”
A livello drammaturgico la regista è intervenuta su diversi piani con una ricontestualizzazione dell’opera che non si limita alla sola trasposizione dei fatti in un’altra epoca – l’Italia prefascista. Luoghi e personaggi inclusi i loro nomi sono stati reinventati nel rispetto della musicalità, della ritmicità e del significato dell’originale. Ha inoltre inserito elementi appartenenti ad altre commedie dell’autore, inventando alcune aggiunte nel testo, anche grazie all’aiuto degli attori, soprattutto per le parole delle canzoni. Un’altra novità importante è il secondo cameriere, non presente nel testo originale, che va ad arricchire la galleria di questi incredibili personaggi, disposti a tutto pur di mantenere le proprie apparenze integre di fronte allo sguardo e al giudizio della società.
Completano il cast Susanna Marcomeni, Andrea Soffiantini, Christian Pradella, Luca Cesa-Bianchi e la partecipazione di Antonio Cornacchione. Le scene sono di Margherita Palli, i costumi di Nicoletta Ceccolini, le luci Camilla Piccioni mentre le musiche eseguite dal vivo da una piccola orchestra (pianoforte – flauto – clarinetto) sono di Alessandro Nidi con la collaborazione di Fabio Cherstich
SINOSSI
Due uomini si risvegliano nello stesso letto, con le mani sporche e le tasche piene di carbone. Non ricordano nulla di quanto accaduto la notte precedente dopo aver lasciato una festa. Da un giornale apprendono che una giovane carbonaia è morta quella notte e, tra una serie di malintesi ed equivoci, si fa strada la possibilità che i due abbiano commesso quell’efferato omicidio. I due protagonisti, per evitare di essere incolpati, si dimostreranno capaci del peggio: l’eliminazione di tutte le prove del loro crimine. Ma un’incredibile ed inaspettata svolta dell’ultimo momento fermerà l’assurda escalation omicida.
NOTE DI REGIA
Il primo lavoro che ho fatto sul testo è stato quello di trasportare l’ambientazione dell’intera vicenda dalla Francia all’Italia. Quindi sono cambiati i nomi delle strade, così come quelli dei personaggi. Nel tradurre i nomi, era importante mantenere per ognuno di essi quella ritmicità e musicalità tipiche di Labiche. Era essenziale infatti conservare nella traduzione, fatta insieme a Giorgio Melazzi, l’atmosfera lessicale del testo originale, perché è nella loro immediatezza che queste commedie riescono ad essere così efficaci.
La seconda operazione è stata quella di spostare anche l’epoca di svolgimento dei fatti. Ho cercato un periodo storico in cui un certo comportamento ignavo della borghesia italiana, potesse assumere una luce più nera ed oscura, e l’ho trovato negli anni delprefascismo.
Questo ha comportato una revisione di alcuni aspetti del testo e l’aggiornamento dei dettagli storici – presenti anche nella scenografia e nell’attrezzeria di scena – perché il contesto esterno in cui si svolge la vicenda, influisce anche in ciò che accade all’interno.
L’ultimo grande lavoro che ho fatto sul testo è stato quello di far entrare la vita. Mantenendo solida la struttura teatrale perfetta costruita da Labiche, mi sono divertita ad inserire elementi presi da altre sue opere. Ho letto tutta la sua drammaturgia e ho incastrato nel testo temi, brevi scene e battute appartenenti ad altre sue commedie, per indagare ancora di più l’autore e creare uno spettacolo che presentasse al pubblico, non una singola opera di Labiche, ma Labiche stesso.
La novità più importante è il secondo cameriere. Nel testo originario, il cameriere era uno. Ma in un’altra commedia di Labiche ho trovato due servitori e ho pensato che l’aggiunta di questo “doppio personaggio” potesse arricchire la situazione di molti aspetti della vita profondamente umani e reali: il passaggio di consegna da una generazione all’altra, il doppio punto di vista sull’epoca presente, il confronto tra un giovane e un vecchio.
Allo stesso modo umano e reale è anche il contemporaneo conflitto tra essere e apparire, che secondo me è uno dei temi più rilevanti di tutta l’opera. La cosa più importante, per i protagonisti della vicenda, sono le apparenze. Non chi essi siano veramente, ma chi sono per gli altri. E per mantenere le proprie apparenze integre, di fronte allo sguardo e al giudizio della società, sono disposti a fare di tutto, ma proprio di tutto.
Nell’adattamento poi, partendo da Labiche, mi sono permessa di inventare io stessa alcune aggiunte al testo, anche grazie al prezioso aiuto che mi è stato dato dalla compagnia nel corso delle prove. Specialmente per le parole delle canzoni, ho dato agli attori molto spazio per inventare, e loro, in particolare Massimo Dapporto e Antonello Fassari, che ringrazio di cuore, hanno saputo usare questo spazio con particolare creatività ed intelligenza.
Queste aggiunte, assieme al lavoro di adattamento che ho poi portato avanti nel corso di tutto l’allestimento, hanno fatto sì che lo spettacolo assumesse dei toni e dei significati sempre più verosimili. I personaggi sono diventati più complessi, e quindi più veri. E questa loro maggiore umanità ha contribuito a rendere tutta la vicenda più credibile, più reale, anche se surreale – come tutti gli oggetti di scena – al punto da non poter poi recuperare, alla fine, la strada che aveva preso all’inizio.
Quello che è successo è che, appunto, si è intromessa la vita. E quando nel teatro si intromette la vita, il finale, inevitabilmente, cambia. Andrée Ruth Shammah
Eugène Labiche (Parigi 1815-1888) ha firmato in quarant’anni ben 174 copioni fra commedie e atti unici, scritti da solo o in collaborazione con altri autori. Una frenetica attività drammaturgica che ha prodotto alcuni capolavori come Il cappello di paglia di Firenze, ed è culminata con due messinscene alla Comédie Française e la chiamata all’Académie Française. Fu consacrato anche come il “re del teatro da boulevard”, genere di teatro leggero e comico allestito in teatri parigini a gestione privata, come il Palais-Royal, dove il drammaturgo mise in scena anche L’Affaire de la rue de Lourcine nel 1857, e 29 degrés à l’ombre nel 1873. Nelle due pièce, pubblicate da Liberilibri nella collana «il Circo» nel 2014, Labiche sbeffeggia la sua classe sociale, la borghesia, cogliendone la profonda contraddizione tra l’essere e l’apparire.
Tournée / gennaio – aprile 2022
12 Gennaio – 13 Gennaio -Teatro Petrarca – AREZZO
8 Febbraio – 9 Febbraio – Teatro LAC – LUGANO
11 Febbraio – 13 Febbraio – Teatro Fraschini – PAVIA
15 Febbraio – 20 Febbraio – Teatro Mercadante – NAPOLI
23 Febbraio – 27 Febbraio – Teatro Sociale – BRESCIA
2 Marzo – Teatro Ponchielli – CREMONA
8 Marzo – 13 Marzo – Teatro La Pergola – FIRENZE
15 Marzo – Teatro Sociale – COMO
17 marzo – 20 Marzo – Teatro Sociale – TRENTO
22 Marzo – 24 Marzo – Teatro Nuovo G. da Udine – UDINE
1° aprile – 3 Aprile – Teatro Comunale C. Abbado – FERRARA
7 Aprile – 10 Aprile – Teatro Bonci – CESENA
12 Aprile – 14 Aprile – Teatro Goldoni – VENEZIA
ORARI
Giovedì 9 Dicembre h 21:00; venerdì 10 Dicembre h 19:45; sabato 11 Dicembre h 19:45; domenica 12 Dicembre h 16:15; martedì 14 Dicembre h 20:00; mercoledì 15 Dicembre h 19:45; giovedì 16 Dicembre h 21:00; venerdì 17 Dicembre h 19:45; sabato 18 Dicembre h 19:45; domenica 19 Dicembre h 16:15; martedì 21 Dicembre h 20:00; mercoledì 22 Dicembre h 19:45; giovedì 23 Dicembre h 21:00.
PREZZI
I settore> intero 38€
II settore > intero 30€; under26/over65 18€; convenzioni 21€
III settore > intero 21€; under26/over65 18€; convenzioni 21€
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Tutti i prezzi sono da intendersi + prevendita