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“Inferno” di Francesco Bertolini

martedì 14 dicembre, alle 21 al Cinema Stensen

 Domani sera, martedì 14 dicembre, alle 21 al Cinema Stensen (viale don Minzoni 25, ingresso 10 euro) sarà proiettato “Inferno” di Francesco Bertolini, Giuseppe De Liguoro e Adolfo Padovan (Italia 1911, 68′) restaurato dalla Cineteca di Bologna e musica dal vivo da Letizia Renzini.

La selva oscura, la visione di Beatrice, la traversata dell’Acheronte, Paolo e Francesca, Minosse, Farinata degli Uberti, gli usurai sotto la pioggia di fuoco, Ulisse, Pier delle Vigne, il Conte Ugolino, Lucifero che sbrana Giuda. Gli episodi e i personaggi principali dell’Inferno dantesco rivivono nel film muto del 1911, appena restaurato dalla Cineteca di Bologna e accompagnato dalla sonorizzazione live di Letizia Renzini.

L’Inferno è il primo kolossal della grande cinematografia italiana, prodotto nel 1911. L’iconografia potentemente plastica dei versi di Dante Alighieri e le illustrazioni storiche di Gustave Doré sono il riferimento immaginifico per questo film, pensato in forma di quadri animati in successione. E’ il primo film europeo che coniuga il cinema delle attrazioni (gli effetti speciali cari a pionieri come Méliès) con l’inclinazione artistica e letteraria della cinematografia immediatamente successiva (il film d’Art). Il risultato è un’opera visionaria dove per la prima volta si usano in modo coerente le didascalie scritte per introdurre le scene con i versi più famosi del poeta.

La sonorizzazione, ideata, composta e proposta live da Letizia Renzini, enfatizza questa potenza visionaria, proponendo una rievocazione dell’inconscio collettivo dantesco che funziona grazie a un doppio registro: da una parte gli interventi stranianti di foley (il rumorismo cinematografico) che agganciano la colonna sonora alle immagini, dall’altra la composizione che mescola campioni elettronici e acustici. Voci, sospiri, urla, terzine immortali della Lectura Dantis di Carmelo Bene affiorano nella composizione debitamente processati per trascinare lo spettatore nei meandri dell’allegoria.

 

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