Perché portare a teatro Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen?
Se lo è domandato anche Arturo Cirillo, attore e regista della prima versione teatrale italiana del più celebre, e forse più amato, romanzo della scrittrice inglese che ha debuttato con successo al Teatro Ambra Jovinelli di Roma (in scena fino al 9 gennaio).
Non era facile portare in teatro la raffinatezza degli intrighi amorosi, le convenzioni, i delicati personaggi, i dialoghi dell’amatissima Jane Austen, ma Cirillo, costruisce un piccolo gioiellino e trasforma l’adattamento in un vaudeville che raccoglie sorrisi e applausi, uno spettacolo che lascia immergere lentamente e inesorabilmente la platea nel mondo ottocentesco della scrittrice, fra sentimenti e pregiudizi, differenze di classe, aspirazioni al matrimonio e di fatto, la ricerca della felicità. Insomma uno spettacolo con una regia equilibrata, ma vivace che mostra una spiccata vis comica e divertente, con tratti parodistici e quasi grotteschi, ma che lasciano pur sempre trapelare una accurata descrizione dei sentimenti amorosi del romanzo.
L’adattamento teatrale di Antonio Piccolo riduce al minimo i personaggi e costruisce tutto intorno alle vicende amorose delle due (e non cinque) sorelle Bennett, l’intelligente, colta ed orgogliosa Elisabeth (interpretata con bravura e grazia da Valentina Picello) con il signor Darcy (Francesco Petruzzelli) e l’avvenente Jane (Eleonora Pace) con il signor Bingley (Giacomo Vigentini).
Cuore pulsante dello spettacolo restano i brillantissimi dialoghi della Austen, tutti volti all’analisi della società in cui la donna, non lavorando, doveva puntare tutto sul matrimonio. Troppo retrò e superato? Non esattamente perché se è vero che nei romanzi della Austen tutto sembra rimanere immobile e nessun accadimento sembra essere troppo mai eclatante, relegando la vicina nella tranquilla campagna inglese e qualche scena nella rutilante Londra, è anche vero che l’equilibrio iniziale viene sempre sconvolto da peripezie e imprevisti di ogni genere.
Tutto, in uno spettacolo snello e piacevole, resta in un leggero ed impalpabile equilibrio dove ai brillanti dialoghi si accompagna l’confondibile tocco ironico della scrittrice inglese: Cirillo decide di enfatizzare ogni volta che può gli aspetti grotteschi e comici, a cominciare dalla figura di Mrs. Bennett, eccezionale Sabrina Scuccimarra, per riservarsi il duplice ruolo del disincantato Mr. Bennett e il ruolo en travesti della terribile e temibile Lady Catherine De Bourgh, altezzosa zia di Darcy. Tanto ridicolo quanto comico, il reverendo Collins di Rosario Giglio che riuscirà a sposare l’amica delle sorella Bennett, la concreta Charlotte, Giulia Trippetta, perfettamente integrata nell’oliato meccanismo della società.
Anche la recitazione dell’ottima compagnia viaggia su un duplice binario che resta ben bilanciato, da una parte la recitazione naturalistica dei quattro giovani, dall’altra quella esagerata e sopra e righe degli altri personaggi. Lodevoli le scene di Dario Gessati che articolano in quattro grandi e vistosi specchi basculanti che amplificano gli spazi e i personaggi offrendo inediti punti di vista, ma moltiplicano anche i diversi punti di vista degli spettatori. In aggiunta il clavicembalo, le poltrone, Tutti bellissimi i colorati e fantasiosi costumi d’epoca di Gianluca Falaschi, ora dalle linee rigorose, ora eleganti a indicare lo status sociale dei personaggi che li indossano. In scena fino al 9 gennaio al Teatro Ambra Jovinelli di Roma.
Fabiana Raponi