Leggendo le poesie di Roberto Casati torna alla mente il bellissimo sonetto 116 di W. Shakespeare «Amore è un faro sempre fisso / che sovrasta la tempesta e non vacilla mai; / è la stella-guida di ogni sperduta barca, / il cui valore è sconosciuto, benché nota la distanza. / Amore non è soggetto al Tempo, / pur se rosee labbra e gote / dovran cadere sotto la sua curva lama;…». L’amore è un punto fisso, in grado di superare tutte le crisi, è infinito, duraturo, resistente al passaggio del tempo, un faro sicuro e illuminante, il porto sicuro al quale approdare ogni volta, pur allontanandosi da esso tante volte.
La poesia di Casati è pura poesia d’amore: un amore fatto di passione intensa, consumata fino all’estasi, attraverso il coinvolgimento di tutti i sensi. Poesia di viaggi su mari calmi e impetuosi, approdi in porti sicuri, notti di stelle avvolte di mistero, risvegli sereni, incontri con donne, le cui labbra rosse esprimono forte sensualità, ma anche separazione, ricordi e rimpianti, consapevolezza che quello che è stato resterà per sempre nei ricordi, nelle ombre della notte, sulle scie del mare, nei riflessi di luna. L’area semantica nella quale l’autore si muove è quella del mare «La notte in attesa / circonda i limiti dei baci / mentre all’orizzonte / le vele corsare rubano in silenzio le ipotesi. / Giustificando il cambio di rotta a sud-est, / nel probabile vento / delle isole oltre Gibilterra».
Il poeta utilizza prevalentemente un linguaggio legato al mare, utilizzato come metafora della vita, della sua soprattutto, parla da viaggiatore esperto, conosce e descrive con abilità quello che scorge dall’interno della nave verso l’esterno. I moti del mare sono paragonabili al suo animo inquieto, ai suoi turbamenti, che si placano solo in notti d’amore, anche se i dubbi e le inquietudini di sempre fanno ritorno al mattino, al risveglio. «…Oltre i limiti della marea / scivolano lentamente le vele corsare, / con la pretesa di essere per sempre / il tuo più dolce pensiero, / quel fuggire silenzioso verso Gibilterra / mentre le parole perdono ogni significato. / Non resta che amarti, / guardarti da dietro essermi un passo avanti, / adesso che vorrei, più di prima, / accarezzare il profilo delle isole / e accompagnarti verso il naufragio oltre / le segrete maree di Capo Horn».
Il poeta si perde continuamente nell’ebbrezza dell’amore, come in un mare caldo, che dà conforto e pace all’animo travagliato. «Il naufragar mi dolce in questo mar» di Leopardiana memoria ha qui una connotazione diversa: non si tratta, infatti, di semplice immaginazione, di capacità di vedere oltre la siepe, che apre il cuore e l’animo del poeta, quanto piuttosto del raggiungimento di uno stato d’estasi, di appagamento, di gioia, del risveglio vigoroso di animo e corpo. «Le mani bruciano eclissi / con mille disattenzioni, / allungando la sequenza delle fragilità, / pretendendo un prossimo attracco. / Smarginando sul tuo seno, / in un respiro trasparente, / nel desiderio di ancora una volta naufragare». Il poeta così svela la sua anima; spogliato d’ogni inibizione e pudore, si mette a nudo davanti al lettore. La donna è fondamentale nella sua vita, una figura da cui non può e non vuole prescindere: la cerca, la desidera ardentemente, ha bisogno di lei, della sua rassicurante presenza, della sua dolcezza, che è il completamento vero, mezzo per esplorare e varcare confini di speranza e futuro. «Le carte segrete / vanno oltre il visibile del segno, / così come questo amore / svela i fuochi sul filo del tempo, / nelle nuove dimensioni, / in un percorso, a volte breve, / che ancora stupisce. / Adesso la notte sconfina, / attimo dopo attimo, / sulla spiaggia di Isla Negra, / mentre muovo piano i tuoi fianchi / e questo fare l’amore / ha il sapore del naufragio a Capo Horn, / più a sud delle maree».
In diverse poesie ricorre la parola «ipotesi» e tante, tantissime sono le ipotesi che possiamo fare o immaginare rispetto alla nostra vita. Ma la bellezza di ciò che realizziamo, delle tante tele che intessiamo, giorno dopo giorno, delle parole e dei pensieri che come abili artigiani riusciamo a “ricamare”, nel fluire della nostra vita, con le nostre azioni e i nostri gesti, col nostro potere relazionale, potrà essere scoperta soltanto alla fine del nostro viaggio terreno. Fino alla sua conclusione possiamo solo ipotizzare, sperare che le cose vadano in un certo modo e seguano la traiettoria da noi sperata, ma l’imprevisto può cambiarla in qualsiasi momento. «Scivolano lentamente / i passi sulle ipotesi della notte, / nel gioco estremo / di profondità disattese. / Mentre oltre il limite/ lo sguardo dagli occhi / si avvicina al silenzio. / Non avendo più alcuna possibilità di fuga».
«Crescono le aspettative / verso una separazione di sguardi, / là dove le maree / si aggrappano ad una salvezza perduta. / Controvento si muovono le vele / in un attimo che scivola via, / all’orizzonte di una notte/ che senza di te non riesce a stare. / Nel silenzio / di semplici parole / abbracciate» (7/7/2018).
Il mare, a cui il Poeta ricorre come fonte preferita di ispirazione, rappresenta la grande metafora della vita. Infatti, sembra voler dire l’autore, siamo tutti naviganti su un mare del quale non possiamo prevedere le condizioni, se sarà mosso oppure calmo, così come nella vita non conosciamo quali saranno gli eventi che potranno condizionare il nostro cammino; siamo ignari di quello che incontreremo lungo la sua navigazione, così come lo siamo durante il viaggio della vita. Ma se siamo comunque destinati a navigare, dunque a vivere la vita, perché non godere della bellezza appagante e della dolcezza dell’amore? «Così ti guardo venirmi incontro, / nell’attimo che lascia felice il cuore, / nel caos dei sentimenti svelati / a livello del mare. / Tu sei il mio amore, / il viaggio che da sempre ho cercato / dimenticandomi poi di partire».
Le notti stellate, il cielo illuminato, i chiari di luna, presenti nelle liriche di Casati, sono lo sguardo dolce e profondo del poeta verso un mondo interiore e spirituale: non siamo fatti di sola materia, di pura fisicità, di semplici pulsioni, ma anche di sogni, di speranze, di illusioni, di ricerca della verità, di tensione etica e spirituale. «Rubare / una facile sequenza di stelle / con una pronuncia dolcissima di ipotesi, / dove nascondo con le mie parole il vento / all’orizzonte. / Sulla linea del mare, / abbracciato alle torri di guardia».
Una poesia, quella di Casati, ricca di sinestesie e luminose metafore, che attraggono il lettore e lo spingono nei meandri dei pensieri più intimi dell’autore. Una poesia che ricorda la canzone d’autore moderna, i cui versi, con la loro armoniosa musicalità, riecheggiano nella mente. Frequenti sono le ripetizioni e le ricche immagini che vengono evocate nei versi ben costruiti, che mettono in mostra la grande capacità creativa dell’autore. Il poeta Casati rifugge da classicismi o dall’uso di forme retoriche del linguaggio, utilizzando piuttosto un linguaggio moderno, attraverso il quale esprime, con grande efficacia comunicativa, uno spontaneo fluire della parola, che si condensa in vibranti e coinvolgenti immagini poetiche. In questo piacevole gioco di parole e di versi, l’associazione di nomi e aggettivi diventano musica, canto, armonia, esaltazione, gioco, ricordo, rimpianto, nostalgia. «Tu non sarai più mia, / eppure sarai mia per sempre. / Restando appesa / agli attimi segreti del cuore. / Per amore, / solo per amore».
Casati, dunque, con il suo poetare scorrevole e armonico, si caratterizza come un poeta moderno, abile nell’arte di forgiare e ricamare le parola e di intrecciare i versi, ad irretire il lettore nel mistero delle sue immagini e nel potere delle sue metafore: un poeta capace di consegnarsi al lettore con limpidezza e genuinità.
Marcella Mellea