Fa tappa a Cordenons sabato 2 aprile la XVIII edizione del festival “La scena delle donne” organizzato dalla Compagnia di Arti e Mestieri, diretto da Bruna Braidotti, realizzato grazie al contributo del Comune di Fontanafredda, il sostegno di Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e Fondazione Friuli, la collaborazione con il Comune di Cordenons e il centro antiviolenza Voce Donna Onlus Pordenone. All’Auditorium Aldo Moro alle 20.45 torna a “La scena delle donne” la giovane compagnia romana Teatro al femminile con lo spettacolo “Emancip(h)ate”, premiato nel 2021 durante la terza edizione della rassegna “La giovane scena delle donne”, importante vetrina per giovani compagnie che trattano la situazione culturale e sociale delle donne nella contemporaneità.
Scritto e diretto da Virginia Risso con l’aiuto regista Matteo Maria Dragoni, “Emancip(h)ate”, interpretato da Sabrina Biagioli, Giulia Capuzzimato, Jessica Di Bernardi, Sara Morassut, Virginia Risso, Lorenza Sacchetto, per le coreografie di Giulia Capuzzimato, parte dall’assumere il termine “odio”, «hate» in inglese, come un grido di protesta verso tutte le ingiustizie che il genere femminile ancora subisce: «La nostra società – scrive la compagnia – pone il focus sulla violenza fisica, i femminicidi, che rappresentano soltanto la punta di un iceberg di prevaricazioni, soprusi e discriminazioni».
‘Gender gap’, legge 194, e i processi per stupro sono i tre argomenti scottanti attraverso cui è articolato lo spettacolo, ambientato all’interno di un tendone da circo in cui sei clown interpretano diversi ruoli a seconda dell’argomento: «La scelta del tema circense vuole evidenziare come dinamiche e fatti reali risultino coerenti all’interno di un contesto esasperato ed assurdo», scrive ancora la compagnia. Nel primo capitolo, i clown ricreano un talent show, “D-FACTOR”, dedicato agli imprenditori, per convincerli ad adottare una manodopera femminile, in quanto più economica e di bella presenza. Il secondo capitolo è stato scritto prima del 7 agosto 2020, giorno in cui il ministro Speranza ha riscritto, dopo dieci anni, le linee guida della ‘legge 194’. Qui i clown ripercorrono le assurde procedure che fino a pochi anni fa andavano seguite per ricorrere all’aborto farmacologico, il quale, a differenza di quello chirurgico fatto in ‘day hospital’, prevedeva un ricovero di tre giorni in condizioni mortificanti. Il terzo capitolo si svolge in un tribunale, dove si eseguono due processi per stupro che hanno occupato la cronaca del nostro Paese: il primo risale agli anni ‘70, il secondo si è concluso il 9 giugno 2020. La vittima diventa l’imputata, le pene per i criminali irrisorie e l’umiliazione per le donne non quantificabile: «Siamo convinte che il linguaggio provocatorio e tagliente dell’intera messa in scena coinvolgerà e paradossalmente divertirà il pubblico, lasciandogli però alla fine un amaro in bocca difficile da levare via».
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