È vero: ne I Puritani di Vincenzo Bellini non succede quasi nulla e quel che accade è piuttosto improbabile, ma la musica diventa miracolosamente teatro. Parola del Maestro Roberto Abbado, che sul podio dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma al Costanzi ha diretto una meravigliosa versione della penultima opera del compositore catanese con la regia di Andrea De Rosa e una straordinaria Jessica Pratt.
Teatro quasi sempre sold out e successo annunciato per un’opera del bel canto italiano che torna dopo trent’anni di assenza dal palcoscenico romano e dopo il successo dell’esecuzione in forma di concerto lo scorso 23 gennaio 2021 trasmessa via streaming.
L’opera, un capolavoro che non viene eseguito spesso a causa della difficoltà della partitura che richiede un cast dalle eccezionali qualità vocali, è stata proposta in una lunga e rara versione integrale ”Le melodie di Bellini sono delle arcate lunghissime che sembrano avvitarsi su loro stesse e non finire mai, producendo un effetto quasi ipnotico sullo spettatore” conferma Abbado ed è veramente così in oltre tre ore di musica semplicemente meravigliosa e soave, affascinante e trascinante.
Abbado interviene sempre con estrema efficacia sull’orchestrazione sfruttando al meglio ogni colore e ogni sfumatura, drammatica, emotiva, romantica o travolgente che sia regalando un’esecuzione intensa che punta sull’ottima prova non solo dell’Orchestra, ma anche del Coro diretto da Roberto Gabbiani.
”La musica è meravigliosa, stupenda, ma poco eseguita oggi perché richiede dei cantanti eccezionali e il ruolo dell’orchestra è molto sviluppato – ricorda Abbado – Se c’è un’opera dove la musica si fa teatro questa è I puritani. Non ci sono grandi accadimenti ma la musica di Bellini, divina, rende credibile, unifica e dà un senso al tutto, è di grande potenza”.
E in effetti Abbado conta sulla presenza di Jessica Pratt, interprete eccezionale di Elvira Valton: attrice strepitosa, la Pratt padroneggia la scena unendo a un incredibile virtuosismo vocale, la luminosità e la brillantezza inalterata del timbro, l’espressività in una totale adesione al personaggio.
Accanto a lei, un altrettanto eccezionale Francesco Demuro, nel secondo cast in alternanza con John Osborn, impegnato nella difficilissima parte di Arturo Talbo, padroneggiato con totale disinvoltura fra acuti e delicatezza interpretativa. Sempre autorevole il Riccardo Forth di Franco Vassallo, elegante il Lord Giorgio Valton di Nicola Ulivieri, notevole la regina Enrichetta della giovane Irene Savignano direttamente dal progetto Fabbrica Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma.
La grandiosità del cast si cala in un allestimento con la regia di Andrea De Rosa che cala l’attenzione in un Novecento a noi vicino, ma contaminato senza tradire troppo la realtà storica, accentuata anche dai costumi di Mariano Tufano. Certo, il libretto di Carlo Pepoli, tratto dal dramma storico Têtes rondes et Cavaliers di Jacques-François Ancelot e Joseph Xavier Boniface, ha una trama decisamente esile sulla sfondo della guerra civile fra Stuart e Puritani nell’Inghilterra del Seicento: bellissima la scena con il velo da sposa di Elvira, ma di tanto in tanto la regia, sempre piuttosto tradizionale, appare a tratti statica in tre ore di spettacolo. Poco conta però. Le scene di Nicolas Bovey riproducono un grandioso spazio mattonato con una imponente scalinata per trasformarsi in uno spazio chiuso, una sorta di prigione luminosa che schiaccia Elvira nella sua follia. Se De Rosa in effetti interviene discretamente sulla vicenda, imprime la sua visione registica nell’idea della follia nel momento clou dell’opera: Elvira, pensa di essere stata abbandonata il giorno delle nozze dal suo amante, che in realtà è fuggito per motivi politici, e impazzisce per il trauma. Ma De Rosa trasforma la sua follia in una violenta forma di cecità fisica, dettaglio che richiede una totale adesione dell’eccezionale Jessica Pratt pronta a recuperare altrettanto repentinamente il suo senno al ritorno di Arturo. I Puritani e le soavi melodie di Bellini conquistano il pubblico romano che riscopre il belcanto regalando fragorosi applausi soprattutto al grandioso cast e al Maestro Abbado.
Fabiana Raponi