Recensione di Raffaele Piazza
La raccolta di poesie che prendiamo in considerazione in questa sede presenta una
prefazione dal carattere molto acuto, scritto che è esauriente, centrato e ricco di acribia a
cura di Maria Rizzi.
Il testo non è scandito e per la sua unitarietà contenutistica, stilistica e contenutistica
potrebbe essere considerato un poemetto.
Scrive la prefatrice che con autentica ammirazione si è imbattuta nel canto elegiaco di
una poetessa che affresca versi nei quali si respirano le pietre profumate d’antico, le chiese
d’incenso, le botteghe di cuoio e le pasticcerie di canditi della sua Genova. Continua la
Rizzi affermando che la poesia che apre la raccolta vola sul piano metafisico, disciplina la
verità attraverso l’inventiva, stupisce nel dimostrare come il senso del nostro percorso
terreno sia nella delizia del disordine, “nell’ingrandire così tanto il momento nel riuscire a
fare dell’eternità un niente, e del niente un’eternità” (cit. Blaise Pascal).
Leggiamo l’incipit del componimento intitolato Certezza di cose vere: «Anche oggi è
sorta l’aurora / calice di chiarità di luce / e con la luce la speranza, / certezza di cose vere /
forza vitale a una realtà futura / per cogliere l’essenza dell’eternità. // È incontro di mente e cuore / passione e cautela / trascendenza e ragione / è rischio, è sfida di sopravvivenza /
gioia prima della gioia / oltre ogni comprensione…». Un inno alla speranza, alla libertà,
all’equilibrio e all’armonia, sotteso ad una vena intellettualistica di matrice filosofica.
Il senso e il sentimento del tempo sembrano essere i protagonisti della raccolta, categorie
che fanno da sfondo ad una natura elegiaca con l’aroma del pane ancora caldo e la danza dei fieni sulle aie: «… Dà vita il respiro del vento al mandorlo in fiore / in campi aulenti di
mirto / ove è fiamma la ginestra posseduta dal sole…» leggiamo in Necessaria
regressione». Una magia e malia della parola emoziona il lettore nel sogno ad occhi aperti
nel naufragare leopardianamente nel paesaggio che pare a poco a poco iridarsi per scendere fino all’anima e c’è un tu che è presente come la vita intensa dell’albero. Linearità
dell’incanto pare pervadere questi versi precisi, leggeri e icastici nella loro icasticità e
intelligenza.
L’io poetante si apre ad immagini e viene detta anche la parola stessa nel suo ripiegarsi
su se stessa con un procedimento intrigante: «…Indocile ora la parola nella sua secchezza /
quasi verbale prosciugamento / nella sua sofferta indecisione / che ogni iniziativa vieta /
nella soluzione degli eventi…» leggiamo in Sopraggiunge il crepuscolo; componimento
composito e complesso come tutti quelli della raccolta e uno dei pregi di questa poetica è
proprio la chiarezza nella sua vera natura articolata e sublime che tra detto e non detto trova la propria forza nel debordare dell’ipersegno.
Al lettore pare di affondare nelle pagine, nelle composizioni che hanno qualcosa di
scabro ed essenziale e solipsisticamente l’io-poetante molto autocentrato descrive situazioni che a tutti noi è capitato di vivere magari inconsciamente o preconsciamente ma che non avremmo potuto dire, delineare come riesce a fare la Nostra con urgenza e grande forza espressiva in quello che diviene un serrato esercizio di conoscenza in versi permeati da fascino, forza e nello stesso tempo dolcezza.
Raffaele Piazza
ENZA SANNA, Nei giorni, pref. di Maria Rizzi, Guido Miano Editore, Milano 2022, pp. 100,
isbn 978-88-31497-89-3, mianoposta@gmail.com.