Andrea Baracco
torna in scena al Teatro Duse di Bologna con il suo ultimo lavoro, l’Otello
di William Shakespeare, con la drammaturgia di Letizia Russo e la produzione del Teatro Stabile dell’Umbria. E lo fa portando sul palco un cast tutto al femminile, rovesciando così i canoni Elisabettiani che vedevano gli uomini interpretare tutti i ruoli. Donne potenti, vigorose e straordinariamente efficaci sono le protagoniste che mettono in scena i personaggi di quest’opera intramontabile. Nonostante questa scelta però, non c’è nessun desiderio da parte del regista di porre l’accento sulla questione femminile e nessuna volontà di snaturare l’opera che, anzi, grazie alle straordinarie interpretazioni delle protagoniste ciò che maggiormente spicca sono l’attenzione per le parole e la capacità dell’opera di risaltare la complessa natura umana, l’ambivalenza e la responsabilità delle azioni che si compiono a testimonianza, come lo stesso regista afferma, che “chiunque di noi può, un giorno, trovarsi a giocare il ruolo della vittima o del carnefice”.
Otto sono le attrici che incarnano le archetipe figure del dramma shekespeariano: Ilaria
Genatiempo veste i panni di Otello, Cristiana Tramparulo è Desdemona, Verdiana
Costanzo Cassio, Francesca Farcomeni si divide tra Brabanzio ed Emilia, Valentina Acca interpreta Roderigo, Viola Marietti Montano, Federica Fresco rispettivamente il Doge, Ludovico e Bianca e per finire una strepitosa Federica Fracassi che interpreta Iago dando al personaggio sfumature inedite e rendendolo il vero protagonista di questa rivisitazione.
Sarà proprio Iago, incastonato nei capelli rosso fuoco della Fracassi, a interagire con il
pubblico avvisandolo, anzitempo, che quello cui assisterà, sarà un viaggio inaspettato.
Cosi comincia la cospirazione di Iago, volta a distruggere Otello la cui colpa è di aver preferito Cassio a lui come luogotenente. Il resto è storia nota, tutti i personaggi, persino lui stesso, sono coinvolti nelle macchinazioni costruite da Iago fino ad arrivare al noto dramma finale.
Sebbene tutti conoscano Otello, qui la dichiarazione d’intenti è accompagnare lo spettatore
nel proprio abisso. Nessuno è esonerato da questa verità che riesce a fiorire, come ogni verità, dal falso, proprio come prevede il gioco del teatro. Gli abissi non riguardano solo i
protagonisti ma gli stessi spettatori che sono condotti negli interstizi delle trame ordite sì da Iago, ma rese possibili solo attraverso i comportamenti degli altri protagonisti che si lasciano guidare da un esperto manipolatore ma anche dai loro istinti più reconditi e dalla loro indole.
Nessuno è colpevole e nessuno è innocente in questo gioco.
La scena è composta da un fondale bianco molto semplice e lineare, attraverso il quale i
personaggi entrano ed escono e che, grazie anche a un eccellente gioco di luci creato da
Simone De Angelis, assume vari colori, proietta ombre che fungono da contrappunto alla
narrazione, nasconde intrighi e svela trame. Questi giochi cromatici sono essenziali per la
riuscita della messa in scena facendo risaltare i momenti cruciali della narrazione. Da
evidenziare anche il minuzioso contributo musicale di Giacomo Vezzani che riesce a dare
maggiore enfasi sia ai momenti drammatici che a quelli più lievi e scanzonati.
Amelia Di Pietro