Quasi cinquanta anni e non sentirli. E continuare ad entusiasmare le nuove generazioni. Ex ragazzi degli anni ’70 e giovani disinibiti della Generazione Z, mischiati nella grande platea esprimono la stessa euforia per le battute argute e le canzoni del musical più trasgressivo, coinvolgente e surreale che abbia calcato un palcoscenico, partecipando attivamente con travestimenti a tema, agitando le luci dello smartphone per accompagnare Science Fiction/Double Feature e scatenandosi sulle note di Time Warp. Ogni sera lo spettacolo si rinnova attraverso l’audience partecipation del pubblico che può acquistare un kit per interagire.
Dal 1973 Rocky Horror Show ha conquistato anche i benpensanti in più di 30 paesi, tradotto in oltre 20 lingue. Scritto da Richard O’Brien mentre cercava lavoro come attore, il fenomeno Rocky Horror esplose in un piccolo teatro sperimentale londinese, spostato poi nel King’s Road Theatre dove registrò il tutto esaurito fino al 1974, data del debutto americano. Nel 1975 venne tratta la versione cinematografica, la pellicola più proiettata della storia del cinema.
Lo spettacolo riassume le istanze culturali e il cambiamento dei costumi scaturiti dal ’68, diventando un classico. L’inserimento nel cartellone dell’Accademia Filarmonica Romana avviene nell’ottica della riproposizione di una musica di qualità che ha segnato le ultime generazioni mantenendo freschezza ed energia vitale, così da poter convivere con l’ampio ventaglio di generi proposto dalla Filarmonica. “Anche la musica classica è stata trasgressiva e sovversiva nei secoli” chiosa Claudio “Greg” Gregori, il Narratore che descrive la vicenda inserendosi nelle situazioni paradossali, come il Coro nelle tragedie greche.
Christopher Luscombe, che è il regista dal 2006, ha liberato lo show dagli orpelli riportandolo alle origini, coniugando un classico che parla alle generazioni con la stupefacente spettacolarità della tecnologia contemporanea. “Il Rocky è sempre stato un passo avanti – spiega Luscombe – ed è estremamente fresco. Credo sia un testo al di fuori del tempo. Il suo significato è sempre valido: invita alla tolleranza, a essere fedeli a se stessi. Libero e oltraggioso, è il manifesto di un’epoca che forse rimpiangiamo un po’ perché c’era voglia di uscire dai canoni ed essere più liberi e contemporaneamente desiderosi di divertirsi. È un classico intramontabile e anche ai giovanissimi arriva il suo messaggio di libertà e tolleranza, con Frank che incarna una specie di affascinante serpente che nell’Eden induce in tentazione”.
La mascherina sexy che vende sigarette e caramelle presenta lo show. Brad e Janet restano in panne davanti alla chiesa mentre si recano dall’ex insegnante dott. Scott e si rifugiano in un castello accolti dal buffo cameriere Rif Raf e sua sorella Magenta. La magione è abitata da inquietanti personaggi e l’arrivo dell’eccentrico scienziato travestito e bisessuale Frank ‘n Further che nel laboratorio fa rivivere la sua creatura Rocky Horror con il cervello di tale Eddie e il fisico atletico di Rocky, rivela ai fidanzatini di essere stati catapultati in un mondo irreale. Loro malgrado, saranno sedotti da Frank, capo di un gruppo di alieni giunti sulla Terra dal pianeta Transexual della galassia Transylvania per fare sesso con gli umani. Disorientati, i due giovani vedono crollare certezze morali e inibizioni e assaporano la trasgressione. Il motto “Don’t dream it, be it” degli strampalati abitatori della navicella spaziale è infatti un invito alla libertà sessuale e alla fluidità di genere, che negli anni ’70 appariva trasgressivo ma oggi nessuno immagina i bisessuali come degli alieni, e ciò significa che lo show è stato precursore di tematiche sempre attuali, lanciando un messaggio che attraversa i tempi e diventa eterno.
Quando Riff Raff e Magenta decidono di tornare sul proprio pianeta, un intenso e malinconico Frank canta I’m going home perché vuole rimanere sulla terra e fare sesso con gli umani, ma viene ucciso e muore tra le braccia di Rocky. La vita di Brad e Janet è cambiata per sempre, il pubblico è in piedi a ballare sui ritmi travolgenti eseguiti dal vivo.
Assurdo, irreale, grottesco, eccessivo, anarchico, dinamico, spettacolare.
Stephen Webb, nel ruolo di Frank’n Furter è magnetico e massiccio, sensuale e muscoloso avvolto dalle luci, in guêpière e giarrettiere. Straordinaria la potenza canora di Darcy Finden nella parte di Columbia.
Le luci sono protagoniste e aggiungono spessore alla scenografia fiabesca da luna park, come nel momento dell’apparizione di Rocky che si materializza con tutta la sua potenza atletica dall’immagine dell’uomo vitruviano.
“Lo vidi, ventenne, nel lontano 1983. Mi colpì molto per la straripante carica di energia e gioia esplosiva che riusciva a trasmettere. È un musical e quindi ha tutte le leziosità del genere: è eccessivo, didascalico, lineare e sopra le righe, ma è gagliardo davvero (…) Ancora stupisce per le liriche oltraggiose, per gli ammiccamenti e per le battute caustiche. Ancora scortica la sensibilità dell’uomo medio e gli urla che prima di giudicare qualcosa bisogna viverla” scrive Greg.
Autentici performer gli interpreti che sfoderano belle voci: oltre ai già citati, Suzie McAdam (Usherette e Magenta), Haley Flaherty (Janet), Richard Meek (Brad), Kristian Lavercombe (Riff Raff), Ben Westhead (Rocky), Joe Allen(Eddie/Dr Scott), Reece Budin/Fionán O’Carroll/Jessica Sole (Phantoms), Stefania Du Toit (Phantom/Dance Captain), Tyla Nurden/Nathan Shaw (Swing).
Tania Turnaturi