venerdì, Aprile 19, 2024

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“Moby Dick” ci mette “alla prova” al Donizetti

Tratta dal famoso romanzo dell'americano Herman Melville e divenuto uno spettacolo teatrale con Orson Welles il regista Elio De Capitani ne ha tratto un lavoro unico

Si conclude con un applauso lungo e convinto da parte del pubblico del teatro “Donizetti” di Bergamo, l’ultima replica nella pomeridiana di domenica: “Moby Dick alla prova” con un tributo a Cristina Viti che ha tradotto il testo adattandolo alla regia di Elio De Capitani. Quest’ultima è stata richiamata peraltro a gran voce a fine spettacolo dal protagonista “Achab” e fatta salire sul palcoscenico per essere acclamata, nonché, non ultimo, un ricordo commosso alla memoria del parmense Gigi Dell’Aglio il grande regista teatrale scomparso nel dicembre del 2020 ma che ad ogni performance dell’opera scritta, diretta ed interpretata da Orson Welles, viene menzionato, quasi come un atto dovuto, da tutti gli attori in scena.

Dunque, il testo originario che s’ispira al romanzo di Herman Melville di metà ‘800, eccolo come giunge nei teatri italiani in uno spettacolo a cui lo stesso De Capitani ha lavorato nel corso degli ultimi due anni “inedito in Italia” e che rappresenta per De Capitani una sorta di “esperimento molteplice”. All’apertura del sipario, gli attori sono quasi tutti in scena e compaiono prendendo vita appena vengono inquadrati dalle luci, una costante quest’ultima che caratterizzerà ancor di più lo spettacolo.

Iniziata un po’ sommessamente “Moby Dick alla prova” è stata un crescendo soprattutto nel secondo atto, quello finale, quando appare Moby Dick” appunto, l’enorme capodoglio bianco cui il capitano Achab ha cercato per tutta la vita, facendone una ragione di vita al solo ed unico scopo di ucciderlo per soddisfare la sua sete di vendetta a causa di averlo “mozzato” di una gamba. Lui, che con la sua ciurma, sulla nave “Pequod” la coinvolge, in quello che per lui è diventato un incubo costante dal quale non può disfarsene e di cui i marinai ne diventano partecipi “involontari”, persino quell’Ismaele che narra tutta la vicenda sin dall’inizio e che pur tuttavia riesce ad essere l’unico a salvarsi in mezzo al mare mentre da un lato il capodoglio colpito più volte dalla lancia di Achab e dall’altro la nave con lo stesso Achab vengono risucchiati nel vortice del mare scomparendo letteralmente alla sua vista.

“Moby Dick alla prova” è un viaggio intenso e profondo della vita di ciascun uomo, di tutti gli uomini che nel corso dei secoli invece di riavvicinarsi tra loro per tentare di migliorare il pianeta in cui vivono finiscono col portarlo verso la sua cancellazione. E’ quasi una metafora della vita, sempre attuale, in cui la sfida non è un metodo per misurarsi nella capacità di portare benessere e vitalità, bensì un atto con il quale si tende verso l’autodistruzione.

La corsa agli armamenti negli anni passati ed aumentati nell’ultimo anno in coincidenza della guerra in Ucraina da contrapporre l’Occidente ad una Russia riottosa senza contare le tante guerre sparse per il mondo, oltre al riscaldamento globale e chi più ne ha, più ne metta contraddistinguono un periodo complesso, difficile e che non lascia, ahinoi, una scia di pensieri positivi. Ebbene, mentre succede tutto questo continuiamo imperterriti ed incuranti a farci del male, a correre in continuazione senza soluzione di continuità senza fermarci un attimo a riflettere sulla nostra spiacevole condizione… Moby Dick è anche questo ed i secoli a venire non hanno insegnato poi molto, purtroppo…

ph: Marcella Foccardi

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