giovedì, Marzo 28, 2024

Area Riservata

Spettri

In scena, presso il Teatro della Pergola di Firenze, fino al 12 Febbraio

di Henrik Ibsen

versione italiana e adattamento Fausto Paravidino

con Andrea Jonasson

e Gianluca Merolli, Fabio Sartor, Giancarlo Previati, Eleonora Panizzo

regia Rimas Tuminas

 

scene e costumi Adomas Jacovskis

musica Faustas Latènas, Giedrius Puskunigis, Jean Sibelius, Georges Bizet

disegno luci Fiammetta Baldiserri

ripresa luci Oscar Frosio

produzione TSV – Teatro Nazionale

Foto Serena Pea

 

Insieme ad un sorprendente cast di attori, la carismatica Andrea Jonasson, diretta da Rimas Tuminas, torna sul palcoscenico per interpretare l’ icona arcaica della passione materna. Spettri è un dramma psicologico e intimamente shakespeariano che porta in scena l’arroganza della felicità a discapito di tutti, denunciando, in chiave profonda e visionaria, le atrocità e le angosce che popolano il perbenismo oppressivo della società borghese, inamidata e sostenuta da rigidi protocolli, dietro i quali si annidano pulsioni bestiali, camuffate tanto ad arte, da soffocare voracemente, alla fine, anche i suoi sostenitori.

La fissità pesante della scena in penombra, è animata, a lungo, da un desolante candore di polveri che sembrano spazzare via il tempo, lasciando impietosamente immutate le antiche disgrazie che vi hanno attecchito in un gelido passato, rivisitato in un sogno tormentato.

Lo specchio sullo sfondo suggerisce una doppia presenza, un mutevole controcampo, una lente interiore in cui i metapersonaggi si muovono, conversano, danzano, in un clima di nauseante  e delirante deformazione della realtà  che documenta, con traslucida aderenza, la densità del sentimento doloroso, apparentemente lenito dalla violenza altalenante dell’illusione che, infine, si rivela sempre fatale e distruttiva.

Centrale, il tema dell’espiazione, come tentativo di sopravvivenza agli eventi tragici, che straripano dal loro corso naturale, per  sommergere l’intera esistenza e trasmettersi, come germi infestanti, ai  figli  che non hanno chiesto la vita.

L’ineguagliabile Henrik Ibsen tramanda, in quest’opera,  riportata finalmente al suo pieno splendore, la legge marziale dell’anima.

Ines Arsì

 

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