Il berretto a sonagli al Teatro Verdi di Salerno dal 02 al 05 marzo 2023
di Luigi Pirandello
con Gabriela Lavia, Federica Di Martino, Francesco Bonomo, Matilde Piana,
Maribella Piana, Mario Pietramala, Giovanna Guida, Beatrice Ceccherini
regia di Gabriele Lavia
scene Alessandro Camera
costumi ideati dagli allievi del terzo anno dell’Accademia Costume & Moda: Matilde Annis,
Carlotta Bufalini, Flavia Garbini, Ludovica Ottaviani, Valentina Poli, Stefano Ritrovato,
Nora Sala – coordinatore Andrea Viotti
musiche Antonio Di Pofi
luci Giuseppe Filipponio
produzione Effimera SRL in coproduzione con Diana Or.i.s.
Uno spettacolo ‘importante’.
Una scenografia ‘ingombrante’ fuoriesce dal luogo deputato abbattendo di fatto la
quarta parete, entra di prepotenza nell’aria riservata al pubblico. La platea è
soggiogata ed osserva le presenze ai due angoli apprezzando la bravura degli attori
che riescono a rimanere immobili in attesa che lo spettacolo abbia inizio. Si capirà
che in realtà sono manichini talmente realistici da ingannare l’occhio. Tutto è
coperto da stoffe che non sono più bianche, anche se forse un tempo lo erano, ma
annerite, anzi ingrigite da polvere e cenere, ombre di un passato che sembra rivivere
di continuo la medesima storia, senza saperne o volerne uscire, senza trovare il
modo di strappare le ragnatele che non si vedono ma si intuiscono.
Il palcoscenico dall’ampia apertura del proscenio si restringe nel fondo, un trapezio
che si perde nel buio, dove enigmatiche presenze mute, convitati di pietra, o
semplicemente manichini perfetti nei costumi e nelle posizioni da invidiare attori
reali, aderisce magistralmente alla situazione, definendone atmosfere, inquietudini,
sensazioni, sentimenti. Un piano inclinato, (che non so perché ricorda vagamente un
allestimento dei Giganti della Montagna), anch’esso ricoperto di stoffe , collega il
salone del palazzo dove si consuma la folle gelosia di Beatrice con l’esterno di
facciata del paese e della gente.
L’improvvisa caduta della tenda-parete laterale del trapezio è un colpo al cuore per
il povero Ciampa rimasto ferito nell’apparenza fisica e sociale: la macchia rossa sulla
fronte è un marchio che grida vendetta.
Il testo è sempre una continua scoperta, ennesima conferma del Genio, Pirandello,
rivoluzionario e folle, nostro orgoglio e vanto, gigante della drammaturgia che ha
parlato a chiare lettere di verità sempre celate dai tabù e dalle ipocrisie.
Lavia, il sempre bello ‘ragazzo’ del teatro italiano ha dato un suo personalissimo
carattere al “Sono niente, io?” di Ciampa che trova il suo naturale sfogo nel balletto
euforico di “Mani pulite” quando scopre il modo di uscire dal pantano della
vergogna evitando il delitto d’onore. Lo scrivano siciliano, consapevole ma non
compiacente dell’avvenenza della moglie e delle sue voglie, ne apprezza la docilità ,e
lo scandalo provocato dal pruriginoso desiderio di rivalsa della signora Beatrice,
moglie del Cavaliere, lacera di fatto la tranquilla apparecchiata normalità domestica.
La splendida Federica Di Martino, interpreta con diafana convinzione la signora
Beatrice, mai nome fu più evidente ossimoro nella sua veste abbandonata di donna
angelicata che si candida anzi si condanna alla condizione di indemoniata folle e
pazza.
Un divano, tre poltrone e una sedia provocatoriamente tagliati ad altezze diverse
rimandano a burattini claudicanti costretti all’immobilità, e condizionano le posizioni
innaturali degli attori nelle loro sedute.
Manichini in scena, folla silenziosa ed attenta osservatrice delle convenzioni sociali
e giudice delle regole da rispettare con disprezzo della sofferenza personale.
Pubbliche virtù e privati vizi, da consumare ma da nascondere.
Una gigantesca pianta al centro, dietro il divano rosso, consumato da una passione
svanita, segna quasi, nella geometria della scena, un vigile che dirige il traffico delle
emozioni, l’albero delle mele, del bene e del male che si disputano la vittoria finale
in questo bizzarro caso in cui la verità gridata firma e sancisce la pazzia come
paravento sociale.
Bravi tutti gli attori. La recitazione di maniera, spesso esacerbata nei movimenti e
nelle battute è una scelta da accettare anche perché di fronte al talento e alla
bravura bisogna soltanto muovere le mani per applaudire
Grande Lavia, conferma la sua istrionica padronanza della scena e pilastro del
teatro,è ben contornato da validi compagni , tra cui segnaliamo la caratterizzazione
del deputato Spanò, della arzilla balia Fana e del fratello Fifì, leggiadro e svagato
danzatore.
3
Emozione degli attori in scena e degli spettatori in sala nei momenti cruciali, quando
il monologo arrivava alle battute conosciute ed amate il silenzio era assordante.
Tutti quasi a trattenere il fiato per meglio ascoltare. E questo, credo possa ancora
farci sperare che il Teatro vivrà a lungo, per sempre!
Applausi
Antonella Parisi