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Il Processo

Al Teatro Ciak di Roma fino al 12 marzo 2023

 

Una trasposizione venata di ironia e sarcasmo che vira al grottesco nell’adattamento teatrale di Massimiliano Giovanetti e Michele Montemagno.

Il romanzo incompiuto che Franz Kafka scrisse fra il 1914 e il 1915, pubblicato postumo nel 1925 e non dato alle fiamme come avrebbe voluto l’autore, affronta i temi dell’ineluttabilità della Legge e della passiva accettazione di una giustizia insondabile e autoreferenziale, alla quale si contrappone la razionalità del protagonista.

La mattina del suo trentesimo compleanno, al risveglio, Josef K scivola vertiginosamente dentro un incubo inspiegabile al cospetto di due agenti che gli notificano l’arresto per un’accusa non circostanziata, e ignota anche al tribunale. Lasciato tuttavia a piede libero, l’uomo nutre fiducia nella giustizia e inizia a organizzarsi per cercare risposte, precipitando in una spirale che sempre più lo risucchia in un vortice senza fine.

Continuando a lavorare presso la sua banca, si presenta agli interrogatori quando viene convocato auspicando che la stima di cui gode lo aiuti a dimostrare che si tratta di un mostruoso equivoco o, forse, di una burla.

La libertà di movimento non sarà accompagnata dall’esercizio delle libertà personali, tutto gli sarà precluso, non potrà esercitare alcun diritto e non potrà coltivare nemmeno la speranza dell’assoluzione piena. Capisce di essere isolato poiché tutti sono a conoscenza del suo strano processo e nessuno crede alla sua innocenza, pur non essendo mai stata formalizzata l’accusa.

Si dibatterà inutilmente tra i consigli dello zio Karl, un ameno pittore che realizza orrendi ritratti dei giudici e gli consiglia di sperare in continui rinvii delle udienze, un narcolettico avvocato azzeccagarbugli colpito da improvvisi attacchi di sonno, che induce nei suoi assistiti una dipendenza dalle sue elucubranti farneticazioni trattandoli come cagnolini.

Nelle maglie di una giustizia amministrata attraverso corruzione e arbitrio, che giudica Josef K colpevole a priori, si incaglia la burocrazia ottusa e vessatoria che non consente di raccogliere prove a discolpa.

La rassegnazione sarà l’unico sbocco possibile nella vita di un cittadino che non sarà in grado di contrastare la violenza del potere, come spiegherà a Josef K il cappellano, sostenendo che tutto è scritto e le porte della giustizia resteranno serrate.

L’esito per il protagonista sarà l’applicazione della condanna.

Anche nella vita reale a qualcuno è capitato di rimanere soffocato da meccanismi pubblici stritolanti e alienanti che non garantiscono la giustizia che sono tenuti ad amministrare ma, anzi, inducono un angoscioso senso di colpa.

Nel linguaggio comune, infatti, kafkiano è entrato nell’uso per indicare una situazione in cui si rimane impaniati come in un labirinto senza vie d’uscita.

La messinscena accentua in chiave paradossale, sarcastica e infine grottesca l’illogicità di questo paradosso in cui il cittadino rimane imbrigliato, privato di una soluzione accettabile e razionale. Ogni interprete affronta diversi ruoli dando la sensazione di una moltitudine di personaggi, alcuni perfino clowneschi nei toni e nei tic, figure incongruenti ed estreme del gran circo della vita. Il ritmo sostenuto del primo atto rallenta, in una sorta di compiacimento attoriale e registico, nel secondo che privilegia i toni farseschi.

La regia di Anna Masullo alterna la rappresentazione di alcuni avvenimenti al racconto di altri eventi effettuato sul proscenio da una attrice.

La scenografia minimalista (di Fabiana Di Marco) fodera i lati e il fondo di teli bianchi con aperture ritagliate da cui viene dipanato il lungo filo di panni stesi nel cortile del tribunale o vi vengono appesi i ritratti cubisti del pittore Titorelli oppure diventano finestre dalle quali entra la bufera di neve, oltre il quale in controluce appare la figura del cappellano nel duomo. Costumi di Susanna Proietti, musiche di Federico Capranica, luci di Marco Catalucci.

Bella prova corale degli interpreti: Ruben Rigillo è angosciato e indomito nei panni di Josef K, Mario Scaletta si diverte nel ruolo dell’artista Titorelli, Riccardo Bàrbera gigioneggia tratteggiando l’avvocato, Linda Manganelli, Fabrizio Bordignon, Barbara Abbondanza, Gigi Palla, Enrico Ottaviano sono gli altri interpreti.

Tania Turnaturi

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