A Soverato (Cz) prossimo nuovo appuntamento la prossima domenica 16 aprile nel doppio appuntamento delle 17 e delle 20,45 con il “Teatro del Grillo” e, stavolta, con la compagnia Nest affronta per la prima volta Pirandello e sceglie “Il Berretto a
Sonagli”, nella versione del 1917, scritta dall’autore agrigentino in dialetto siciliano. La
storia è quella di Beatrice, una moglie tradita e fermamente decisa a tendere una trappola
al marito per coglierlo in flagrante con l’amante, a sua volta sposata, perché vuole giustizia, il divorzio e gli alimenti. I familiari tentano di dissuaderla, perché non si devono mettere in
piazza gli affari propri, piuttosto si deve fare finta di niente. È di questa opinione anche il
marito dell’amante, lo scrivano/filosofo Ciampa: l’uomo, benché tradito, non ne
vuole sapere di passare per cornuto. Da qui, una serie di eventi e colpi di scena, che
vedranno i clandestini colti in flagrante, ma tutti intorno a Beatrice pronti a negare
l’evidenza, in nome del perbenismo dominante.
Con un approccio originale e fortemente identitario, la Compagnia Nest parte dal testo in
siciliano e lo riscrive in napoletano, esaltando con la forza del dialetto tutta la cattiveria,
l’odio e lo scherno di questa storia di ordinaria inumanità. In scena, nell’allestimento
firmato da Giuseppe Miale di Mauro, troviamo due attori storici della compagnia, Giuseppe
Gaudino e Adriano Pantaleo, accompagnati da Mario Cangiano e Valentina Acca.
NOTE DI REGIA
Abbiamo provato a dare una lettura individuale al testo pirandelliano. Da qui la scelta
di raccontare la storia del berretto a sonagli mettendo al centro della vicenda Beatrice,
una rivoluzionaria femminista ante litteram che prova a scardinare con la sua battaglia
l’immobilismo della società e la visione maschilista e ipocrita del rapporto uomo – donna.
Questa idea nasce anche dal forte impatto misogino del testo pirandelliano, in cui c’è
un annullamento del ruolo della donna che in questa versione sarà enfatizzato dalla
presenza di una sola attrice messa in mezzo da un manipolo di uomini (a volte travestiti da
donne) che la vesseranno fino a consigliarle la pazzia come unica via d’uscita.