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Piace il “Cyrano” di Arturo Cirillo

Applaudite le repliche della "poetica e musicale" commedia di Edmond Rostand nell'adattamento e per la regia dell'attore partenopeo

Con il “Cyrano de Bergerac” tratto dalla celeberrima commedia di Edmond Rostand si conclude la stagione di prosa al teatro “Donizetti” di Bergamo per quello che è stato un anno esaltante da ogni punto di vista. E il “Cyrano” nell’adattamento e per la regia di un bravo e funambolico Arturo Cirillo non poteva, dal canto suo, rappresentare la classica ciliegina sulla torta così da chiudere nel modo migliore. Lo spettacolo è piaciuto, ha divertito gli spettatori, e gli applausi scroscianti alla fine lo hanno ampiamente dimostrato. Ma è stato lo stesso Arturo Cirillo a non risparmiarsi. Nella replica straordinaria del giorno prima della consueta pomeridiana domenicale il regista ed attore partenopeo nella sua performance non ha mancato di correre per due volte di seguito lungo il perimetro della platea del teatro per manifestare tutta la sua felicità al pubblico presente. “Andare con il ricordo ad un musical da me visto da ragazzino a Napoli nell’ancora esistente teatro Politeama– ha raccontato nelle note di regia lo stesso Cirillo – è stato il primo moto di questo nuovo spettacolo. Il musical era il il “Cyrano” di Rostand, a sua volta, ispirato ad un personaggio storicamente vissuto, coetaneo del mio amato Moliere. Riandare con la memoria a quella esperienza di giovane spettatore è per me risentire, forte come allora, l’attrazione per il teatro, la commozione per una storia d’amore impossibile e quindi fallimentare, ma non per questo meno presente, grazie proprio alla finzione della scena”. Il “Cyrano” di Cirillo accentua dunque di più il lato “poetico e visionario” e meno quello di spadaccino ed eroe risaputo del personaggio di Rostand. Un Cirillo più concentrato ed incentrato a raccontare la triste vicenda della storia d’amore tra Cyrano appunto, Rossana (Irene Ciani) e Cristiano (Giacomo Vigentini) attraverso le parole del testo e le note musicali tali da rendere ancora più evidente il dramma di un uomo che si considerava brutto e di conseguenza degno di non essere amato; a tal punto, da “affascinare” letteralmente con la sua voce suadente e conquistatrice Rossana, standosene defilato nella penombra accanto a Cristiano, facendole credere che sia invece stato quest’ultimo a parlarle fino a sedurla e poterla così condurre fino all’altare. Insomma una storia intrecciata non dissimile da tante della contemporaneità, da rendere la commedia perfettamente attuale, ma dove la poesia e le musiche sono riuscite con lo suscitare sempre nuove ed insondabili emozioni.

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