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La dolce ala della giovinezza – recensione

Uno dei più famosi drammi di Tennessee Williams prende vita nella traduzione italiana di Masolino D’Amico. La dolce ala della giovinezza, andato in scena al Teatro Duse di Bologna dal 21 al 23 aprile, vede Elena Sofia Ricci protagonista nei panni dell’attrice in declino Alexandra Del Lago. Sedotta dal gigolò Chance Wayne, interpretato da Gabriele Anagni, la star fa i conti con i fasti del passato e il presente alquanto incerto e fumoso, almeno apparentemente.
L’incontro fra i due in una stanza d’albergo dove abbondano fumo e alcool è il fulcro concettuale dell’opera, che affronta i temi della giovinezza contrapposta alla vecchiaia, del tempo che passa, della fragilità della vita e di come in un istante tutto può cambiare e addirittura ribaltarsi. Il giovane cerca di rilanciare la sua carriera d’attore, ancora innamorato dell’ex ragazza e per questo triste e disorientato dal ritorno nella sua città. In contrapposizione Alexandra sull’orlo di una crisi di nervi, vive nel presente non riuscendo a focalizzare un futuro che sente grigio e opprimente.
Pierluigi Pizzi cura regia, scene e costumi di uno spettacolo che, tradizionalmente prevede due atti, qui condensati in un unico atto di quasi due ore. Il testo di Williams è denso di dialoghi e riflessioni, e la scelta di rinunciare alla pausa fra i due atti non si rivela affatto felice, rendendo lo spettacolo un po’ piatto e penalizzando l’azione che scatena i colpi di scena sul finire.
Elena Sofia Ricci è perfettamente calata nel ruolo e dona alla sua Alexandra una complessità visibile nelle molte sfaccettature caratteriali durante la pièce.

Erika Di Bennardo

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