mercoledì, Giugno 7, 2023

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Preferirei di no

Al Teatro Manzoni fino al 4 giugno 2023

Nella cucina-tinello di una casa di campagna una donna affetta ortaggi e parla tra sé e sé, come fa chi vive da solo. Fuori scroscia ininterrotta la pioggia e, quando la donna tenta di telefonare, l’apparecchio risulta disattivato e la luce è intermittente.

Il maltempo influisce sull’umore di Teresa, dalla disposizione d’animo fragile e incline alle depressioni. Affettare verdure, cucinare dolci e tenere sotto controllo la temperatura del forno la tengono impegnata e rappresentano un deterrente per la sua inclinazione alla malinconia.

Come un sasso lanciato in uno specchio d’acqua stagnante, l’arrivo di una giovane donna che sembra voglia ripararsi dalla pioggia, scompiglia l’equilibrio. Teresa l’accoglie, ma inizia a dare segni di impazienza per la quiete turbata.

Dopo uno scambio di battute aspre che rivelano i trascorsi in una casa di cura per malattie mentali dopo aver sparato al marito, la giovane riconosce la madre che non vede da venti anni.

Diana viene subito al punto e spiega il motivo della visita. Il padre è candidato alla Presidenza del Consiglio e il suo ‘curatore d’immagine’ ritiene di proporre un quadro familiare idilliaco e rassicurante che possa sostenere una candidatura vincente. Non potendo presentarsi all’elettorato con la moglie al fianco, è necessario almeno che venga diffusa una intervista in cui la consorte decanti le buone qualità umane e pubbliche dell’uomo.

Alle veementi proteste di Teresa che non intende incontrare giornalisti e rilasciare dichiarazioni compiacenti, Diana propone di semplificare effettuando una registrazione casalinga.

Teresa, pur vivendo da tempo in quell’eremo campestre, dimostra volitività, capacità di analisi, attitudine all’introspezione, ironia e finanche sarcasmo. L’intelligenza vivace e la freschezza dei ricordi della sua vita di moglie le impediscono di assoggettarsi all’ipocrisia che la campagna elettorale le impone, e a ogni richiesta della figlia risponde “Preferirei di no”.

Sulla corda di un dialogo teso allo stremo emergono le motivazioni ideali dell’una e quelle opportuniste dell’altra. Teresa è schietta, rigorosa, onesta e, infatti, ha sparato al marito per disillusione, quanto Diana è calcolatrice, arida e cinica sostenitrice della scalata politica del padre, eminente uomo politico privo di senso morale e traditore seriale.

Mentre fuori infuria il temporale, il clima della cucina si arroventa nello scontro di due visioni della vita: rettitudine e ordine morale, difesi anche a colpi di pistola, versus falsità e conformismo perseguiti a ogni costo. Tracimano sentimenti conflittuali repressi per anni, in una schermaglia senza soluzione di continuità il cui detonatore è la figura del marito e padre, descritto in modo divergente dalle due donne, di cui una si vergogna mentre l’altra lo esalta.

Si può aprire uno spiraglio di convergenza? Ma, soprattutto, lo scontro è reale o è frutto dell’immaginazione di una donna preda della solitudine?

Nel conflitto di opinioni tra madre e figlia affiora il riflesso del difficile rapporto tra l’autrice Antonia Brancati e la madre Anna Proclemer, che interpretò il testo insieme a Fiorenza Marchegiani al Festival del Teatro di Taormina del 1995.

Ivana Monti è impareggiabile e il ruolo della madre le si attaglia con estrema naturalezza nel fraseggio, nei toni, nell’ironia sottile, ben coadiuvata da Maria Cristina Gionta nell’attenta regia di Silvio Giordani. A cadenzare la tensione, il sax di Vittorio Cuculo che suona dal vivo, illuminato quando la scena è in ombra (scene di Mario Amodio, luci di Marco Macrini, costumi di Lucia Mariani).

Afferma Antonia Brancati: “Preferirei di no nasce nel 1994. Era l’epoca di tangentopoli, del “così fan tutti”, della sconfitta dell’idealismo, del prevalere della rassegnazione o del pragmatismo ed io volevo scrivere di una donna che fosse – come siamo, o, almeno, come dovremmo essere – migliore degli uomini. La casa di campagna in cui la mia protagonista cucina maniacalmente e si occupa del bucato vuole essere in realtà una “torre d’avorio” in cui – per dirla con le parole di mio padre – “l’aria di un secolo si condensa meglio che in un ufficio pubblico. Quello della madre è un grande ruolo per una attrice matura, e nel 1995 mia madre lo ha voluto interpretare. Sono orgogliosa che la grande attrice spagnola Julia Gutierrez Caba abbia scelto questo mio testo per festeggiare i suoi 50 anni di teatro nel 1998 e sono adesso felice che un’attrice come Ivana abbia deciso di farlo rivivere”.

Scrive Silvio Giordani nelle note di regia: “Interessante duello psicologico con un finale a sorpresa. Teresa si è nascosta da se stessa fuggendo dal passato e dal riflesso abbagliante di una vita politica accanto al marito senatore. Quel passato che l’ha distrutta ritorna quando nella sua casa di campagna irrompe Diana a sconvolgere fragili equilibri faticosamente costruiti. Delicato, intenso, ironico e graffiante, il testo conserva sempre una vena di sottile umorismo ed è una spietata analisi dei compromessi e delle feroci regole del gioco della politica”.

 

Tania Turnaturi

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