Si è aperta la terza edizione del Festival promosso dai Chille de la balanza, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti, DiDA Unifi, il Comune di Firenze e l’Azienda Usl Toscana Centro, in un clima di viva partecipazione che animerà l’ex manicomio di San Salvi sino al 13 maggio, la data in cui ricorre l’approvazione della Legge Basaglia. L’evento vede la partecipazione di molti giovani artisti, grazie ad un bando che ha offerto, ai candidati selezionati, l’opportunità di confrontarsi con il tema della salute mentale, attraverso elaborazioni di arte visiva, architettura, teatro e danza.
Le installazioni di Zeno Festi, Marcela Castaneda Florian, Matilde Lezzerini, Adnane Mansouri, Marianna Piccini, Matteo Stampatori e Xiao Shao, saranno visitabili gratuitamente, nella bellissima cornice del parco, mentre, per la sezione Teatro e le Storie dei manicomi di un tempo e dei nostri giorni, la premiazione finale avverrà a conclusione delle votazioni della giuria popolare e tecnica.
Come sempre, i ragazzi sono stati affiancati nella formazione laboratoriale da Claudio Ascoli e Sissi Abbondanza, che li hanno guidati in un percorso di incontri e lezioni con artisti e docenti, testimoniando ancora il loro profondo e prezioso impegno nella rigenerazione del territorio urbano, nella sensibilizzazione della comunità e nella divulgazione di una cultura educante.
Lo spazio scenico sarà contaminato, fino a lunedì, dal talento degli attori che si alterneranno all’attenzione del pubblico, portando sul palco il risultato di un lavoro sorprendentemente intimo e toccante, a partire da Come fanno le api di Greta Campisi che, con presenza efficace e l’ausilio più che simbolico di un microfono, sceglie di dar voce a una storia di equilibrio sulla fune della bulimia, raccontando con una competenza narrativa davvero capillare, la quotidianità della malattia, dal suo esordio sino all’accettazione che porta sulla via della guarigione.
Di caratura letteraria il testo dei 30 anni, di Michele Tomai, che scende dalla cattedra del professore per rivelare come il trascorrere del tempo possa regalare anche una sosta di riflessione, ricavata tra le trame fitte della professione e della vita privata, francescanamente costruita, pensiero su pensiero, in una titanica lotta con le pressioni sociali, attraverso il disincanto fisiologico che accompagna il perseguire faticoso dei propri ideali e il percorso verso la compiuta realizzazione della propria identità nel mondo, mai priva di sofferenze ma anche di nuove gestazioni in embrione.
L’Opaco, di Paola Polifrone, è un chiaroscuro che svela, attraverso luci ed ombre del bozzolo della crescita, il tormento e la forza espressiva del corpo, la tortura della costrizione e la purezza del desiderio di ribellione e libertà, sino all’epilogo antico e bellissimo del mito della metamorfosi.
Ritornerai bambina, la breve e intensa pièce sull’identità di genere di Antonio Coccia e con Carlo Celotti, mette allo specchio e a confronto il coraggio con la paura, il senso di colpa con il desiderio, l’innocenza e il giudizio, in un dialogo tra forze opposte, eppure affini, che si affrontano, si scontrano, si perdono, cantando il procedere della vita, l’identità in transito tra passato e futuro ed il lutto per quanto non ci appartiene più.
Quattro autori promettenti e quattro storie di matrice biografica che mettono in luce la volontà degli autori-attori di lasciare una testimonianza autentica di sé, del proprio percorso di vita, delle difficoltà affrontate e delle reazioni dettate dal più profondo impulso di vivere.
Ines Arsì