Andato in scena il 25 ottobre, Florian Espace, Pescara
Dopo le ottime premesse mostrate lo scorso anno, nel corso del Festival SCENARI EUROPEI ’23, Matilde D’Accardi torna a Pescara, sempre sul palco del Florian Espace, sempre con il suo “BAUBO’ (un monologo utero & dilettevole)”.
Se quella di un anno fa era un’anteprima, in versione studio della durata di 20 minuti, la messinscena vista venerdì è l’esito completo di questo progetto dalla cifra personale e testimoniale, eppure non limitata alla sfera dell’esperienza individuale.
Il titolo dello spettacolo informa con studiata velatezza circa tema e stile dell’allestimento, ovvero una vicenda clinica che diviene inevitabilmente un percorso di dubbio e riscoperta di sé, a tutto tondo.
L’io narrante che l’attrice impersona coincide con la stessa Matilde D’Accardi; il corpo di cui racconta con particolareggiata dovizia nominale è il medesimo corpo che noi spettatori vediamo davanti a noi, su di un palcoscenico contornato da un tappeto tondo, tinto di un distensivo tono di verde, sormontato da un monticello di sfere variopinte. Forme e colori morbidi, allietanti, come si addice ai luoghi che ambiscono alla missione di curare, o correggere.
Un corpo che scopre al suo interno un danno contiene soprattutto un io che si interroga su di sé, sul proprio passato ancor più che sul futuro. Ecco perché una trama “medicale” e specifica può rivelarsi un materiale aggregante ed assoluto. Ma perché questo passaggio si concretizzi c’è bisogno di cogliere la giusta via del bivio, drammaturgicamente parlando.
Qui veniamo alla questione dello stile. Il tema di “Baubò” conduceva con naturale propensione verso le forme del teatro di narrazione. Matilde D’Accardi decide invece di puntare sulla commedia, perseguendo – certo – una verve brillante che le appartiene, ma soprattutto optando per quel linguaggio che –tra le corde teatrali – dialoga con l’ascolto lucido del pubblico. Per lo stesso motivo, non approda direttamente nel territorio della stand up, che pure le avrebbe permesso di costruire un allestimento più agevole in termini materiali, più versatile in termini logistici e forse più appetibile in termini di “tendenza”.
“Baubò” rivendica la propria appartenenza alla “convenzione” teatrale, ad un codice plurimo fatto di più linguaggi espressivi che si intrecciano. Nella sua essenzialità, la scenografia vive: non c’è un elemento, un oggetto di scena che non abbia il suo momento dinamico all’interno del lavoro attorico, mentre gli elementi immateriali scandiscono i tempi strutturali dello spettacolo, dalla presenza della voce fuori campo ai momenti di interazione con il pubblico.
Paolo Verlengia
CREDITS:
BAUBO’ (monologo utero & dilettevole)
di e con Matilde D’Accardi
regia e suoni Tommaso Capodanno
scenografia Alessandra Solimene
foto di scena Manuela Giusto
Residenza Produttiva:Carrozzerie | n.o.t
Con il sostegno dell’Ass. Settimo Cielo – Teatro La Fenice di Arsoli
Semifinalista Premio Scenario 2023
Florian Metateatro, Stagione 2024-25, Rassegna “Teatro d’Autore ed altri linguaggi”