recensione
Beatrice Arnera in Pronto, Freud? a Bologna
Dissacrante, spiritosa, sempre sul pezzo, profonda e inarrestabile. Beatrice Arnera ha “smosso” gli animi e le poltrone del Teatro Celebrazioni di Bologna con il suo Pronto, Freud?, spettacolo che ripercorre dodici anni passati (realmente) in terapia ad elaborare una vita sempre incasinata, mai ordinaria. La classica chaise longue, meglio conosciuta come il “lettino” dello psicologo da un lato del palco, dall’altro la sagoma scura, fumosa e ingombrante dello strizzacervelli che la interroga sui suoi innumerevoli lati, oscuri e non. La giovane attrice si lascia andare a confessioni e paturnie mettendo in gioco le sue molte personalità, partendo dall’infanzia passata con due padri e la madre (molto
poco materna) cantante lirica, passando per i classici drammi esistenziali di un’adolescenza turbolenta per arrivare all’età adulta, dove si barcamena fra le mille gioie (e dolori) della maternità.
Per quasi due ore Arnera tiene in mano il pubblico partecipe e ridacchiante senza mai mollarlo un attimo, ma è proprio nel racconto della recente maternità che da il meglio di sé. Sbugiardando i numerosi miti della maternità tutta “rose e fiori” e il famigerato (e scientificamente inesistente) istinto materno, entra a piede teso in un tema spinoso al giorno d’oggi, in cui il governo lamenta lo scarso incremento demografico non garantendo però di contro (anzi) le giuste tutele e diritti alle madri che, sempre più spesso, sono lasciate sole in un gigantesco loop al sapore dell’omonimo “io speriamo che me la cavo”. «Una risata salverà il mondo», diceva Charlie Chaplin, ed è proprio con questo spirito che Arnera si autopsicanalizza, trovando l’ironia in situazioni che di ironico non avrebbero niente, tentando così di beffare la sorte e affrontare i demoni a muso duro sì, ma con il sorriso sulle labbra, spiazzandoli. Ora determinata ora (raramente) dolce, riottosa e decisamente sincera, fra monologhi, diversi dialetti, riflessioni ma anche brani cantati dal vivo, Arnera porta in scena un pressoché perfetto one woman show, dimostrando grande talento e voglia di imporsi in una scena comica nazionale che, purtroppo, vede emergere ancora poche donne. Prosit, perché non ancora trentenne, la giovane artista ha tutte le carte in regola per una carriera spumeggiante.
Erika Di Bennardo