Andato in scena il 16 e 17 Novembre 2024 al Florian Espace, Pescara
“Le Case del Malcontento” – l’ultima produzione della storica compagnia toscana Atto Due, nuovamente in sodalizio con Murmuris – porta in scena una drammaturgia elaborata dall’omonimo romanzo del pluripremiato Sasha Naspini. Era dunque inevitabile attendersi una matrice narrativa anche nella messinscena, un primato quasi totalizzante della parola e dello storytelling. Ed invece, è la suggestione ottica, la costruzione di quadri viventi, di movimenti e sculture corporee a segnare l’attacco dello spettacolo.
Il pubblico perviene così ad un’esperienza sensoriale più che verbale del luogo che man mano prende vita sul palco, un borgo antico ma per nulla ridente chiamato “Le Case”, perduto in fondo al cuore profondo di una Maremma petrosa, arcigna, barbarica.
Più che cucire significato, la parola intaglia le dimensioni dello spazio: le frasi si spezzano, in frammenti che i cinque attori si contendono con famelica determinazione, si perdono nell’eco delle diagonali disegnate dai passi nervosi, mentre la scena si va colmando di una luce fioca, di una semioscurità anzi, visiva e tematica.
Questa frammentazione, minuta e sferzante come una pioggia di scaglie, detiene forse la chiave primaria dello spettacolo. Tra i singoli personaggi, tutti puntuti e tipizzati, gravita progressivamente il protagonista effettivo: il coro, elemento intimamente teatrale ma anche strumento scenico teso ad incarnare la comunità, la moltitudine che annulla l’uno. Una pluralità desunta limpidamente dal romanzo di Naspini ma rimodulata in lingua teatrale, modellata come cera dalle vibrazioni di attori e regista.
Nel tempo che incede, la parola si dilata. Il coro perde coralità e si fa somma di monologhi, collezione di rancori smisurati, di primitiva pastosità, come pozioni brutali atte a cauterizzare ferite inguaribili.
Ognuno ha la sua quota di male autentico, la utilizza come ossigeno, come illusione ultima. Ma è qui che il borgo si fa teatro, trova nella teatralità forse la sua dimensione più propria, vi si riversa, vi si identifica infine.
Perché se la trama di partenza è un intrico di sguardi reciproci, di occhiate sospette e ferine, la messinscena ne moltiplica e sublima l’effetto, e persino il senso. Il teatro è sguardo di già, di per sé e in sé, prima della parola e prima dell’azione, ed in teatro il tema dello sguardo si fa dunque specchio, rifrazione ad infinito verso un oltre. Persino oltre la natura – possente, imperscrutabile – che su tutto aleggia, governa e sentenzia.
Paolo Verlengia
CREDITS:
“LE CASE DEL MALCONTENTO”
Una produzione Atto Due/Murmuris
dal romanzo di Sacha Naspini
Drammaturgia Simona Arrighi e Luisa Bosi
Regia Simona Arrighi
Con Luisa Bosi, Laura Croce, Sandra Garuglieri, Francesco Mancini e Roberto Gioffrè
Creazione sonora Isabelle Surel
Disegno luci Roberto Cafaggini
Cura dei movimenti Giulio Santolini
Costumi Francesca Leoni
Assistente alla regia Angelo Castaldo