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Il Giardino dei Ciliegi: Trent’anni di felicità in comodato d’uso

Dal 23 al 28 ottobre al Teatro Franco Parenti, Milano

Il giardino dei ciliegiideazione e drammaturgia Kepler – 452 (Aiello, Baraldi, Borghesi)
regia Nicola Borghesi
con Paola Aiello, Giuliano e Annalisa Bianchi, Nicola Borghesi, Lodovico Guenzi
aiuto regia Enrico Baraldi
luci Vincent Longuemere
suoni Alberto “Bebo” Guidetti
scene e costumi Letizia Calori
video Chiara Caliò
coordinamento Michela Buscema
produzione EMILIA ROMAGNA TEATRO FONDAZIONE.

Durata: 1 ora e 40 minuti.

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Ne Il giardino dei ciliegi, come nei precedenti spettacoli (La rivoluzione è facile se sai come farla e La rivoluzione è facile se sai con chi farla), il regista punta a coinvolgere anche un pubblico non strettamente teatrale. Per farlo, Borghesi, non solo fonde realtà, biografia e finzione scenica, ma si avvale di attori non professionisti, persone comuni, voci ordinarie per storie “extra-ordinarie”.
Come nell’opera di Cechov, anche qui, il tema centrale è la perdita, per ragioni economiche, di un luogo dell’anima.
Annalisa e Giuliano, moderni Ljuba e Gaev, hanno vissuto in una casa colonica della periferia di Bologna in comodato d’uso gratuito per trent’anni.
Quella casa era il loro regno, fantastico e concreto, un luogo dell’innocenza e della fratellanza aperto pressoché a chiunque: cavalli, mucche, falchi, volpi del deserto, una lumaca gigante, un boa constrictor, un leopardo, un babbuino, una famiglia rom e persino alcuni detenuti ex 41-bis. Ma una mattina di settembre arriva un telegramma con cui il Comune intima lo sfratto.
Annalisa e Giuliano perdono il loro “giardino dei ciliegi” e si ritrovano in bilico fra il rimpianto di un passato che non può tornare e l’attesa di un futuro vago e in cui non si crede più. «Abbiamo preso Il giardino dei ciliegi per interrogarci su che cosa significhi perdere un luogo
dell’anima per ragioni economiche. L’indagine che abbiamo condotto sugli sgomberi a Bologna ci ha subito posti di fronte a un conflitto di natura filosofica, che è quello fra illuminismo e magia, e cioè come le regole del “vivere insieme” impattano sull’individuo e sulla sua irriducibilità. L’idea iniziale era di far procedere parallelamente alla narrazione de Il giardino dei ciliegi, una serie di “giardini dei ciliegi” bolognesi. Così, nel nostro percorso di lavoro, abbiamo incontrato e parlato con molte persone, come le famiglie occupanti il palazzo ex Telecom, poi violentemente sgomberato e con i collettivi di Atlantide, centro sociale LGBT in lotta con il Comune di Bologna per mantenere i propri spazi. Infine, abbiamo incontrato Giuliano e Annalisa: le somiglianze con la storia, la quantità di energia e magia di loro due in quanto identità umane, il tipo di rapporto che andava creandosi, ci aveva già portato, in qualche modo, a scegliere loro, solo che ancora non lo sapevamo. Poi, davanti a un bicchiere di vino, Giovanni Zanotti, il nostro filosofo di fiducia, ci ha fatto notare che parlavamo sempre e solo di Giuliano e Annalisa. Nicola Borghesi

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