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Terme di Caracalla, il Tokyo Ballet torna con “Le Sacre du printemps” di Béjart

Data unica per la compagnia nipponica che torna a Caracalla dopo cinque anni con "Le Sacre du printemps" di Béjart, il 26 giugno a Roma

Tokyo Ballet
Foto di Kiyonori Hasegawa

Era il 27 giugno del 2014 quando il Tokyo Ballet, prestigioso ensemble nipponico, aveva festeggiato il suo 50esimo anniversario dalla nascita con un debutto assoluto alle Terme di Caracalla di Roma e adesso, a distanza di cinque anni, il Tokyo Ballet torna a Roma per aprire gli Extra di danza della stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma.

Appuntamento con una data unica e imperdibile, mercoledì 26 giugno alle ore 21, con il ritorno nella Capitale del prestigioso ensemble, richiestissimo al mondo, che si contraddistingue per l’inarrivabile grazia ed eleganza e che riproporrà nello mozzafiato delle terme romane, Le Sacre du printemps, capolavoro di Maurice Béjart su musica di Stravinskij.

In programma anche il repertorio classico, il Regno delle Ombre, dal III atto de La Bayadère e il moderno con Tam-Tam et percussion di Félix Blaska: un programma eterogeneo che mostra la maturità e la completezza artistica dell’ensemble nipponico che si destreggia perfettamente fra il repertorio ottocentesco orientale, si cimenta allo stesso modo con creazioni neoclassiche, moderne e contemporanee originali di tanti maestri del ventesimo secolo. E senza dimenticare che il Tokyo Ballet è anche il depositario di tanti capolavori di Béjart.

E la scelta di riproporre Le Sacre, uno dei capolavori del Novecento, la migliore versione coreografica del balletto di Stravinskij secondo Balanchine, non è certo una scelta casuale e intende innanzitutto celebrare lo speciale legame che legò da sempre Béjart con il Tokyo Ballet, dotato di estrema versatilità tecnica e interpretativa unita all’inconfondibile grazia tutta orientale tanto da renderlo il solo depositario di alcuni suoi capolavori.

Le Sacre du printemps di Béjart, pezzo “forte” del programma che chiuderà la serata romana, aveva debuttato nel 1959 al Théâtre de la Monnaie di Bruxelles: fu un successo travolgente (a differenza della prima parigina del 1913 che fu un totale flop) che consacrò Béjart a livello mondiale tanto da consentirgli di fondare a Bruxelles nel 1960 la sua compagnia internazionale, il Ballet du XXe Siècle, richiestissimo in tutto il mondo, che si sarebbe trasformato nel Béjart Ballet Lausanne (BBL) quando nel 1987 il coreografo si insedia a Losanna e poi nel 1992 nell’Ecole-Atelier Rudra Béjart.

Le Sacre du printemps è un lavoro semplicemente strepitoso: il coreografo parte dal balletto classico, ma immediatamente lo contamina alterando la tecnica accademica, sporcandola e mescolandola con tratti da modern dance. Il risultato è qualcosa di travolgente, un nuovo stile ibrido come mai si era visto: è in un palcoscenico spoglio che porta immediatamente il pubblico a identificare la danza come un rito che si consuma l’unione dei due Eletti, unione fisica fra l’Uomo e la Donna, che parte dall’istintività per trasformarsi in una raffinata fusione fra cielo e terra, fra la vita e la morte, ciclica ed eterna, proprio come la primavera. Una danza primordiale e semplice dove gli uomini e le donne, in semplice calzamaglia nuda, si muovono a blocchi.

Avere di nuovo alle Terme di Caracalla il Tokyo Ballet, principale Compagnia di Balletto del Giappone che vanta un repertorio d’eccezione tra titoli occidentali e orientali di altissimo profilo, è per noi tutti un’importante segnale di continuità delle relazioni e degli scambi culturali con il Paese del Sol Levante – commenta il Il Sovrintendente Carlo FuortesL’eccezionalità della Compagnia e del loro programma un ulteriore tassello di prestigio alla nostra programmazione estiva”.

Totalmente diverso rispetto al 2014 (allora il programma era un Trittico di Béjart, Sept danses grecques, Don Giovanni e Le sacre du printemps) il resto del programma: apre la serata il Regno delle Ombre, dal III atto de La Bayadère di Natalia Makarova da Marius Petipa su musica di Leon Minkus.

Un pezzo del repertorio classico che mostra la classe dell’ensemble nipponico anche nell’assimilare la tradizione occidentale: nel terzo atto, il guerriero Solor, innamorato della Baiadera Nikia, è distrutto dopo la morte della sua amata: cerca di dimenticarla perdendo coscienza all’effetto dei fumi del narghilé per arrivare nel Regno delle Ombre dove si aggirano le presenze senza sentimenti che vivono un limbo eterno e dove riesce a ritrovare Nikia e tutto il suo dolore in un toccante passo a due. È la musica, il tam-tam vudù haitiano di Pierre Cheriza e le percussioni occidentali di JeanPierre Drouet a essere l’elemento portante intorno a cui Félix Blaska, ballerino e coreografo francese di origine polacca, costruisce il suo Tam-Tam et percussion, lavoro coreografico moderno che ha debuttato nel 1970 al Théâtre de la Ville di Parigi dopo che Blaska era rimasto folgorato dalla musica e dalla danza africana in seguito a una tournée in Sudafrica. Cuore della coreografia, è proprio il ritmo inarrestabile con tante varianti e con i musicisti in scena che interagiscono con i danzatori. Biglietti da 28.50 euro, info su operaroma.it.

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