Biografilm Festival a Bologna
Successo di critica e pubblico al Biografilm Festival, quest’anno alla sua diciannovesima edizione.
Dal 9 al 19 giugno Bologna è stata teatro di appuntamenti, proiezioni, presentazioni e incontri per riflettere sul tema dell’identità e sul presente.
Più di ottanta film in programma nelle varie sezioni, sessanta anteprime di cui 17 mondiali.
Quest’anno il focus sui diritti delle donne, l’evoluzione del mondo del lavoro e il complesso
rapporto fra memoria e origini. Tra gli ospiti di questa edizione Fatih Akin, Nicolas Philibert, Erik Gandini, Roberta Torre, Rä di Martino, Laura Morante, Massimo Cantini Parrini, Donatella Finocchiaro, Porpora Marcasciano,Tonino De Bernardi, Cristina Cattaneo, Philippa Kowarsky e i Verdena.
Ho avuto l’occasione di assistere a nove proiezioni di lavori facenti parte le diverse sezioni in cui è suddiviso il festival. Il Concorso Internazionale è composto dalle più recenti e interessanti produzioni di documentari da tutto il mondo, Biografilm Italia permette di scoprire i migliori autori di documentari italiani, Contemporary Lives incentra l’attenzione su sguardi nuovi sulle questioni più urgenti dell’attualità, Biografilm Art & Music è dedicata alle infinite e molteplici sfumature dell’amore per l’arte e Beyond Fiction – Oltre la finzione si occupa di fiction e film ibridi.
Sconosciuti puri (Mattia Colombo e Valentina Cicogna), vincitore dell’Audience Award, narra il lavoro encomiabile della dottoressa Cristina Cattaneo, creatrice di Labanof, laboratorio di antropologia e odontologia forense. Professoressa ordinaria di Medicina legale all’Università di Milano, da sempre è impegnata nel restituire dignità ai corpi senza vita di quelli che lei stessa definisce “puri”: senzatetto, fuggiaschi, adolescenti, migranti. La dottoressa ha ricevuto il Celebration of Lives, il premio del Biografilm che encomia personalità di spicco che si sono contraddistinte per diversi motivi. Seguendola quotidianamente fra il laboratorio, l’università e impegni sociali e privati, il documentario restituisce potente il lavoro di una donna, professionista e studiosa, che si occupa con rispetto e grande devozione della difesa della dignità di ogni essere umano.
The Mind Game (Sajid Khan Nasiri, Eefje Blankevoort, Els van Driel), vincitore del Bring the change Award, arriva al Biografilm con il protagonista in sala, giovane rifugiato che ha filmato il documentario per lo più di prima mano, narrando il lungo viaggio che l’ha portato dal suo paese in Europa. Partito poco più che bambino, Sajid si trova a dover affrontare l’enorme cambiamento di lasciare famiglia e paese d’origine dovendo gestire un’enorme pressione mentale, autorità diffidenti e messaggi inquietanti dal fronte interno. Che peso può avere tutto questo nella vita di un adolescente? Come Sajid, tanti ragazzi affrontano tutto questo da soli, senza il supporto di persone care, stringendo amicizie che spesso finiscono per cause di forza maggiore. Il documentario narra, in modo nudo e crudo, questa realtà attraverso un cammino lungo due anni pieno di incidenti di percorso, tristezza, burocrazia infinita, violenza e indifferenza.
Anni belli (Anna Francesca Leccia) è un tuffo nell’Italia degni anni ’70 e dei cambiamenti che l’hanno contraddistinta. Nella fattispecie il documentario parla della conquista del divorzio, duramente raggiunto dagli italiani con riforme, leggi e il referendum che ne ha sancito definitivamente la legittimità. Anni belli descrive l’argomento attraverso chi quel cambiamento l’ha vissuto in prima persona: Tiziana, Claudia, Maurizio e Luciana raccontano le loro storie familiari, diverse ma accomunate da genitori che, per diverse vicissitudini, decidono di lasciarsi. I filmini in Super 8, che arricchiscono il racconto contemporaneo, riportano in un’Italia non troppo lontana, eppur così legata al vincolo matrimoniale a tutti i costi, dove l’amore poteva condannare anche a scelte coraggiose e poco ortodosse come la clandestinità.
Dreaming Arizona (Jon Bang Carlsen) è un viaggio alla scoperta della vita di cinque adolescenti americani di una piccola città dell’omonimo stato. Incontrandosi diverse volte sul palcoscenico del teatro della scuola, i cinque mettono a nudo la proria vita: passato, presente, sogni per il futuro, paure e speranze. Molto diversi fra loro per estrazione sociale, legami ed etnia, i ragazzi fanno fronte comune sviscerando i traumi di quel periodo, delicato e complicato, che è l’adolescenza. Il regista si muove fra documentario e finzione, sogno e realtà, confini labili e non sempre distinti
sullo sfondo di paesaggi aridi e quasi desertici.
All you see (Niki Padidar) indaga gli effetti sociali dell’immigrazione che permangono anche dopo molti anni. Hanna, Khadija, Sophia e la stessa regista: quattro donne di età e provenienza diversa si trasferiscono, per vari motivi, nei Paesi Bassi. Lì vanno a scuola, lavorano, vivono una vita normale e ordinaria. Non riescono però a sentirsi veramente parte del tessuto sociale che le imprigiona sempre negli stessi stereotipi dello “straniero”. Il documentario è incentrato sul fronte della critica sociale, ma affrontata da un punto di vista personale, coinvolto, e soprattutto emotivo. Le donne non si limitano a raccontare la propria storia sul passaggio da un paese all’altro e su cosa questo comporti in termini pratici, scavano nel loro quotidiano facendo emergere la frustrazione, l’impotenza e l’incredulità di non essere viste, accettate e legittimate come cittadine di un paese in cui non sono nate.
Nota bene (Jeroen Pool), vincitore del Premio Hera Nuovi Talenti, è un particolare e delicato affresco del vasto cimitero monumentale di Genova. Situato appena fuori dalla città, questo luogo di riposo per le anime volate in cielo, si popola giorno dopo giorno di vita. Fra portici e gallerie, sculture e aree verdissime addetti ai lavori, portinai, visitatori, restauratori e addirittura turisti formano un vivace viavai narrato dal documentario con grande rispetto e un elegante uso dell’immagine.
Jerry Lee Lewis: Trouble in Mind (Ethan Coen), in anteprima italiana durante la serata di premiazione del festival, racconta la vita e la musica di una delle più grandi star della musica americana. Recentemente scomparso, il cantante della Louisiana ha attraversato i decenni in grande stile, reinventandosi in mille modi. Fra i suoi più grandi successi Great balls of fire e Whole lotta shakin’ goin’ on. Da re del rock ‘n’ roll negli anni ’50 alla svolta country negli anni ’60 e ’70, Lewis si è fatto conoscere nel mondo anche per la sua carriera all’insegna dell’eccesso, fra scandali nella vita privata e un’ossessiva attrazione per lo show. L’uomo che suonava scatenato il piano in piedi, ballando e ammiccando al pubblico con una sorprendente presenza scenica, rivive nel documentario di Coen in tutta la sua potenza, particolarità e spregiudicatezza.
Chutzpah – qualcosa sul pudore (Monica Stambrini), documentario interamente autobiografico, racconta la vita quotidiana della regista, che s’interroga sui confini della privacy e su quanto filmarsi, nel corso della sua vita, abbia influito sulla possibilità di riflettere su se stessa e sulle sue relazioni. Genitori, figli, amanti vengono (a tratti inconsapevolmente) ripresi dal “mirino” della donna. Chutzpah è una parola ebraica e significa insolente. Dovendo fare i conti con il disgregamento della propria famiglia, la regista ha realizzato il documentario per gestire una crisi emotiva e professionale in cui tutte le sfere della sua vita, accompagnate da psicoterapia e alcool, vengono messe sotto la lente d’ingrandimento della videocamera, completamente senza filtri.
Rheingold (Fatih Akin) è il nuovo film del regista tedesco premiato nel 2004 con l’Orso d’Oro alla Berlinale. Questa volta si tratta di un gangster movie: la vita del rapper curdo Giwar Hajabi, alias Xatar, viene raccontata per tappe, quasi incredibili, eppure vere. Da spacciatore a padre di famiglia, musicista e imprenditore, in fuga dopo una mirabolante rapina d’oro. Il film giostra tra dramma, commedia e biopic, narrando una grande storia di lotta, integrazione, riscatto e volontà. Al cinema dal 27 luglio.
Tornare al Biografilm Festival è sempre un piacere, scoprire sullo schermo storie e avventure così diverse tra loro è emozionante e profondamente istruttivo. Il festival ha il pregio di avere una programmazione in cui si celebra davvero la vita, in tutte le sue forme, in tutte le sue infinite sfaccettature, con uno sguardo al passato e i piedi ben piantati nel presente in continuo cambiamento in cui siamo immersi giorno dopo giorno.
Erika Di Bennardo