FUGA DA MOZART
divagazioni di un direttore d’orchestra
di Luca Vonella e Chiara Crupi
con Anna Fantozzi, Lucio Barbati e Luca Vonella
regia di Luca Vonella
Teatro di Villa Lazzaroni
venerdì 17 novembre ore 21
Sarà in scena venerdì 17 novembre al Teatro di Villa Lazzaroni lo spettacolo FUGA DA MOZART divagazioni di un direttore d’orchestra di Luca Vonella e Chiara Crupi, con Anna Fantozzi, Lucio Barbati e Luca Vonella, regia di Luca Vonella.
In Austria nel secondo dopoguerra del ‘900, un Direttore d’orchestra che sta per iniziare il suo concerto si interrompe facendo una domanda: Che cos’è la musica? Poi rievoca Mozart, in un sogno che ne mischia l’opera con la vita. La stessa domanda se la farà la scrittrice Ingemor Bachmann che smette di comporre poesie per ascoltare Mozart. Lo fa “per proteggersi dalla Germania”.
La riflessione di Ingeborg Bachmann è traslata in azione scenica dal direttore che, come lei, per un attor d’amore o per sopravvivenza, riascolta e reinterpreta Mozart facendo emergere intorno a lui i personaggi delle sue opere e della sua vita. In Fuga da Mozart azione scenica e musica, dialogando, si amplificano reciprocamente secondo i principi del teatro-danza orientale e, cucite l’una addosso all’altra, elaborano variazioni sceniche sul “tema” del grande compositore.
Lo spettacolo è frutto di una ricerca che attinge alla tradizione della musica colta europea e offre lo spunto per una riflessione, un po’ grottesca, sulla funzione dell’arte e dell’artista nel presente.
SALOME’
da Oscar Wilde e Gustave Flaubert
adattamento di Francesco Lonano
con Eleonora Cimafonte, Dario Guidi, Katia D’Ambrosio
regia di Francesco Lonano e Sabrina Fasanella
Teatro di Villa Lazzaroni
sabato 18 novembre ore 21
Sarà in scena sabato 18 novembre al Teatro di Villa Lazzaroni lo spettacolo SALOME’ da Oscar Wilde e Gustave Flaubert, adattamento di Francesco Lonano, con Eleonora Cimafonte, Dario Guidi e Katia D’Ambrosio, regia di Francesco Lonano e Sabrina Fasanella.
La Salomè biblica non è che un’ombra nei testi sacri. La sua leggenda ha attraversato i secoli, trascinando con sé scintille di tempo. Nella Bibbia la vediamo carnefice suo malgrado, marionetta nelle mani della sete di vendetta di sua madre, sotto gli occhi lussuriosi del suo regale patrigno. Proprio la sua essenza impalpabile ha permesso ai tanti autori che hanno ripercorso la vicenda di condensare nella figura di Salomè gli archetipi della tentazione e della volubilità umana, restituendo una spessa tridimensionalità ai personaggi che le ruotano intorno. È su questo assunto che si fonda la riscrittura drammaturgica del collettivo Cenerentola: come perno fatale, Salomè attiva attorno a sé i destini di Erode, di Erodiade, di Giovanni il Battista. La riflessione sulla doppiezza e sulla volubilità umana è stato il centro del lavoro sul testo di Wilde (Salomè) e su quello di Flaubert (Erodiade), quanto del lavoro attoriale e registico. Giocando su una compresenza di ruoli e inclinazioni, si vuole restituire la parabola di un’umanità alla deriva, schiava del desiderio e oppressa dal senso della fine incombente, tragicamente speculare alla nostra quotidianità contemporanea. Da un lato, terreni, fradici di desiderio e schiavi del potere, Erodiade ed Erode. Dall’altro, congiunti in un ancestrale patto fatale, Salomè e Giovanni il Battista. Quest’ultimo è presenza invisibile, presagio latente, vento che scuote le vesti e i capelli nella danza forsennata di Salomè, il suo corrispettivo carnale. Come il profeta Giovanni il Battista, Salomè incarna il destino fatale, l’ineluttabile resa a quella realtà superiore che perde i contorni divini fino a divenire specchio perenne del buio dell’inconscio. All’epilogo di questa danza macabra, anche il carnefice diventa vittima: figlia della luna e della sua luce cangiante, Salomè ritorna piccola e fragile, umana e indifesa, vittima di se stessa.