Un godimento per gli occhi e una delizia per le orecchie.
Il musical più premiato e capolavoro intramontabile, che ha conquistato l’appellativo di “musical perfetto” è andato in scena in prima nazionale al Sistina, teatro che ha storicizzato la commedia musicale italiana. La rielaborazione di Lerner e Loewe del “Pygmalion” di George Bernard Shaw ebbe un clamoroso debutto nel 1956 a New York al Mark Hellinger Theatre, cui seguì altrettanto successo nel 1958 a Londra. In Italia venne proposto nel 1964, con protagonisti Gianrico Tedeschi e Delia Scala.
Tutto è nuovo in questo spettacolo, inserito nella stagione per celebrare una grandiosa rinascita che sia di forte impatto sull’immaginazione ma che si affidi anche a un testo collaudato, facendo tornare nelle sale le famiglie, dopo tante incertezze ed esitazioni ad aggregarsi, come ha dichiarato il produttore Enrico Griselli.
L’adattamento curato da Vincenzo Incenzo conserva i giochi linguistici e i suoni originali dell’opera, pensata per soprani e tenori. I 103 costumi originali scaturiti dalla creatività di Silvia Frattolillo sono il portato di una profonda conoscenza del linguaggio teatrale, che veicola messaggi anche attraverso l’armonia stilistica e cromatica degli abiti di scena. La protagonista Eliza, dai miseri panni della fioraia ambulante sboccia allo status della Lady del titolo, plasmata sì dagli insegnamenti di fonetica del professor Higgins, ma la sua evoluzione si manifesta plasticamente coi vestiti che indossa nelle occasioni mondane.
Nella scena del gruppo di visitatori alle corse di Ascot, il fermo immagine iniziale è un acquerello, armonico nelle posture e nell’uniformità cromatica e, in generale, tutte le scene corali sono vivide anche grazie alla bravura dei performers.
L’effetto complessivo di magnificenza è frutto del contributo sinergico dell’intero cast tecnico e di quello artistico, selezionato rigorosamente dal regista A. J. Weissbard che ha inteso sottolineare il carattere di Eliza Doolittle, ragazza determinata che sa effettuare le sue scelte senza farsi plasmare dagli uomini, autonoma anche nell’esprimere desideri e sentimenti.
Autore anche delle scenografie e del light design, sul fondale grezzo del teatro Weissbard ha immaginato un’ossatura di quattro parallelepipedi mobili intorno ai quali si articolano pochi elementi calati dall’alto, che acquistano spessore e profondità illuminati dal sapiente disegno luci.
Le coreografie, plastiche e moderne, sono del coreografo Gianni Santucci. La direzione musicale è affidata al poliedrico Maestro Enzo Campagnoli.
Il cast artistico riserva molte sorprese. Di Serena Autieri è nota la tecnica vocale, tuttavia sorprende la sua capacità di emettere tonalità da soprano adattando la voce alle imposizioni della musica che affonda le radici nell’opera lirica. L’attrice ha dichiarato di aver rincorso questo ruolo per anni, sia per il personaggio simbolo di emancipazione, che per la possibilità che offre di esprimere una professionalità a 360 gradi.
I personaggi maschili sono piuttosto cinici e incapaci di sentimenti positivi: il glottologo Higgins è perfino misogino, il colonnello Pickering è scanzonato e Alfred Doolittle, il padre di Eliza, è opportunista e calcolatore.
Ivan Castiglione è perfetto nel ruolo di Higgins e sfodera un’ottima vocalità nel suo primo ruolo di teatro leggero. Manlio Dovì trasferisce al colonnello Pickering la disinvoltura di tanti anni di Bagaglino, Gianfranco Phino è l’esuberante Alfred Doolittle, una sorta di giullare. Brava Clara Galante nel ruolo di Mrs. Pearce e davvero sorprendente e convincente Luca Bacci che interpreta Freddy Eynsford-Hill.
Fioretta Mari, spumeggiante e sarcastica Mrs. Higgins, sulla sedia a rotelle per scelta registica ed infortunio personale, conquistata dalla trasformazione della giovane fioraia, le urla “brava Eliza” con l’orgoglio di rivolgere tale apprezzamento alla Autieri, di cui è stata la maestra agli inizi della carriera.
Nella trasposizione italiana il cockney londinese di Eliza diventa un accento umbro-marchigiano, di sonorità transappenninica, non particolarmente caratterizzante.
Il finale, a conclusione del secondo dal ritmo più lento, lascia palesare un possibile lieto fine fra Higgins e Eliza che stringe tra le mani le pantofole dell’uomo,
Uno spettacolo coinvolgente ed entusiasmante per ogni generazione.
Tania Turnaturi