Politeama in primo piano chiude martedì 21 maggio con le magie di sabbia di Massimo Ottoni che, insieme al piano e al sax di Mirko Guerrini, ci racconterà la sua “visione” di Pinocchio. Da vedere e da ascoltare, L’ombra di Pinocchio unisce le immagini realizzate dal visual-artist Ottoni, attraverso tecniche e materiali diversi, con la musica del “visionario” e poliedrico Guerrini, in un intreccio di arti per uno spettacolo evocativo ed emozionante.
Sarà organizzato un apericena con inizio alle ore 20.00 (su prenotazione allo 0574 603758). Il costo dell’apericena e del concerto è di 15 €, solo per il concerto, che inizierà alle 21.15, è di soli 5 €.
Lo spettacolo “L’ombra di Pinocchio” è l’evoluzione naturale, oltre che consolidazione della collaborazione di lungo periodo tra il visual-artist Massimo Ottoni e il musicista Mirko Guerrini.
Il “visionario” Guerrini, che sogna di poter scrivere per immagini in movimento, trova nel poetico Ottoni il compagno ideale per far prendere luce e ombra alle sue musiche.
Ottoni, del resto, che ha conosciuto Guerrini mettendo in disegno il Cirko “live” stupendo tutti per la capacità narrativa che ottiene ha imparato ad assecondare il desiderio di immagine di quest’ultimo.
L’idea di mettere in scena Pinocchio realizza il bisogno di contestualizzare lo spettacolo, e quale migliore occasione di una faba per bambini che si presta a molteplici letture diverse?
Il titolo stesso dello spettacolo già svela in qualche modo l’intento dei due artisti, di cercare di rileggere la storia senza tralasciare queisignifcati anche un po’ oscuri, e quelle metafore più vaghe e più volutamente “sinistre” con personaggi che appaiono per poi scomparire del tutto dalla storia. Ad esempio il serpente che Pinocchio incontra quando esce di prigione che lo getta in bocca agli assassini….ad esempio il Pescecane (con la “P” maiuscola) che si pensa fosse una metafora di Collodi per indicare il potere totalitario, quello malato, brutto, che ti divora e divora tutto quello che hai, compresa la famiglia. In seguito diviene una Balena, animale più rassicurante, con i fanoni al posto delle tre fle di denti, quasi a nascondere appunto le “ombre” scure della storia.
Ottoni poi, utilizza come strumento di pittura prevalentemente la sabbia, tecnica che già di per sé tende a sfuocare i contorni, e lasciar spazio a mille sfumature che con sapienti “crossfade” tra una scena e l’altra rapiscono lo spettatore in una storia dove tutto è possibile.
Guerrini dal canto suo, mette in gioco tutti i suoi amori musicali, a partire dal pianoforte, che per la prima volta suona dal vivo, per arrivare ai fati più congeniali come il sax, condendo il tutto attraverso un uso non troppo invasivo dell’elettronica, giusto traguardo del viaggio che dal “gesto” del disegno a mani nude arriva a far passare l’emotività attraverso un processore.
MASSIMO OTTONI
Massimo Ottoni nato a Fano nel ’75, ha frequentato la Scuola del Libro di Urbino, sezione Cinema d’Animazione.
Ha realizzato flm di animazione (“1998”, “Due di cuori”) che hanno ottenuto premi e riconoscimenti in diversi festival.
Ha realizzato il videoclip “Sister” (sulla musica del gruppo “End”) trasmesso su MTV, il videoclip “Thelone” per John De Leo e Bergonzoni, e la sigla del Siena International Short flm Festival 2004.
Si esibisce dal vivo disegnando in estemporanea accompagnando musicisti (tra questi: John De Leo, Christian Ravaglioli, Ettore Fioravanti, Roy Paci, Vincenzo Vasi, Tino Tracanna, Mirko Guerrini, Danilo Rea, Franco Beat, Mario Fragiacomo, Gianluigi Trovesi) e voci narranti (Stefano Benni, David Riondino, Ferruccio Filippazzi su poesie di Giusy Quarenghi).
Ottoni utilizza una peculiare soluzione tecnica che permette di non visualizzare le mani.
Le immagini scaturiscono cosi dalla luce e si creano le une dalle altre dando origine ad un fusso di improvvisazione visivo unico nel suo genere.
La tecnica del banco luminoso viene inoltre declinata in ogni sua possibilità espressiva utilizzando non solo sabbia, carte, cotone e materiali vari in bianco e nero ma anche il colore con un ingegnoso ed abile utilizzo delle tempere.
Ne risulta un dialogo tra arti, tra dimensioni che si intrecciano in uno spettacolo evocativo ed emozionante.
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