giovedì, Aprile 18, 2024

Area Riservata

Elektra

Tragedia in un atto

Libretto di HUGO VON HOFMANNSTHAL

Musica di RICHARD STRAUSS

(Editore Fürstner/Schott, Mainz. Rappresentante per l’Italia Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali, Milano)

Prima rappresentazione: Dresda, Königliches Opernhaus, 25 gennaio 1909

Prima rappresentazione al Teatro alla Scala: 6 aprile 1909 (in italiano)

Nuova produzione

In coproduzione con Festival di Aix en Provence, Metropolitan Opera di New York, Finnish National Opera di Helsinki, Staatsoper Unter den Linden di Berlino, Gran Teatre del Liceu di Barcellona

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Direttore ESA-PEKKA SALONEN

Regia PATRICE CHEREAU

ripresa da VINCENT HUGUET

Scene RICHARD PEDUZZI

Costumi CAROLINE DE VIVAISE

Luci DOMINIQUE BRUGUIERE

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Personaggi e interpreti principali

  • Klytämnestra Waltraud Meier
  • Elektra Evelyn Herlitzius
  • Chrysothemis Adrianne Pieczonka
  • Aegisth Tom Randle
  • Orest René Pape

Orchestra e Coro del Teatro alla Scala

Maestro del Coro Alberto Malazzi

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Date:

Domenica 18 maggio 2014 ore 20 ~ prima rappresentazione

Mercoledì 21 maggio 2014 ore 20 ~ turno E

Sabato 24 maggio 2014 ore 20 ~ turno C

Martedì 3 giugno 2014 ore 20 ~ turno A

Venerdì 6 giugno 2014 ore 20 ~ turno D

Martedì 10 giugno 2014 ore 20 ~ turno B

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Prezzi: da 210 a 13 euro

Infotel 02 72 00 37 44

www.teatroallascala.org

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Domenica 18 maggio l’opera sarà trasmessa in diretta stereofonica da RAI Radio Tre

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L’opera in breve – Emilio Sala

Nonostante gli argomenti addotti da Hofmannsthal

per ridimensionare la stretta

parentela tra Salome ed Elektra che tanto

preoccupava Strauss (“Tutte e due sono

in un atto, ognuna ha per titolo un nome

di donna, entrambe si svolgono nel mondo

antico, entrambe le ha recitate a Berlino

per la prima volta la [Gertrud] Eysoldt:

credo che tutta la somiglianza stia

in questo”), non si può negare che per noi

oggi le due opere (Salome ed Elektra) sono

profondamente legate fra loro – quasi

un dittico espressionista. D’altra parte, gli

elementi comuni evidenziati da Hofmannsthal

non sono pochi e ad essi se ne

deve aggiungere un altro, fondamentale,

di natura sia tematica sia strutturale: entrambe

le eroine sono in preda a un’ossessione

morbosa, che costituisce il vero

soggetto del dramma lungo tutto l’arco

del suo corso (come Salome, Elektra non

abbandona mai la scena), in un crescendo

a dir poco conturbante e culminante in

un assolo di danza+morte che sconfina

nel delirio e (quasi) nella crisi isterica. In

questo quadro, non è fuori luogo associare

il nostro dittico espressionista all’atonale

(atonalità sfiorata in vari luoghi di

Elektra) monodramma di Schönberg

Erwartung, del 1909 come Elektra, appunto.

Così come non va dimenticato il

contesto culturale di quegli anni, dagli

Studi sull’isteria di Freud e Joseph Breuer

(1895) al violento e misogino Sesso e carattere

di Otto Weininger (1903). Certo,

ciò premesso, non si può nemmeno sottovalutare

l’importanza del diverso trattamento,

nelle due opere, delle costanti

drammaturgiche di cui s’è detto: mentre

Salome (tanto in Oscar Wilde quanto in

Strauss) è una mescolanza di esotismo

orientaleggiante ed erotismo perverso,

Elektra (tanto in Hofmannsthal quanto in

Strauss) è innanzitutto un’interpretazione

moderna di un mito antico. La danza di

Salome, quantunque imprescindibile a livello

narrativo, resta in fondo un segmento

musicale abbastanza autonomo e autosufficiente;

la danza di Elektra è invece

più saldamente integrata alla struttura

del dramma di cui costituisce il punto apicale.

La coerenza interna della partitura

straussiana è peraltro sempre stata sottolineata

dai musicologi. Essa viene realizzata

attraverso un uso simbolico-drammaturgico

delle aree tonali e una fitta serie

di richiami tematico-leitmotivici. L’attacco

ex abrupto del dramma, senza neppure un breve preludio, ostenta immediatamente

uno dei temi più pervasivi dell’opera:

l’urlo interiore “A-ga-MÉ-mnon!”,

il tema espressionista del nome del padre

che ci scaraventa subito, sulle note della

triade di re minore, nell’ossessione di

Elektra.Tale tema, presentato in versione

puramente strumentale, sonorizza anche

quella sorta di non-detto o di indicibile

legato al trauma originario dell’assassinio

di Agamennone. Per quanto riguarda l’uso

simbolico delle aree tonali, è interessante

notare come alcune di queste ultime

assumano un significato drammatico

che va al di là dei confini dell’opera in

questione. Il mi maggiore, ad esempio,

tende in tutto Strauss a essere associato

alla sfera erotico-dionisiaca: basti pensare

a Don Juan o all’esordio di Der Rosenkavalier.

Così, non è un caso che la danza

bacchica di Elektra dopo l’assassinio di

Egisto si collochi nell’area tonale di mi

maggiore. Ma, per restare dentro il perimetro

di Elektra, non è forzato affermare

che il re minore rinvia a Oreste, il mi bemolle

a Chrysothemis, il fa maggiore a

Egisto ecc. Naturalmente, assai più complessa

è in questo senso l’espressione musicale

di Klytämnestra e di Elektra. La

prima è caratterizzata musicalmente dal

cruento insieme bitonale degli accordi di

si minore e fa minore, a distanza di tritono

(il suo “sogno” è sempre stato considerato

il luogo linguisticamente più

espressionista della partitura e quello più

adatto a essere confrontato con il mondo

sonoro di Schönberg); la seconda è contrassegnata

dal famoso “Elektra-

Akkord”, che combina insieme gli accordi

di re bemolle maggiore e mi maggiore

in una costruzione politonale carica di inquietudine

cromatica e chiaramente

eversiva” (in ciò contrapponendosi al tema

del nome-motto “Agamemnon” che è

invece di stampo monotonale e diatonico).

D’altronde, com’è noto, la violenza

espressionista, il parossismo armonico e il

cromatismo esasperato raggiungono in

Elektra una sorta di punto di non-ritorno

all’interno della parabola creativa straussiana.

Giunto sulla soglia, il compositore

si volta indietro: ai deliri di Elektra succederà

il mozartiano Rosenkavalier

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