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“La Sindrome di Hugh Grant”, il nuovo romanzo di Daniele Cobianchi

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Thomas Rimini ha studiato alla Bocconi e lavora nel marketing dei sughi pronti. È bello e brillante, ma… ha quarant’anni: non l’età di mezzo, ma l’età dove sei mezzo. Mezzo adulto e mezzo ragazzo, mezzo sognatore e mezzo disilluso, mezzo innamorato e mezzo in attesa di chissà chi. Così, quando la vita gli chiede da che parte intende stare, Thomas non risponde e si rifugia in un eterno presente, sperando con tutto se stesso che sia il modo migliore per cogliere l’onda giusta.

Lascia Marcella, che era pronta a sposarlo, si butta nel lavoro, prende una casa in centro, affina tecniche di seduzione da chef e ritrova vecchi amici: tutti suoi coetanei, ognuno impegnato ad affrontare i propri fallimenti come può.

Chi diventa professionista dell’happy hour, chi sogna l’amore e gira sempre con un anello in tasca, chi si ammazza di running fino a diventare pelle e ossa.

Non è che Thomas scappi dalle responsabilità: anzi, le brama. È dal compromesso che fugge, dal modello sociale che impone tempi e modi preconfezionati alla sua generazione, cresciuta nel benessere ma spesso incapace di capire cosa vuole. Accade però che la strada scelta da Thomas, quella che sembrava la più facile, improvvisamente s’impenna, e il tracciato inizia ad aggrovigliarsi irrimediabilmente. Solo salendo in moto e puntando verso l’oceano, forse, i pensieri saranno coperti dal rumore del viaggio e sarà più facile ascoltare i battiti del cuore.

Con ironia venata di amarezza, ma anche con profonda empatia verso i suoi personaggi, Daniele Cobianchi dà vita a un mondo affollato di volti che ci sembra di conoscere benissimo. Soprattutto, ci racconta con assoluta autenticità l’universo dei “quarantenni disperati”, tra separati, depressi e insoddisfatti cronici: una fotografia fatta con Istagram colorata e accattivante, ma aggiustata con un filtro e in realtà un po’ sbiadita.

Ne emerge a sorpresa un Hugh Grant uscito dallo schermo, pronto a dire la sua verità. Un uomo in realtà fragile che ha solo la necessità di non tradire se stesso, per guardarsi allo specchio e, anche con la barba lunga e la fedina sentimentale non proprio immacolata, sorridere.

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L’autore

Daniele Cobianchi (Parma 1970) laureato in Filosofia del Diritto all’Università di Bologna, vive e lavora a Milano, dove si occupa di comunicazione. Ha pubblicato i romanzi Dormivo con i guanti di pelle (Mondadori, 2013), Il segreto del mio insuccesso (Mursia, 2006) e, in rivista, il racconto Gli occhi di mio padre (La luna di Traverso, Mup, 2007). Un libro che con ironia racconta la generazione dei “quarantenni disperati”.

“Credo che la cosa migliore alla fine sia ordinare giapponese e raccontare la verità. Usare il dramma a mio vantaggio, mostrare il lato debole, quello dolce, intenerire romanticamente, sbattere gli occhi velocemente come Hugh Grant nelle sue commedie. Nei film funziona sempre e, se questo lo fosse, le donne in platea farebbero il tifo per me.” (da La sindrome di Hugh Grant di Daniele Cobianchi)

E per la prima volta in assoluto un libro ha una colonna sonora: La sindrome cantata dal misterioso gruppo “Cavalli e segugi”. Ecco il link con il video del brano http://www.youtube.com/watch?v=d6jw0wyjjvM

La casa discografica è la BMG e la canzone è scaricabile su iTunes a partire dal 16 settembre (https://itunes.apple.com/it/album/la-sindrome-single/id914959678). Il video della canzone è stato girato dal noto regista Marco Gentile a Villa Necchi Campiglio a Milano, per la casa di produzione Filmmaster.

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