Davanti al Teatro Orazio Bobbio di Trieste si affolla molta gente; è l’ora di entrare ma non è facile, tanto il pubblico che riempie il foyer. Finalmente si arriva in sala ma il sipario è aperto e gli attori sono già in scena che mimano e ballano il loro vivere quotidiano nel negozio di parrucchiere. Mi preoccupo che sia già iniziato: non è così, o forse si, perché lo spettacolo Forbici e follia è vissuto con il pubblico, è partecipato con gli spettatori. Nato da un’idea dello psicologo svizzero Paul Portner che lo ha portato in scena per la prima volta a Ulm nel 1963 Forbici e follia è stato successivamente adattato in versione americana da Marylin Abrams e Bruce Jordan che lo hanno proposto a Boston dove ha incontrato un successo strepitoso tanto che continua a replicare ininterrottamente dal 1978. Marco Rampoldi ne firma la versione italiana e la regia.
Un giorno come gli altri nel negozio di coiffeur, soliti pettegolezzi, solite chiacchiere e quel farsi complimenti a vicenda, ciarlare dei prossimi viaggi della cliente ricca, fino a quando la routine viene interrotta dall’omicidio della vecchia pianista proprietaria dello stabile che vive proprio sopra al negozio.
Bravissimo Roberto Ciufoli nel ruolo del parrucchiere gay: dinamico, divertente, esuberante anche all’eccesso ma sta tutto nel ruolo ed il pubblico apprezza.
E quando entra in scena Gaspare (Nino Formicola) è tutto un palpitare, un riconoscere, un ricordare le tante risate fatta ai tempi del Drive In, quando con Zuzzurro proponeva gag surreali ed esilaranti. Nel vederlo mi sono emozionata ed ho immaginato sul palco, con lui come tante volte in passato, anche l’ispettore sempre scapigliato che gridava “C’è l’ho qui la brioches!”. Bravo Formicola, con la battuta sempre pronta e la professionalità di tanti anni di palcoscenico. Nella coloratissima scenografia di Alessandro Chiti, si accusano vicendevolmente tutti i protagonisti della commedia; brava e divertente Michela Andreozzi che interpreta una shampista di borgata un po’ rozza che si scontra con la riccona moglie del politico Barbara Terrinoni (ben calzata nel ruolo di donna potente e snob). I costumi sono stati creati da Adele Bargilli, il disegno luci da Alessandro Iacoangeli. Sul palco ed anche giù tra gli spettatori a raccogliere le testimonianze di un pubblico interattivo un simpatico e allampanato Max Pisu. Il copione cambia ogni sera e un carismatico Nini Salerno dirige lo scambio con la platea e l’improvvisazione diventa spettacolo. Quasi tutto il secondo tempo è improvvisazione, si da prova di grande professionalità, si legge la passione, il palpitare errante dell’attore che gira di città in città e gode di quel vivere, di quel sentire il pubblico. La grandezza di un attore si vede proprio nell’inaspettato e qui il canovaccio si modifica ad ogni replica, il pubblico comunica con l’attore, diviene parte del tutto e si annulla il divario tra recitazione e realtà. Tutto è verità e tutto è finzione in quello che è davvero una magia da non dimenticare: il teatro.