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“Scacco Pazzo” al Teatro Sala Umberto di Roma

Foto di Gabriele Gelsi
Foto di Gabriele Gelsi

Era il 1991 quando Nanni Loy esordiva come regista in teatro con Scacco pazzo, la commedia scritta da Vittorio Franceschi e interpretata dallo stesso autore insieme ad Alessandro Haber: la commedia ebbe notevole successo anche all’estero e diventando anche un film. Ora, a distanza di 13 anni, Vittorio Franceschi riprende la sua commedia e la porta in scena affidandosi al collaudatissimo terzetto formato da Nicola Pistoia, Paolo Triestino ed Elisabetta De Vito. La commedia racconta la grigia, grigissima, esistenza di due fratelli, Antonio (Paolo Triestino) e Valerio (Nicola Pistoia): non si sopportano, ma vivono insieme da quando 11 anni prima Antonio ha perso il senno ed è regredito a causa della morte della promessa sposa coinvolta in un incidente d’auto di cui Valerio si sente in qualche modo responsabile.

Valerio rappresenta ora tutta la famiglia di Antonio, lo cura, se ne occupa, è costretto a calarsi nei più diversi ruoli, attraverso grotteschi travestimenti simil Psycho che lo portano a tentare di espiare giorno dopo giorno il senso di colpa. Antonio è chiuso nel suo mondo di ricordi e di ossessioni e indossa ancora il logoro tight che portava il giorno in cui si sarebbe dovuto sposare. La grigissima routine quotidiana, opprimente e logorante ben esaltata dalle claustrofobiche scene di Matteo Soltanto, viene poi in qualche modo interrotta dall’elemento perturbatore in questione, una donna di nome Marianna (Elisabetta De Vito), la fidanzata di Valerio. Valerio vede in lei l’ultimo tentativo per rifarsi una vita, per Antonio rappresenta il risvegliarsi di emozioni sopite e Marianna cerca semplicemente di sistemarsi anche se qualcosa non va secondo i piani.

L’incontro con i due uomini, soprattutto con il bizzarro Antonio risveglierà non solo la fantasia di Marianna, ma anche la sua femminilità, la sua voglia di credere in sé stessa portandola a rivendicare la sua libertà. E in un attimo, gli equilibri cadono e il sogno svanisce.

La commedia di Franceschi appare ancora oggi sempre attuale come allora, foriera di una mal sopita amarezza, di un’inquietudine sottile che solletica il pubblico attraverso la presa di coscienza di come la vita possa scivolare via tra le mani quasi senza rendersene conto e spesso senza poterla far nulla per cercare di controllarla.

Il regista poi ha affidato un testo per attori a un trio di interpreti perfettamente assortiti in grado di dar anima e sensibilità a tre comunissimi individui che si portano dentro una vita ordinaria se non difficile. E se Elisabetta De Vito è sempre molto convincente nel mostrare la reale evoluzione della sua Marianna, da donna insignificante rassegnata alla solitudine a donna che riscopre la sua femminilità anche attraverso un abbagliante cambio di toni e di look, il regista ha opportunamente osato ad invertire i ruoli della coppia Pistoia-Triestino e ha fatto una scelta vincente. Il personaggio di Valerio, posato, ma tormentato dai sensi di colpa viene raccontato da Nicola Pistoia che spesso è invece alle prese con personaggi più surreali e un borderline mentre Paolo Triestino, generalmente legato a personaggi più ordinari e affidabili in qualche modo, diventa Antonio, che fra scintille di ricordi e brevi attimi di lucidità è totalmente perso in mezzo alla sua regressione: entrambi irresistibili offrono una chiave di lettura inedita ai loro personaggi, calandosi perfettamente nel ruolo. Finale a sorpresa. In scena fino al 31 maggio.

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