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A pesca di gloria

fotoLa Compagnia Enter conclude la stagione teatrale, con la collaborazione artistica de “Il Palco & la Nota”, con lo spettacolo vincitore del Tevere Teatro Festival 2014, al Teatro Arvalia, primo teatro di Roma a gestione municipale (Municipio Roma XI), che ospita laboratori teatrali, stage, workshop e rassegne di musica e danza.

Ideato da Maria Concetta Liotta e Claudia Costantini, rispettivamente regista e vocal coach dello spettacolo, “A pesca di gloria” è strutturato in modo da offrire ai sei interpreti l’opportunità di esprimere ed esaltare tutte le proprie abilità.

Quattro ragazze e un ragazzo si sottopongono a un cast di teatro contemporaneo davanti al regista e alla vocal coach (interpretata dalla stessa Maria Concetta Liotta) seduti in platea. Irrompe dal fondo un altro candidato ritardatario che, adducendo qualche pretesto, si unisce al gruppo .

Gli attori, chiamati con il numero loro assegnato, devono esibirsi nelle varie discipline che la performance teatrale oggi impone: canto, danza, recitazione, affrontando il severo giudizio.

I sogni, le ansie, i sacrifici, le mortificazioni, le rinunce, le aspettative maturate negli anni della formazione accademica passano adesso il vaglio delle capacità di interpretare il ruolo, tenere la scena, sollecitare l’interesse del pubblico distinguendosi, con fantasia e creatività, anche nel momento dell’improvvisazione.

I candidati provengono da esperienze e scuole diverse, citano drammaturghi importanti come Annibale Ruccello, si guardano un po’ in cagnesco facendo smorfie e mostrando distacco nel corso dell’esibizione dei colleghi, forse nel tentativo di esorcizzare l’ansia da prestazione che ciascuno tiene a bada con personalissimi rituali.

Tutti indossano virtualmente delle maschere che nascondono il loro “essere” profondo, mostrando soltanto il loro “saper fare”.

Si diffondono nella sala le voci di tenore, contralto, soprano leggero sulle note di canzoni che rievocano i passaggi delle nostre vite, come la romantica “Non ho l’età” cantata dall’attrice russa Irena Goloubeva, con ottima dizione.

Piroettano e danzano, singolarmente e in gruppo, performer instancabili. Un pezzo di bravura il monologo in napoletano di Alessandra Mirra. Eterea e raffinata Carol Lauro, ben strutturata nel canto e nel ballo Valentina Puccini. Marco Fioravante, Carmine Paraggio e Luca Milesi sono gli altri candidati e il regista.

Ottenuta la scrittura vengono invitati a raccontarsi senza il filtro del ruolo e del nome fittizio con cui si erano presentati, mettendo a nudo la loro vera essenza. Quel quid che li rende unici e capaci di essere interpreti delle emozioni e delle debolezze altrui facendo veicolare le proprie stesse emozioni e fragilità.

Ecco allora venir fuori le sofferenze personali, le ansie caratteriali, le discriminazioni sociali.

L’attore le vive, e poi le interpreta. Anzi, probabilmente, le rivive interpretando la vita.

 

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