Tutto pronto per la XXXVI edizione di Benevento Città Spettacolo, uno dei festival più antichi d’Italia, che quest’anno si terrà dal 4 al 13 settembre e sarà l’ultima diretta da Giulio Baffi. Titolo: Miti, eroi e gente comune.
La rassegna offre circa 20 spettacoli tra prosa, danza, musica, oltre che mostre, convegni e numerose iniziative collaterali.
Nel suggestivo Teatro Romano, grazie alla collaborazione della Soprintendenza Archeologia della Campania, il Festival apre con i maestri e gli allievi del Conservatorio di Musica “Nicola Sala”, che quest’anno celebrerà uno dei grandi miti della musica italiana: Giuseppe Verdi “raccontato dalle sue donne”. Orchestra del Conservatorio “Nicola Sala “ di Benevento diretta dal M° Francesco Ivan Ciampa.
Maestri del coro, Adriana Accardo, Antonio Caporaso, Rosario Fiore, Rossella Vendemia. Testo, voce recitante e regia Pacifica Artuso.
Raccontare Giuseppe Verdi attraverso celebri brani corali e sinfonie da Nabucco, Attila, Trovatore, Traviata, Aida. Sul palcoscenico Pacifica Artuso, docente di Arte scenica, delinea gli itinerari musicali dando voce a due donne che svelano alcuni aspetti privati del mito Giuseppe Verdi: Giuseppina Strepponi e Teresa Stolz. La prima, dopo aver esaurito prematuramente la sua carriera di cantante, sposò Verdi nel 1859 dopo anni di convivenza che suscitarono non poche maldicenze. La seconda Teresa Stolz, soprano boemo, donna affascinante dalla voce potente, rappresenta uno dei misteri irrisolti per storici e musicologi. È stata l’amante di Verdi? Di certo le lettere di Verdi e della Strepponi lasciano indizi sulla gelosia e la disapprovazione che suscitò il forte legame tra il maestro e la famosa cantante. È anche vero che Giuseppina Strepponi si riavvicinò a Verdi e accettò la presenza della Stolz, divenuta poi amica fedele e sostegno per i due anziani coniugi, fino alla loro morte, nel 1897 di Giuseppina Strepponi, nel 1901 di Giuseppe Verdi. Rimane in ogni modo uno dei tanti misteri irrisolti che circondano la vita privata di un genio di cui è noto l’estremo riserbo. Personaggi evocati attraverso imperscrutabili giochi del destino e del tempo dal Fortuna imperatrix mundi, dai Carmina Burana di Orff, primo brano della serata.
Un altro appuntamento del primo week end è L’amore per le cose assenti scritto e diretto da Luciano Melchionna. (teatro De Simone ore 21 sabato 5 settembre). Con Giandomenico Cupaiuolo, Autilia Ranieri e Her, costumi di Milla, musiche originali Stag, scene Roberto Crea. Una produzione Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro.
Il testo racconta di Giulia che compie quarantasei anni. A parte le rughe da cancellare con ogni trattamento di bellezza possibile, ‘dentro’ non è cambiata molto da quando ne aveva venti: continua a ‘camminare scalza’ in giro per il mondo, come una bimba, e a cercare il principe azzurro che la prenda in braccio. Anni prima ha vissuto il naufragio del suo primo matrimonio, ricostruendo il primo incontro…
Il suo secondo marito ha organizzato per lei una bellissima festa di compleanno… ma non ha invitato nessuno, scopriamo. Vuole restare solo con la moglie, occhi negli occhi, per dirle addio. Il suo regalo di compleanno: la libertà.
Un’esilarante, impietosa, autopsia dei sentimenti. Un confronto non più mediato dai sensi di colpa sterminati ormai, implacabilmente, dalla voglia di verità che anima entrambi.
Liberi dal peso delle parole mai dette, i due protagonisti approderanno ad una risoluzione spiazzante, prima di tutto, per loro…
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Gli altri appuntamenti del primo week end
sabato 5 e domenica 6 settembre ore 18,00
Ospedale Sacro Cuore di Gesù e scavo archeologico
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venerdì 11 ore 20,00 e sabato 12 settembre ore 23,30
I Santi Quaranta
Raccontami Benevento
performances ispirate alla storia di Benevento
un progetto di Giulio Baffi e Giovanni Petrone
produzione Coop. Le Nuvole
in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia della Campania
“Raccontami Benevento” è diventato uno degli appuntamenti più attesi ed amati dal pubblico di Città Spettacolo. Anche quest’anno attori ed autori chiamati a misurarsi con questo tema presenteranno, durante i fine settimana del Festival, le loro performances ispirate alla storia di Benevento e dei beneventani. Negli anni abbiamo costruito un piccolo percorso in luoghi sconosciuti o da scoprire a cui i beneventani stessi si sono con nostro grande piacere appassionati.
Quest’anno con i nostri bravissimi attori proponiamo agli spettatori di “Raccontami Benevento” la scoperta di due spazi davvero dimenticati da molti, o sconosciuti ai più:
– Ospedale Sacro Cuore di Gesù e sottostante scavo archeologico
– I Santi Quaranta.
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sabato 5 settembre ore 18,30
domenica 13 settembre ore 11
Hortus Conclusus
IL FLAUTO MAGICO
da W. A. Mozart ed E. Schikaneder
spettacolo itinerante per bambini dai 5 anni in su
con
Claudio Benegas (Monostato, Sarastro, Oratore, Papagena)
Elena Cepollaro (Le Tre Dame, Astrifiammante, Pamina)
Andrea de Goyzueta (Tamino)
Fabio Rossi (Papageno)
costumi Maria Rosaria Riccio
oggetti di scena Michele Gigi
testo e regia Claudio Di Palma
Spettacolo itinerante tra installazioni naturali e scenografiche ispirate dalle suggestioni speciali dell’Hortus Conclusus. Qui il principe Tamino, inseguito da un drago, cade in terra svenuto ed è salvato solo dal tempestivo intervento delle tre dame della regina della notte Astrifiammante…. C’è il drago ed il buffo Papageno, c’è Tamino e c’è la Regina che vuole salvare sua figlia Pamina rapita dal malvagio Sarastro in questa storia raccontata ai bambini.
Uno spettacolo ispirato all’omonima opera di Mozart, ridotta ma fedele, e però con ambientazioni temporali e “geografiche” differenti.
Il viaggio di conoscenza ed amore di Tamino diventa così quello di un pilota caduto su di un pianeta sconosciuto…
Ed Astrifiammante sembra complice, comprensiva ed anche materna dispensatrice di premi, ma nascostamente tende una trappola, si fa “matrigna” limitando il reale ai suoi “adepti”.
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sabato 5 settembre ore 22,30
Palazzo Paolo V
Criaturas Particulares
di e con Roberto White
produzione Compagnia Roberto White – Argentina
in collaborazione con Associazione Maloenton – Bab-Festival
Cofondatore della compagnia “ La Santa Rodilla”, Roberto White è oggi uno dei più lucidi e moderni interpreti del teatro degli oggetti e del teatro corporale (tutte sfaccettature del più ampio genere del teatro di figura) e con il suo spettacolo, che porta qui a Benevento, ha girato il mondo presentandolo e riscuotendo grande successo nei più importanti festival di teatro di figura del mondo. Criaturas Particulares è uno spettacolo affascinante e fantastico, costruito con piccole e semplici cose, composto da sette piccole storie senza alcuna connessione tra loro. Le mani del manipolatore lavorano con differenti oggetti come palline, borse di spazzatura, giornali e palline di ping pong per raccontare proprie storie, per tutte le età, piene di humor e poesia e senza parole…. Al pubblico lo stupore e il divertimento.
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domenica 6 settembre ore 6,00
Hortus Conclusus
Concerto all’alba
a cura del “Brass Eventum Ensemble”
del Conservatorio “Nicola Sala “ di Benevento
Un “Gruppo da camera di Ottoni e Percussioni” per la suggestione del tradizionale appuntamento beneventano del “Concerto all’alba”. Nell’Hortus Conclusus con la musica che dalla notte accoglie il sorgere del nuovo giorno.
L’Ensemble è formato da Francesco Capocotta, Raffaele Alfano, Enzo Gagliardi, Nicola Albanese (trombe), Gerardo Papa, Daniele Di Marino (corni), Giovanni Di Lorenzo, Roberto Bianchi, Vincenzo Chisari, Maurizio Tedesco (tromboni), Samuele Diglio (basso tuba), Davide Santiglia, Daniele Verrillo (timpani e percussioni) allievi del Conservatorio, e si avvale della collaborazione di Roberto Bianchi, Giovanni Di Lorenzo, Maurizio Tedesco, Vincenzo Chisari, Francesco Capocotta e Raffaele Alfano. Direttore, Gianluca Camilli.
Il programma del “Concerto all’alba” prevede:
W.Byrd, The Earle of Oxford’s March
P.Warlock, Capriol Suite (Basse Danse)
J.Parker, Echoes of Harlem (from “A londoner in New York”)
Lennon/McCartney, Yesterday (arr.D.Short)
Traditional, Londonderry Air
J.Gade, Jealousy
Traditional, Amazing Grace
C.Hazell, Three More Cats
N.Rota, Rota! (arr.D.Short)
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domenica 6 settembre ore 18,30
Teatro De Simone
Prometheus#2
Simbolo di un sapere libero oltre il mito
da Eschilo a Robert Lowell
con Antonello Cossia, Paolo Cresta, Valentina Gaudini
sound, visual design Francesco Albano
musica Salvio Vassallo
ingegnere del suono Corrado Taglialatela
make up Chiara Pepe
ideazione, adattamento e regia Raffaele Di Florio
produzione Altrosguardo
Cinquanta minuti di spettacolo per portare in scena un testo della tragedia greca nel terzo millennio, significa interrogarsi ancora una volta con nuovi strumenti di conoscenza e sapere, Prometheus#2, parte dal mito di Prometeo presente nella tragedia eschilea e si traduce attraverso la penna di Robert Lowell. L’ideazione, l’adattamento e la messinscena è curata da Raffaele Di Florio. Un comune denominatore che denota “l’estetica” del lavoro frutto dell’Associazione Culturale Altrosguardo è il valore che si attribuisce in ugual misura al testo, al suono ed allo spazio. In Prometheus#2 si manifesta in due aspetti tra loro interconnessi: φωνή (voce) e φως (luce). Prometeo, figura della mitologia greca, ha rappresentato nella storia della cultura occidentale il simbolo di ribellione e sfida alle autorità e alle imposizioni; ma soprattutto, Prometeo è eletto come metafora del pensiero (Promethéus, colui che comprende in anticipo, che prevede), archetipo di un sapere sciolto dai vincoli del mito, della falsificazione e dell’ideologia. Prometeo, che guarda oltre e si spinge sempre verso altri orizzonti, è in fondo un personaggio che attraversa varie civiltà del Mediterraneo. La “presenza/assenza” del Titano si rivela scenicamente nell’unica forma che possa avvicinarsi alla rappresentazione del divino secondo la cultura occidentale.
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domenica 6 settembre ore 20,30
Palazzo Paolo V
Viva Maria!
La storia di Maria Senese del Bar Internazionale
scritto e diretto da Laura Jacobbi
con Lucianna De Falco
produzione Associazione Illuminata
Questo spettacolo nasce per celebrare l’eccezionalità di Maria Senese del “Caffè Internazionale“, tuttora noto a Forio come “Bar Maria” che di quel piccolo locale fu regina incontrastata. Negli anni Cinquanta il bar divenne un vero e proprio cenacolo di artisti internazionali. Erano clienti abituali il poeta Auden, Bargheer, Truman Capote e, occasionalmente potevi incontrare Principi, Stelle del cinema oppure Moravia con Elsa Morante, Pasolini, Bolivar e molti altri ancora.
Di Maria si racconta che era una donna del popolo, schietta, simpatica, sempre disponibile e con la battuta pronta. Nonostante avesse solo la quarta elementare e non masticasse altra lingua che il suo dialetto era capace di intrattenere conversazioni con persone d’ogni nazionalità, cultura e lignaggio. Una donna decisamente fuori dal comune, dotata d’una sensibilità e di uno spirito notevoli.
Lo spettacolo nasce dopo una approfondita ricerca storica e lunghe interviste a chi l’aveva conosciuta, ai testimoni del tempo che fu… Nella trasposizione scenica Maria rivive alcuni dei momenti del suo quotidiano come se fosse sempre nel bar che era la sua vita, mescolando il dialetto all’italiano (per maggiore comprensibilità del pubblico), saltando nel tempo, intrecciando anni, aneddoti, volti, storie.
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domenica 6 settembre ore 21,30
Arco del Sacramento
Leggero ma non troppo
A Jazz night ( and day ) dedicata a Cole Porter
un progetto del Dipartimento di Jazz del Conservatorio di Musica “Nicola Sala” di Benevento a cura di Ferruccio Corsi, Gianluca Podio, Pacifica Artuso
arrangiamenti musicali di Ferruccio Corsi, Gianluca Podio, Alessandro Bravo e Aldo Bassi
programma musicale eseguito dalla “Nicola Sala Big band“ dei maestri ed allievi del Conservatorio di Musica
“Nicola Sala” di Benevento
Katia Cioffi ed Olga Pierri (cantanti) ed un organico musicale di 15 elementi
voce recitante Peppe Barile
testo e regia Pacifica Artuso
“Leggero ma non troppo” è un omaggio a Cole Porter, autore di intramontabili canzoni e protagonista dell’età d’oro del musical, la cui sapienza compositiva e raffinatezza si celano dietro l’immediatezza e l’apparente facilità delle belle melodie. I testi delle canzoni, scritti tutti rigorosamente dallo stesso Porter, eleganti e quotidiani, sono componimenti poetici che non indulgono troppo al sentimentalismo, fotografano la realtà, spesso con brillante ironia e anticonformismo.
Sul palcoscenico, un’orchestra jazz e un attore ci portano in un immaginario e sontuoso ricevimento nell’America anni ’50, dove si celebra il talento di Cole Porter, “ospite d’onore” che si racconta e ci accompagna tra le atmosfere delle sue più celebri canzoni.
Nei panni del compositore, l’attore Peppe Barile che riannoda i fili di una straordinaria avventura umana e artistica. Dal precoce talento ai primi successi degli anni ’20; l’amore per Parigi, il lusso sfrenato, Venezia, le crociere intorno al mondo; i musical e i film, il matrimonio e l’omosessualità, la fatale caduta da cavallo che causò dopo anni la perdita della gamba.
Programma musicale:
I get a kick out of you
Easy to love
I’ve got you under my skin
I love Paris
It’s all right with me
Just one of those things
Begin the Beguine
I concentrate on you
Night and day
Anything goes
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domenica 6 settembre ore 23,00
Palazzo Paolo V
LEMBOS
di Amalia Franco e Alberto Cacopardi
con Amalia Franco
regia Alberto Cacopardi
produzione Compagnia Tessuto Corporeo
in collaborazione con Apulia Fringe Festival
Lembos, ovvero barca. Lembos, che evoca i lembi, di un vestito, del mare, il limite, lì dove qualcosa finisce. Attorno la fragilità delle barchette di carta ruotano le sue diverse anime, un’umanità surreale e deformata, eppure familiare, intima, che riconosciamo. A ridosso di un tempo frammentato, senza storia, nascono e muoiono la vecchiaia, l’infanzia e la giovinezza. Il centro è nella metamorfosi dei corpi. Lembos fonde più linguaggi, teatrodanza, maschere espressive, marionette e video. Le diverse fasi di vita sono messe in scena attraverso l’uso delle maschere e il supporto di particolari elementi scenografici. Altra figura femminile è resa dall’attrice che, spoglia di maschere, attraverso la danza, si fa narratrice e collante tra le diverse generazioni di donne in un rapporto schizofrenico e amoroso.
Lo spettacolo è fortemente pittorico, una collezione di quadri espressionisti in cui domina il colore bianco. In tale direzione visiva è inserito il supporto del video, che amplifica delicatezza e magia di Lembos, e segna la relazione tra le maschere, le barchette e il corpo danzante.
La vita delle maschere ha inizio nello sguardo del pubblico, la danza si innerva nella relazione all’interno delle dinamiche di una narrazione sui generiis, una narrazione emotiva che decide di superare a destra le “leggi spazio-tempo”.