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“Gospodin” con Claudio Santamaria

fotoDiretto da Giorgio Barberio Corsetti, Claudio Santamaria approda al Teatrodante vestendo i panni di Gospodin, anti-eroe tragicomico nato dalla penna del giovane autore tedesco Philipp Löhle.

Gospodin ha sete di libertà e un’unica ragione di vita: ribellarsi al capitalismo. Il suo è un cammino affannoso, in un territorio ostile. Non è facile, infatti, riuscire a star fuori dal sistema e vivere senza denaro. Ma per quale motivo dovrebbe rinunciare alla felicità? Così, nonostante i dubbi e la contrarietà degli altri, lui ci prova ugualmente.

Nel tentativo di tener fede al suo credo, si troverà però coinvolto in una serie di vicende che lo porteranno a scontrarsi con la dura realtà dei fatti: non solo i soldi sono ormai necessari al vivere quotidiano, ma sono diventati una vera ossessione anche per le persone che credeva essergli amiche.

A tratti incredulo, come soffocato, Gospodin corre per riprendere aria. Indossa i panni di un anti-eroe che non si piega in alcun modo al sistema omologante, ma anzi ci mette davanti a tutte le contraddizioni di una società votata al consumismo. La sua scelta così radicale finirà però per isolarlo, restituendogli la libertà solo in prigione.

Il testo di Löhle racchiude una visione spietata dell’umanità. La società è descritta in modo graffiante e ironico, attraverso i personaggi strampalati, miserabili e idealisti, che affollano la vita di Gospodin. Al fianco di Santamaria, si muovono magistralmente sulla scena Federica Santoro e Marcello Prayer. I due non solo interpretano i tanti personaggi che ruotano intorno al protagonista, ma accompagnano i passi di quest’ultimo con le loro voci in una narrazione esterna che si rivela dinamica e immaginifica. A supporto di ciò, è da sottolineare l’interessante interazione degli attori con contributi video realizzati attraverso tecniche varie (graphic animation, video mapping) e una scenografia semplice, ma efficace.

Nasce così un teatro fatto di sorprese, che cattura il pubblico e lo porta in una dimensione altra. I pensieri di Gospodin scorrono davanti ai nostri occhi, in immagini e video, e si tingono di colori; si fanno concreti ed è come se si potessero toccare.

Una modalità narrativa avvincente, grazie alla quale lo spettatore respira all’unisono con Gospodin, sentendo la libertà della sua corsa. Si va tutto d’un fiato, dall’inizio alla fine, fino a quando le porte della prigione si chiudono davanti a lui e, ancora una volta, si resta sorpresi. Perché se per i più questo è tutt’altro che un lieto fine, dietro le sbarre Gospodin riuscirà finalmente ad assaporare la libertà tanto desiderata.

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