produzione Teatro Metastasio Stabile della Toscana
di August Strindberg
traduzione e adattamento Roberto Alonge
con Adriana Asti, Giorgio Ferrara, Giovanni Crippa
scenografia Marco Rossi
costumi Maurizio Galante
luci A. J. Weissbard
suono Hubert Westkemper
regia Luca Ronconi
———–
Chi conosce e ama August Strindberg (1849 – 1912) non può perdersi Danza macabra, testo che in quest’occasione è stato tradotto e adattato da Roberto Alonge, facendo affiorare il meglio di Strindberg ma anche riuscendo, grazie alla magistrale regia di Luca Ronconi, scomparso da circa un anno, a darci il meglio della scuola di regia italiana.
Soprattutto in virtù della esponenziale interpretazione di Adriana Asti, Giorgio Ferrara e Giovanni Crippa. Ineccepibili, divertenti, trascinanti, mai banali, sempre esagerati. Perfetti.
Anche la scenografia è assolutamente perfetta: un fondale cupo e minimalista che, agitato dal mare, scompone la scena lasciandola tragicamente immobile.
Direi che è l’immobilismo la chiave di lettura per approdare su quest’isola dove il capitano e la moglie vivono in simbiosi, uniti dall’odio contro tutti, completamente soli. Tanto fedeli alla loro solitudine, tanto cara è loro quella prigione da espellere addirittura i figli, che non vivono sull’isola con loro ma in città.
La vita scorre gelida, isolata e tranquilla fino a quando non arriva Kurt. Un amico del capitano, così intimo da suggerirgli addirittura quale donna sposare.
Strindberg mette i tre personaggi all’interno di una triangolazione perfetta, giacché “il matrimonio è una croce da portare in tre” come asseriva Wilde.
E se Strindberg è conosciuto per la sua delirante misoginia, il testo che riaffiora in questa piéce – grazie a una profonda rilettura complessiva dell’autore da parte del traduttore e del regista – porta in scena una storia assolutamente contemporanea. Una storia che parla all’uomo del nostro tempo. Che parla dell’inferno domestico di una coppia qualsiasi.
Ma dicevamo della triangolazione: la vicenda inizia e finisce su toni di assoluta e premurosa cordialità coniugale. È solo con l’arrivo del terzo, di Kurt, che cominciano i guai. Il Capitano e la moglie sono tranquilli tra loro ma l’arrivo di uno spettatore li rende satanici, vampireschi.
La fuga finale di Kurt riporta la coppia al punto di partenza: alla calma routine esistenziale. Ed è proprio questa routine coniugale, placida e serena, la vera… danza macabra.