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Dieci storie proprio così

27 Maggio- Teatro della Pergola di Firenze

                 10 storie proprio così _ ph. Francesco Squeglia

Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Teatro di Roma, Teatro Mercadante

in collaborazione con The CO2 Crisis Opportunity Onlus

DIECI STORIE PROPRIO COSÌ

da un’idea di Giulia Minoli

drammaturgia Emanuela Giordano e Giulia Minoli

regia Emanuela Giordano

musiche originali Antonio di Pofi e Tommaso Di Giulio

aiuto regia Tania Ciletti

con Daria D’Aloia, Vincenzo d’Amato, Tania Garribba, Valentina Minzoni, Salvatore Presutto, Diego Valentino Venditti, Alessio Vassallo

e con Tommaso Di Giulio chitarre, Paolo Volpini batteria

Dieci storie proprio così è parte integrante del progetto “Il Palcoscenico della legalità”

assistenti al progetto Ludovica Siani, Noemi Caputo, Luca Caiazzo

Il progetto è promosso da Università degli Studi di Milano – Corso di Sociologia della Criminalità organizzata, Fondazione Pol.i.s., Libera, Fondazione Giovanni e Francesca Falcone, Centro Studi Paolo Borsellino, Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità, Fondazione Silvia Ruotolo, Italiachecambia.org con il patrocinio del Ministero della Giustizia e del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo

con il sostegno di Fondazione Cariplo, Banca Intesa, Enel Cuore, Fondazione con il sud, SIAE

 

Musica e teatro raccontano dieci storie di gente comune, di vite spezzate, di eroi di tutti i giorni per restituire un senso a una parola abusata e difficile: legalità.

Storie in cui il disagio e la disperazione hanno prodotto reazione, impegno civile, passione, coraggio, un’eredità irrinunciabile per il nostro futuro.

La convivenza, il vivere civile e l’essere partecipe di una comunità. Dieci storie proprio così non è un semplice spettacolo, ma un ritratto sociale, un’indagine emotiva, una lotta collettiva contro il crimine per promuove la cultura come antidoto alla mafia e il teatro come strumento di denuncia, di educazione civica per le giovani generazioni e di impegno per tutti cittadini che fanno della memoria un diritto inalienabile.

Sono storie raccontate dai parenti delle vittime, dai volontari e da chi senza paura si attiva per creare alternative al degrado che produce la criminalità organizzata. Sono le storie di un’Italia spesso ai margini della cronaca e lontano dai riflettori ma che per fortuna esiste e continua a lottare.

Il viaggio di Dieci storie proprio così inizia nel 2011 a Napoli. L’intenzione era capire, raccontare l’Italia, offesa dalla criminalità organizzata, collusa e infiltrata nell’amministrazione pubbli­ca, ambiziosa di potere e di controllo, ben al di là dei suoi confini geografici, un’Italia assediata dalla mala cultura del sopruso a tutti i livelli della vita sociale. Ma viaggiando, par­lando, si è scoperto un mondo di resistenza, un mondo in prima linea, gente che non vuole sentirsi sconfitta. Si è partiti dalla Campania con il racconto di due terribili fatti di camorra.

La storia di Alberto Vallefuoco, Rosario Flaminio, Sal­vatore De Falco, uccisi a Pomigliano d’Arco il 20 luglio 1998, perché scambiati per appartenenti ad un clan rivale a quello dei killer; e con la storia di Silvia Ruotolo, uccisa a Salita Arenella, a Napoli, l’11 giugno 1997, da un proiettile vagante nel mezzo di uno scontro a fuoco tra clan.

Ma della Campania si è voluto raccontare anche le storie di riscatto. E così un ragazzo ha raccontato di come è stato salvato dalla strada grazie all’Associazione “Figli in Famiglia”, che ha creato un centro di aggregazione minorile in un appartamento confiscato al clan Mazzarella a San Gio­vanni a Teduccio, periferia est di Napoli. C’è poi l’Officina delle Culture “Gelsomina Verde” (vittima innocente della criminalità organizzata, uccisa il 21 novembre 2004 a Napoli) gestita dall’associazione Resistenza Anticamorra, che sorge in una ex scuola di Scampia, utilizzata dalla ca­morra per nascondere armi e come “ricovero abusivo” dei tossicodipendenti. Il centro oggi accoglie laboratori, una scuola di musica, una palestra sociale, una comunità allog­gio per minori. E ci sono le storie di chi sui beni confiscati alla mafia ha creato lavoro e accoglienza. La Cooperativa Agropoli si è formata nel 1999 da un gruppo di giovani di San Cipriano d’Aversa e dai genitori di ragazzi disabili e ha avuto in comodato d’uso una villa confiscata al boss Pasqua­le Spierto, per accogliere persone affette da disagio psichico. L’attività più significativa della cooperativa è rappresentata dalla Trattoria NCO, Nuova Cucina Organizzata. I ragazzi disabili lavorano nella trattoria che utilizza prodotti provenienti dalle terre confiscate alle mafie.

La Cooperativa “Al di là dei sogni” che gestisce, in un bene confiscato a Sessa Aurunca, un centro di prima acco­glienza per l’inserimento lavorativo, attraverso la coltivazione dei terreni.

E infine c’è Radio Siani, dedicata alla memoria di Giancar­lo Siani, inaugurata il 16 marzo 2009 in un bene confiscato al boss Giovanni Birra ad Ercolano. È una web radio nata dall’esperienza di Radio Onda Pazza del Circolo Arci “Pep­pino Impastato” di San Giovanni a Teduccio.

Il viaggio è proseguito in Sicilia con la storia dei due magistrati morti nelle stragi di Capaci e via D’Amelio: Giovanni Falcone, ucciso il 23 maggio 1992, insieme alla moglie Francesca Morvillo e agli agenti della scorta, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani; e Paolo Borsellino, ucciso il 19 luglio 1992, insieme ai cinque agenti di scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Ma della Sicilia Dieci storie proprio così racconta anche la ribellione di ragazzi caparbi che hanno sfidato il pensiero comune e che oggi sono diventati l’emblema di una rivoluzione culturale contro la mafia: parliamo di “Addiopizzo”, un movimento che nasce a Palermo ed è formato da tutte le donne e gli uomini, i ragazzi e le ragazze, i commercianti e i consumatori che si riconoscono nella frase “Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”. Tra le tante storie di imprenditori che si sono ribellati al pizzo, si narra quella di Giuseppe Todaro.

In Calabria c’è un altro gruppo di giovani caparbi, il Gruppo Cooperativo GOEL che nasce nel 2003 e ha come mission “il cambiamento socio-economico della Locride e della Calabria” riconoscendo nell’impresa sociale il principale strumento di questo cambiamento. GOEL gestisce, oltre alla produzione agroalimentare biologica a marchio GOEL Bio, che aggrega produttori vittime di aggressione mafiosa, il tour operator Turismo Responsabile e il primo marchio di moda etica di fascia alta in Italia, CANGIARI.

E poi c’è la storia di Antonio Bartuccio, ex sindaco di Rizziconi, che vive sotto scorta ormai da anni per aver denunciato i clan locali che volevano dettare legge nel Comune e sulla sua amministrazione.

Ma oggi non esistono più territori circoscritti, non ci sono più le mafie locali, i legami tra ‘ndrangheta calabrese e nord Italia sono una realtà. Nando dalla Chiesa, professore di sociologia della criminalità organizzata all’Università degli Studi di Milano, ha indicato i nomi di ricercatori e giovani giornalisti che indagano, lavorano sulle mafie al Nord. È così che Dieci storie proprio così ha incontrato Ester Castano che nel 2012, con un’inchiesta giornalistica, ha svelato alcuni fatti gravi nel comune di Sedriano, anticipando di sei mesi la Procura di Milano che eseguì diversi arresti per corruzione e collusione mafiosa.

E tra le storie dell’hinterland lombardo si affronta quella di Maria Ferrucci e di quanto il territorio sia contaminato dalla presenza della ‘ndrangheta e della difficoltà di recuperare strumenti e politiche per capire e contrastare in modo capillare questo fenomeno. Tra tanti, un caso eclatante, quello di Lea Garofalo, testimone di giustizia, uccisa dalla ‘ndrangheta il 24 novembre 2009, è divenuto l’emblema di un mondo sommerso che è esploso in tutta la sua crudeltà.

E poi c’è Roma. Roma è grande, raccoglie tutto, mafia, ‘ndrangheta, camorra, ma è preda di un fenomeno tutto autoctono che oggi conosciamo col nome di Mafia Capitale e che ancora non è possibile definire nella sua complessità. Anche a Roma il lavoro nei beni confiscati ai clan vede un esempio di imprenditoria virtuosa nella storia del Grand Hotel Gianicolo, albergo di lusso di Roma, sequestrato alla ‘ndrangheta e oggi affidato ad amministratori giudiziari nominati dalla Procura. Parallelamente alle dinamiche di Roma ci sono quelle di Ostia, un municipio sciolto per mafia, un luogo di mare dove il litorale è preda di dinamiche che sono tutti i giorni all’attenzione di magistrati e stampa, come i fatti accaduti alla Spiaggia Libera – S*P*Q*R*.

Ingresso libero con prenotazione obbligatoria online su www.teatrodellapergola.com

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