La terza giornata del Kilowatt Festival si apre con il sold out della nuova produzione di CapoTrave, testo di Lucia Franchi e Luca Ricci. “La lotta al terrore” è la rappresentazione fittizia di uno stato d’emergenza vissuto all’interno della sala consiliare di un comune di provincia: il vicesindaco, il segretario comunale e un semplice impiegato si trovano a dover affrontare un ipotetico attentato avente luogo in un supermercato del paese. Pochissimi elementi scenografici (due piante finte, un tavolo con delle sedie e un telefono), luci accese in platea e attori che recitano fra il pubblico: elementi verosimili di una messa in scena non del tutto convincente perché non realizzata fino in fondo. Il climax sale lentamente fino ad arrivare al prevedibile epilogo fra momenti statici e altri di sottile ironia velata dalle intolleranze e dalle differenze sociali frutto di luoghi comuni e pericolosi misunderstanding. L’argomento è più scottante che mai ma il modo in cui viene affrontato nello spettacolo non lascia presagire nulla che non sia una superficiale fotografia del nostro tempo, restituita senza alcuna evoluzione scenica che le dia un senso più profondo che inneschi una vera riflessione.
Diametralmente opposto per genere, ambientazione e intento è lo spettacolo che segue: Andrea Cosentino presenta al pubblico del Kilowatt un monologo dal titolo “Kotekino Riff”. Elaborato sulla struttura del precedente “Esercizi di rianimazione”, lo spettacolo costituisce una sorta di contenitore di camei e stereotipi sul teatro contemporaneo, avvalendosi della partecipazione musicale in scena di Michele Giunta. Provocatorio e a tratti demenziale, Cosentino da vita a personaggi dichiaratamente “finti” che si autoannullano ancor prima di cominciare a “vivere di vita propria”, in un gioco nichilista e leggero che strappa risate e applausi durante tutto lo spettacolo e che sul finale regala un momento intenso (questa volta serio).
A chiudere la terza serata del festival lo spettacolo “My place”, finalista del bando In-Box 2017 portato in scena dalla compagnia Qui e Ora con la regia di Silvia Grimaudi. Il pubblico entra in sala mentre le tre attrici sono già in scena in biancheria intima. Incuranti degli sguardi degli spettatori, si mostrano loro con tutta la semplicità e la naturalezza possibile, perfettamente consce del loro corpo, delle loro imperfezioni, ma non per questo inibite da esse. Uno spaccato sulla corporeità lontana dagli standard televisivi e mediatici, e proprio per questo autentica, come autentico è il trasporto con cui si “donano” al pubblico le tre performer, brillanti nel proferire parola in situazioni di tragicomicità intelligente e mai scontata. Francesca Albanese, Silvia Baldini e Laura Valli tengono desta l’attenzione del pubblico nonostante l’ora tarda aprendo discussioni sull’universo femminile, capovolgendo leggende metropolitane e creando interessanti parallelismi tra il corpo inteso come “place” appunto e la casa pensata come luogo di pace, frutto di conquiste a volte difficili ed economicamente insormontabili.