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Il diavolo, certamente

Al Teatro Vittoria di Roma fino al 28 gennaio 2018

Foto di Manuela Giusto

Nello scompartimento sei della carrozza sei di un treno diretto a Torino, sono seduti sei passeggeri saliti a Palermo. Nel corso del viaggio chiacchierano narrando aneddoti, fatti di cronaca e avvenimenti insoliti di cui sono stati testimoni o di cui hanno avuto notizia.

Il racconto che ciascuno inizia a esporre si materializza sulla scena mentre lo scompartimento retrostante sfuma nell’oscurità. Nella lunga notte prendono corpo vicende ambigue e strane avventure il cui epilogo è sorprendente o tragico, come se qualcuno avesse scompigliato le carte modificando i presupposti, facendo sì che accadessero sgradevoli inconvenienti o imbarazzanti sviluppi. Sembra quasi che il diavolo ci abbia messo la coda.

I temi che affiorano sono quelli che contagiano la società come la crisi economica, l’adulterio, la vendetta, l’omicidio per interesse, la gelosia professionale, il ricatto che con il loro carico di immoralità e disonestà provocano sofferenza e stravolgono la vita di persone innocenti, quasi che un filo diabolico legasse le azioni umane.

Un prete non riesce più a pronunciare un’omelia senza incorrere in lapsus triviali che scandalizzano i fedeli; una donna deve soggiacere all’ex amante che la ricatta per alcune foto compromettenti delle quali viene poi derubata da un ladro gentile; una segretaria invidiosa di una collega rivela una presunta tresca alla moglie del datore di lavoro; due amanti vengono uccisi dopo aver minuziosamente e subdolamente programmato l’eliminazione dei rispettivi coniugi; un uomo sposa una ragazza ricca per convenienza ma non riuscirà a goderne i frutti; un uomo e una donna sono indotti da una enigmatica telefonata a incontrarsi dopo un amore giovanile di venti anni prima, episodio reale che ha fornito lo spunto a Camilleri per scrivere la raccolta di racconti brevi da cui è tratto l’adattamento teatrale.

Il diavolo non sa resistere alla tentazione di scompaginare quello che l’uomo dispone, senza possibilità di ripristinare l’assetto precedente. Ciò che viene definito destino beffardo, coincidenze impreviste, fato è lo zampino del diavolo, di cui non è conveniente negare l’esistenza. Può, infatti, apparire in carne e ossa, con mantello e cilindro e, ancora una volta, modificare il finale!

Questa nuova produzione della compagnia Attori&Tecnici è un adattamento di Claudio Pallottini di otto storie tratte dalla raccolta di 33 racconti brevi di 3 pagine scritta da Andrea Camilleri.

Gli interpreti, tutti versatili nei rapidi cambi di scena, diretti da Stefano Messina che è anche interprete, sono Carlo Lizzani, Roberto Della Casa, Sebastiano Colla, Claudia Crisafio, Mimma Lovoi, Chiara Bonome, Valerio Camelin che si alternano nei ruoli dei passeggeri e dei personaggi.

La scenografia di Alessandro Chiti è ben strutturata: dietro un velatino lo scompartimento del treno in cui i viaggiatori conversano abbandonandosi a considerazioni pseudofilosofiche e battute umoristiche, e in primo piano la rappresentazione degli episodi, con pannelli rotanti che ne definiscono l’ambientazione, sottolineata dalle musiche di Pino Cangialosi.

Un divertissement in compagnia dello spirito arguto dell’autore siciliano che ci lascia con un dubbio: e se il treno non fosse mai partito da Palermo e tutto fosse stato un fantasioso almanaccare?

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