di Fëdor Dostoevskij
adattamento e regia KONSTANTIN BOGOMOLOV
traduzione Emanuela Guercetti (Giulio Einaudi Editore)
scene e costumi Larisa Lomakina
luci Tommaso Checcucci
assistente alla drammaturgia Yana Arkova
assistenti alla regia Teodoro Bonci del Bene e Mila Vanzini
con Anna Amadori, Marco Cacciola, Diana Höbel, Margherita Laterza, Leonardo Lidi, Paolo Musio, Renata Palminiello, Enzo Vetrano
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione
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Il “Delitto e Castigo” di Konstantin Bogomolov portato in scena al Teatro Metastasio di Prato è una degenerazione che porta all’estremo l’opera di Dostoevskij, con l’intento di attualizzarla, il cui risultato è stato quello di trasfigurare i personaggi, l’ambientazione e il racconto stesso in un continuum di corruzione narrativa.
La cupa San Pietroburgo si trasforma in un salottino anni ‘70 con alle spalle quattro schermi televisivi su cui vengono proiettati, come spot pubblicitari, i pensieri deliranti dei personaggi che non appartengono più all’originale romanzo, ma che prendono spunto dai protagonisti dei nostri tempi; il protagonista Raskol’nikov è infatti un migrante africano.
Il proposito era quello di portare in scena gli stereotipi della società contemporanea, con la classica provocatoria irriverenza di chi vuole stupire e coinvolgere lo spettatore inducendolo a pensieri contrastanti se non addirittura di distacco dalla scena stessa, ma se l’intento poteva essere più intellettuale che provocatorio, allo spettatore arriva solo la mera provocazione.
Lo stereotipo è incarnato proprio dalla stessa volontà di voler stupire, tipico degli intellettuali provocatori, ma che poi si riduce a distorcere il nichilismo che, come castigo, si abbatte sui personaggi in una rappresentazione blasfema, volgare, offensiva e del tutto fuori luogo. Il disorientamento che il regista vuole creare nello spettatore è solo iniziale; alla conclusione dello spettacolo ne esce fuori un’idea malsana, tipica proprio di coloro che provocano con le immagini per spiazzare e dimostrare la propria superiorità intellettuale nell’analisi sociale dei nostri tempi, ergendosi ad attenti critici super partes che sfidano con sarcasmo, inducendo lo spettatore a giudicare, ma che facendo in questo modo, dimostrano di essere loro i primi giudici di una realtà contemporanea diversa da quella che si vuole descrivere ed estremizzare. Quest’opera vuole intraprendere l’intento di scrutare le contraddizioni umane, come avviene nell’opera di Dostoevskij, con il risultato di portare in scena una traccia velata della trama di “Delitto e Castigo”, calcando la scena con arroganza e volgarità fine a sé stessa.