Lorenzo Baglioni, classe 1986, una laurea in matematica, è un attore e comico, grossetano di nascita e fiorentino d’adozione. È diventato famoso sul web grazie alle sue canzoni, da “Le ragazze di Firenze” a “Il congiuntivo”, scritta insieme al fratello Michele, che lo ha portato sul palco di Sanremo e gli ha fruttato l’attenzione dell’Accademia della Crusca.
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Hai insegnato matematica per due anni, hai iniziato a fare teatro e poi sei sbarcato sul web con le tue canzoni, che da YouTube ti hanno fatto arrivare a Sanremo, al disco Bella, prof! e a un programma su Sky Uno che partirà a breve. Cosa volevi fare da piccolo e cosa vuoi fare adesso?
Da piccolo una delle prime cose che volevo fare era l’attore; mio zio lavorava nel mondo del cinema e io mi immaginavo a Hollywood. Poi ho cambiato idea più volte, dal musicista classico al calciatore, finché in quarta liceo mi prese una “fittonata” per la matematica e pensai, controcitando Venditti: «la matematica sarà il mio mestiere». Poi non è stato così, o meglio per cinque anni ho fatto tanta matematica e con tanto amore fino alla laurea, poi, contemporaneamente al dottorato di ricerca a Pisa, ho iniziato a recitare. È stato un colpo di fulmine: anche se in realtà c’era sempre stata la passione per il teatro, lì ho capito che era quello che volevo fare e, quando sono stato in grado di scegliere, ho scelto di portare avanti solo la carriera artistica. Da grande vorrei continuare a fare quello che sto facendo adesso, quindi tante cose diverse, dal teatro al cinema alla televisione alla musica. Mi annoio facilmente e questo mi permette di tenere viva la voglia di giocare, la creatività; l’arte ti consente di raccontare la stessa cosa da punti di vista diversi e questo è molto piacevole e interessante a livello comunicativo.
Come sei passato dalla matematica alla grammatica?
In realtà non ci sono passato, non sono esperto di niente se non un po’ di matematica. La cosa è nata perché, dopo le prime canzoni su argomenti scientifici, abbiamo pensato con Sony a un lavoro che spaziasse su varie discipline scolastiche, così ci siamo avventurati in altre materie; quando abbiamo deciso di scrivere una canzone sull’italiano ci è venuto in mente il cliché degli errori sul congiuntivo e insieme a Michele abbiamo scritto di questo.
Com’è nata l’idea di scrivere canzoni su argomenti didattici? Insegnando hai trovato delle falle nella scuola che pensi si possano colmare con un approccio diverso alla materia?
Diciamo sempre che i ragazzi non si appassionano alle materie scolastiche, ma forse l’errore è di noi insegnanti che non siamo in grado di rendere le discipline appassionanti. Secondo me la matematica è molto affascinante, il fatto che statisticamente non piaccia a nessuno è un errore di chi la insegna. Perciò è nata l’idea, anche a mo’ di provocazione, di raccontare la matematica col linguaggio dei giovani. Gli studenti arrivavano sempre a scuola ascoltando il rapper del momento, così la prima canzone è stata “Il rap del teorema di Ruffini”, che spiega la regola matematica parafrasandola nello stile rap.
C’è chi ti ha paragonato a Riccardo Marasco e nominato nuovo menestrello fiorentino, ti sei ispirato a lui e alla canzone popolare?
Ho sempre detto che sono cresciuto con alcune delle canzoni di Marasco e le ho suonate spesso insieme agli amici. Mi ha sempre affascinato il suo modo di fare musica e la canzone popolare toscana in genere, che unisce comicità e irriverenza con i temi più toccanti in maniera efficace: basti pensare all’alluvione, tema drammatico per Firenze, ma trattato con un’ironia e una poetica incredibili. Il caso poi ha voluto che una delle canzoni che mi ha aperto le porte, almeno in Toscana, è stato un brano di Narciso Parigi riadattato da Marasco (“Le ragazze dei locali di Firenze”, ndr). Ci sono molto legato e cerco sempre di ricordarlo perché mi rendo conto che gli devo tanto.
Qual è la canzone a cui tieni di più, di cui ti ritieni più soddisfatto?
Ce ne sono tante, anche perché, come dicevo, tendo ad annoiarmi, quindi se vado a rivedere le cose che ho fatto sono tutte molto diverse; quando scrivo mi piace stupire soprattutto me stesso, non sentirmi compiaciuto. Sicuramente una canzone a cui tengo è quella che abbiamo fatto con e per Iacopo Melio e l’associazione Vorrei prendere il treno, un adattamento della canzone di Jannacci Vengo anch’io! No, tu no. Siamo riusciti a veicolare bene il messaggio e a raccontare con il sorriso un tema difficile come quello delle barriere architettoniche. Poi sono legato al filone delle canzoni didattiche, perché con queste ho riunito le mie due passioni, da una parte la matematica e la didattica e dall’altra la musica e l’arte; quest’ultimo progetto lo sento molto vicino e sono felice anche perché il pubblico lo accoglie molto bene. I ragazzi mi scrivono che lo trovano utile e questo mi stupisce sempre: doveva esser una provocazione e il fatto che sia utile è qualcosa di più. Anche i professori mi scrivono spesso, addirittura mi mandano i video delle spiegazioni, e mi fa piacere avere la loro vicinanza tramite un feedback.
Non abbiamo visto la tua band sul palco di Sanremo con te, perché?
Michele era presentissimo a Sanremo come coautore della canzone e la band sarà presente nel live. A Sanremo abbiamo anche girato i videoclip di Bella, prof! per Sky Uno e i cantanti che erano sul palco con me avevano partecipato al progetto, perciò, quando abbiamo saputo della partecipazione a Sanremo, è stato naturale coinvolgerli. La band sarà nella tournée che comincia il 14 a Bologna per poi arrivare il 19 a Roma, il 21 a Firenze, il 22 a Chioggia e il 28 a Milano.
Come hai vissuto Sanremo? Sei d’accordo con la classifica finale?
Sanremo è stata una figata, un’esperienza bella e istruttiva. Lì sei costretto a dare il meglio di te anche in situazioni piuttosto stancanti e di pressione, e impari a gestire un’emotività che altrimenti ti può schiacciare. È stato molto formativo, il posto migliore per chi vuole fare musica in Italia. La classifica ovviamente mi sarebbe piaciuta di più se Lorenzo Baglioni fosse stato al primo posto, come penso a tutti i partecipanti; devo dire però che il livello dei giovani era molto alto, già alla serata di Sarà Sanremo del 15 dicembre, comprese canzoni che poi non sono arrivati tra le otto in gara. Erano testi molto diversi, anche quelli delle prime quattro posizioni, quindi a quel punto è anche questione di gusti. Il pubblico ci ha votato tantissimo (la prima sera quasi il 50%, ndr) questa è la cosa che a me interessa di più. Sono molto contento del primo posto di Ultimo perché si merita la vittoria e il successo, come gli dissi già la prima volta che sentii il suo pezzo, prima che entrambi arrivassimo tra gli otto finalisti. Tra i big soprattutto Ermal Meta e Fabrizio Moro e Lo stato sociale si meritano il risultato, perché hanno da subito conquistato il pubblico. I primi classificati poi hanno un carisma e una personalità che danno una marcia in più, insieme al tema importante che hanno trattato; Lo stato sociale ha portato un brano divertente irriverente. A me ha emozionato Ron con il testo di Lucio Dalla, a cui sono molto legato.
Cosa ti aspetta ora?
Ora siamo in promozione del disco Bella, prof! uscito il 16 febbraio, con gli instore e i firmacopie (dopo Firenze e Roma, il 3 marzo sarò a Bologna e il 9 a Milano), poi usciranno i nuovi singoli, stiamo decidendo adesso quali e questo mi emoziona molto. Poi l’anteprima del live nelle cinque date che abbiamo ricordato e la tournée vera e propria, che riprenderemo forse già in estate. A breve parte il programma su Sky uno, bellissima opportunità di far vedere e non solo sentire la musica che facciamo, all’interno di un format che in 12 puntate ripercorre le tracce dell’album e racconta per ognuna anche l’argomento didattico trattato a modo nostro: non vedo l’ora. Infine, torno in teatro con Bar Sport, dal 19 al 22 aprile al Teatro di Rifredi e poi in tournée in Toscana. È già tanta roba, faccio fatica a pensare a quello che verrà dopo; ogni tanto ci sentiamo con Michele e ci chiediamo cosa vogliamo fare dopo, forse continuare con le canzoni didattiche, forse qualcosa che non c’entra con la musica…ci penso e non mi so rispondere, vedremo!
Un sogno nel cassetto, una collaborazione che ti piacerebbe?
Pieraccioni. Facciamo un appello a Leonardo: una parte anche piccola, non dico un “che ce l’hai un gratta e vinci te?” che ha fatto la storia, mi basta passare anche dietro, in lontananza. Questa è la prima che mi viene in mente delle tante collaborazioni che mi piacerebbero, ma Pieraccioni è sicuramente un artista che stimo molto.
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Grazie a Lorenzo Baglioni per il suo tempo.
Pieraccioni, se ci sei batti un colpo!