di Irvine Welsh
versione di Wajdi Mouawad
traduzione di Emanuele Aldrovandi
uno spettacolo di Sandro Mabellini
con Michele Di Giacomo, Riccardo Festa, Valentina Cardinali, Marco Bellocchio
costumi Chiara Amaltea Ciarelli
drammaturgia scenica Riccardo Festa, Michele Di Giacomo, Marco Bellocchio, Valentina Cardinali
coproduzione Viola Produzioni S.r.l. – Accademia degli Artefatti
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Finalmente arriva a Milano, a Teatro i, dal 21 al 26 marzo, Trainspotting, un titolo cult, affresco di un’epoca, quella degli anni ‘90, di una generazione alla deriva tra disoccupazione, eroina e AIDS.
Trainspotting è conosciuto al grande pubblico come il film di Danny Boyle, uscito nel 1993, e interpretato da Ewan McGregor; ma Trainspotting è soprattutto un romanzo scritto da Irvine Welsh poi adattato per il teatro, che è stato poi tradotto in francese e adattato dall’autore di origine libanese Wajdi Mouawad, qui tradotto da Emanuele Aldrovandi.
La storia di Trainspotting è la storia di quattro ragazzi e una ragazza.
Mark Renton (Michele Di Giacomo), disoccupato come la maggior parte dei giovani scozzesi della sua generazione, ha trascinato nella dedizione a ogni tipo di droga i suoi amici d’infanzia: Sick Boy, un appassionato di cinema e sciupafemmine, Begbie (Marco Bellocchio), un pericoloso outsider sempre alla ricerca della rissa, Tommy (Riccardo Festa), un seguace del bodybuilding, e Alison (Valentina Cardinale) fidanzata di Sick Boy, che cerca di conciliare la sua dipendenza dalla droga con il suo ruolo di madre. Per ingannare la noia, i personaggi rubano, e si distruggono di eroina, tutti tranne Tommy, che vive un’altra forma di dipendenza.
Abbiamo deciso di realizzare questo spettacolo per mettere in scena persone che l’uomo medio non vuole vedere; perché i personaggi di questo romanzo ci costringono a farci domande sul funzionamento della nostra società. I personaggi di Trainspotting passano il tempo fuggendo le loro responsabilità: non lavorano, ricevono sussidi di disoccupazione che spendono in droghe e alcool, perché la realtà della vita non li interessa. Al di là della questione della definizione di identità, onnipresente in scena, è la questione della dipendenza. [dalle note di regia]
La società s’inventa una logica assurda e complicata, per liquidare quelli che si comportano in un modo diverso dagli altri. Ma se, supponiamo, e io so benissimo come stanno le cose, so che morirò giovane, sono nel pieno possesso delle mie facoltà eccetera eccetera, e decido di usarla lo stesso, l’eroina? Non me lo lasciano fare. Non mi lasciano perché lo vedono come un segno del loro fallimento, il fatto che tu scelga semplicemente di rifiutare quello che loro hanno da offrirti.
Scegli noi. Scegli la vita. Scegli il mutuo da pagare, la lavatrice, la macchina; scegli di startene seduto su un divano a guardare i giochini alla televisione, a distruggerti il cervello e l’anima, a riempirti la pancia di porcherie che ti avvelenano. Scegli di marcire in un ospizio, cacandoti e pisciandoti sotto, cazzo, per la gioia di quegli stronzi egoisti fottuti che hai messo al mondo. Scegli la vita. Beh, io invece scelgo di non sceglierla, la vita. E se quei coglioni non sanno come prenderla, una cosa del genere, beh, cazzo, il problema è loro, non mio. Come dice Harry Lauder io voglio andare dritto per la mia strada, fino in fondo… [Irvine Welsh – Trainspotting]
La versione scenica, infatti, è un racconto aspro, intenso, divertente e a tratti travolgente, giocata su codici sicuramente volgari, smaccatamente espliciti in cui il turpiloquio si muta spesso in vertigine creativa. Si intrecciano storie di ordinaria tossicodipendenza, vicende umane – sentimentali, lavorative, relazionali – di personaggi di periferia, che sono sbandati più per scelta che non per destino. Gioventù “difficile”, si direbbe oggi, che ha rifiutato il perbenismo e la routine sociale, che volta le spalle alle convenzioni e ai doveri, ma al tempo stesso è vittima di se stessa e dei meccanismi senza scampo della droga. (…) Si ride, di fronte a queste squassate vicende, pensando forse non ci riguardino più di tanto: invece, a guardar bene, la provincia italiana, quella brutta bestia fatta di noia e depressioni, di inutilità e frustrazioni, di violenze e sofferenze, non è poi così lontana da quella scozzese dei passati anni 90. Anche per questo, nella vivacissima factory di Carrozzerie Not, a Roma, di fronte a un pubblico giovane e numerosissimo, Trainspotting ha raccolto lunghi e convinti applausi. [Andrea Porcheddu – Gli Stati Generali]
Sandro Mabellini vive e lavora tra l’Italia e il Belgio. Si diploma come attore alla Scuola di Teatro di Bologna; si perfeziona come regista con Luca Ronconi al Centro Teatrale Santa Cristina e come performer con la Societas Raffaello Sanzio. Si specializza come regista sugli autori contemporanei, tra cui: Joel Pommerat, Jon Fosse, Davide Carnevali, Martin Crimp, Albert Ostermaier, Patrick Marber. Vince il premio di produzione al Napoli Teatro Festival con Tu (non) sei il tuo lavoro di Rosella Postorino, e con Casa di bambola di Emanuele Aldrovandi; vince inoltre il premio di produzione al Festival I Teatri del Sacro con Stava la madre di Angela Dematté.
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PER INFO E BIGLIETTERIA
TEATRO i
via Gaudenzio Ferrari 11, Milano
biglietti – intero: 18 euro / convenzionati: 12 euro / under 26: 11,50 euro / over 60: 9 euro
giovedì vieni a teatro in bicicletta: 7 euro
dal 7 al 12 marzo: mer/sab h.19.30 gio/ven/lun h.21 dom h.17
info e prenotazioni: tel. 02/8323156 – 366/3700770 –biglietteria@teatroi.org – www.teatroi.org
biglietti disponibili su www.vivaticket.it