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Intervista a Stefano Angelucci Marino, autore ed interprete di “Arturo lo chef in Sudamerica”

In scena dal 6 all'8 aprile e dal 14 al 16 aprile presso il Piccolo Teatro Guascone, Pescara

Abbiamo incontrato Stefano Angelucci Marino, direttore artistico del Teatro del Sangro, nonché autore ed interprete dello spettacolo “Arturo lo chef in Sud America” (produzione TSA).

Lo spettacolo sarà di scena per due weekend a Pescara, sulle assi del Piccolo Teatro Guascone, meritoria realtà artistica giunta al suo decimo anno di attività.

Stefano, stai per portare in scena il tuo ultimo spettacolo, che però è anche un ritorno ad un tuo lavoro storico. Diciamo bene?

Esatto. “Arturo lo chef” nasce nel 2004 e cavalca fino ad oggi avendo realizzato più di 500 repliche. È certamente il mio lavoro più rappresentativo, il primo “Arturo” ha conosciuto palcoscenici e spettatori di tutto il nostro Paese.

Come mai hai deciso di riprendere questo tuo soggetto dopo tanti anni e che tipo di variazioni hai apportato in questa versione “sudamericana” di “Arturo lo chef”?

Dopo 14 anni ho deciso di realizzare un sequel, entrando in una dinamica “produttiva”, più da serie televisiva che da teatro. Ho pensato e penso che può funzionare: portare “oltre” una figura come quella di Arturo in effetti mi convince molto. Arturo in Sud America è tutto una “variazione”…Arturo vive, legge e racconta la realtà che lo circonda attraverso il suo sguardo scanzonato e dissacrante.

Chi è Arturo e cosa ha da raccontarci?

Arturo Pavia in arte “Arturo lo chef” è un figlio di buona donna. Scaltro, dissacrante, mitomane e incredibilmente fragile. Ti convince di essere uno abile e capace, in realtà è un bugiardo patentato con improvvise e inaspettate aperture al disincanto, alla dolcezza.

Che tipo di lavoro hai operato rispetto alla scrittura di John Fante?

Il mio lavoro teatrale è “alimentato” costantemente dalla scrittura di John Fante: una comicità trafelata e plateale, l’inquietudine visionaria e ispirata, l’attenzione profonda, eppure mai compiaciuta, al mondo degli ultimi – degli immigrati – e chiaramente la scoppiettante presenza dell’ambiente domestico, cioè etnico, come sempre nei romanzi di Fante descritto nel momento della sua implosione, del suo scardinamento a causa delle forze contrapposte che lo abitano, generazionali e culturali.

Qual è il segno distintivo dello spettacolo? Si tratta di un lavoro brillante o riflessivo?

Direi che si tratta di una tragicommedia. Comicità e disincanto, anche in questo credo di essere assolutamente “fantiano”.

La tua visione artistica fonda sull’idea di un teatro d’attore. Come si pone questo spettacolo rispetto alla tua poetica teatrale?

Credo sia la sintesi perfetta del mio fare teatro. Abbiamo un personaggio che racconta, quindi un attore-narratore in azione. Una storia forte da raccontare, a rimorchio della scrittura di J. Fante. Infine un gioco d’attore in scena che attinge a piene mani dalla pratica della commedia dell’arte, quindi geometrie di palco, lavoro sul tempo-ritmo, gestione di una maschera senza cuoio in faccia.

Arturo lo chef tecnicamente parlando è un monologo. Questa condizione di “solitudine” artistica sul palcoscenico ti crea un qualche disagio rispetto ai lavori di insieme?

No. Sono cose diverse. Il lavoro da solo è sicuramente più gestibile, controlli tutto. È una partita tra te e il pubblico.

Guardando la tua produzione, sembrerebbe di intuire una tua personale passione verso gli eroi piccoli ed umili. È un’impressione giusta?

Si. È corretto. Racconto fondamentalmente sempre la stessa storia; poveri cristi in cerca di affermazione, fortuna e collocazione nel mondo.

Arturo lo chef in Sud America” andrà in scena per due weekend consecutivi a Pescara in uno spazio intimo come il Piccolo Teatro Guascone. In precedenza hai debuttato a Treglio. Si può dunque affermare che per questo lavoro così importante per te prediligi un contatto quanto più diretto con il pubblico?

Questo lavoro è intimo per definizione. Cerca lo spazio raccolto, il teatro “club”. Cerca l’intimità perché il racconto è forte, la dinamica racconto teatrale-platea più è ravvicinata più è efficace.

Con il primo “Arturo lo Chef” hai viaggiato in una lunga tournée in America Latina. Pensi di replicare un’esperienza simile anche con questo “secondo capitolo”?

Sì. Ad agosto 2018 stiamo organizzando con il TSA una bella tournée in Sud America.

Come risponde il pubblico straniero?

Molto bene. In modo particolare in Sud America, dove ci vivono (a noi italiani) come parenti di sangue…

Per concludere, cosa ti aspetti da questi due densi weekend pescaresi?

Mi aspetto di incontrare tante persone, tanti spettatori desiderosi di perdersi in un racconto che li riguarda da vicino.

Ringraziando Stefano Angelucci Marino, ricordiamo che “Arturo lo chef in Sud America” andrà in scena presso il Piccolo Teatro Guascone di Pescara il 6, 7, 8 aprile, quindi il 13, 14 e 15 aprile (il venerdì ed il sabato alle 21, mentre la domenica, lo spettacolo verrà replicato alle 18). Consigliata la prenotazione.

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ARTURO LO CHEF IN SUDAMERICA

progetto scenico, testo e regia: Stefano Angelucci Marino
collaborazione testo e regia: Rossella Gesini
musiche originali: Giovanni Sabella
scenografia: Filippo Iezzi
audio e luci: Tony Lioci
organizzazione: Teatro del Sangro
produzione: TEATRO STABILE D’ABRUZZO

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PRENOTAZIONI:

FB: https://www.facebook.com/compagnia.guasconi/
E-mail: compagniadeiguasconi@gmail.com
Whatsapp: 3358790302

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